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È da quando fu eletta per la prima volta alla prestigiosa carica di presidente dell’Ania, l’associazione nazionale tra le imprese assicuratrici, che Maria Bianca Farina propone, caldeggia e sollecita un patto tra pubblico e privato per affrontare il grave – e sempre più attuale – problema di coprire con polizze assicurative i rischi cosiddetti catastrofali contro terremoti, inondazioni, frane, alluvioni.

Anche nell’ultima assemblea dell’associazione, il 2 luglio scorso, Maria Bianca Farina, apprezzando la disponibilità del governo, aveva affrontato con una visione di largo respiro e su scala europea e non solo nazionale, il tema del cambiamento climatico e dei suoi effetti considerandolo una “sfida cruciale”:

“Assistiamo a catastrofi naturali sempre più estreme, frequenti e distruttive, che mettono a rischio un numero sempre maggiore di persone e beni materiali. Per il quarto anno consecutivo, l’industria assicurativa nel mondo ha pagato quasi 100 miliardi di auro per sinistri legati a catastrofi naturali. In Italia si è registrato il massimo storico dei danni assicurati: oltre 6 miliardi, di cui 5,5 miliardi causati da eventi atmosferici e 800 milioni dalle alluvioni in Emilia-Romagna e in Toscana… – continuava la presidente – Eiopa stima peraltro che, in Europa, solo il 25% di tutte le perdite legate a catastrofi climatiche sono assicurate. Il livello di protezione dovrà necessariamente aumentare, e l’Europa potrebbe fare la sua parte, sviluppando un nuovo approccio su come gestire collettivamente questi rischi con i diversi stakeholder, comprese le autorità pubbliche… …Il tema per l’Italia è particolarmente rilevante”.

“Solo il 6% delle abitazioni – prosegue –  è coperto contro i rischi di terremoto e alluvione e solo il 4% delle piccole imprese possiede una polizza contro tali rischi. Alla luce di questa situazione – concludeva la Farina -, è stata certamente decisiva l’iniziativa del Governo di introdurre per tutte le imprese l’obbligo di copertura contro i danni catastrofali, con l’obiettivo di ridurre il gap di protezione assicurativa nel Paese”.

“Il successo di questa iniziativa – ha confermato la Presidente di Ania – potrebbe innescare un meccanismo virtuoso in cui tutti i protagonisti – le imprese, le Compagnie, le banche, gli investitori, lo Stato – avranno un beneficio economico tangibile rispetto alla situazione attuale”.

Sulla stessa lunghezza d’onda si era dichiarata nel suo messaggio all’assemblea Giorgia Meloni: “Gli italiani si proteggono ancora poco, dal punto di vista assicurativo, contro le calamità naturali. Solo il 6% delle 35,3 milioni di unità abitative esistenti ha infatti una copertura assicurativa contro questi eventi, nonostante l’80% delle abitazioni civili sia esposto a un livello di rischio medio- alto dal punto di vista sismico e di dissesto idrogeologico. Per quanto riguarda le aziende, solo il 5% ha una copertura assicurativa. Sul complesso di oltre 4,5 milioni di aziende italiane, è infatti assicurato contro le catastrofi il 4% delle imprese micro, il 19% di quelle piccole, il 72% delle medie e il 97% delle grandi”.

“Sono consapevole che in Italia, come in Europa, esiste un divario di protezione che va colmato – ha proseguito – , con un’azione sinergica dello Stato e dei privati. E per questo dobbiamo tutti fare di più, ognuno per la sua parte», concluse la presidente del Consiglio nel suo messaggio”.

Su questa linea nella stessa sede assembleare si era mosso anche il Ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, che aveva confermato l’intenzione del governo di introdurre per le imprese al più presto una copertura assicurativa anticatastrofi.

E anche il ministro per la protezione civile e per le politiche del mare, Nello Musumeci nel corso della recente Conferenza internazionale a lato del G7 a presidenza italiana: “Disaster risk financing the role of insurrance for new public-private partnership” organizzata a Roma dall’Ania ha dichiarato: “È finito il tempo in cui lo Stato poteva intervenire ed erogare risorse per tutti e per sempre. La prevenzione non può essere solo a carico delle istituzioni, ma di ciascun cittadino che deve essere consapevole e adeguare ogni iniziativa per ridurre l’esposizione del rischio propria e dei propri beni”, assicurando che: “Prima o poi arriveranno all’obbligo di sottoscrivere una polizza contro i rischi naturali”.

In effetti il ministro non ha fatto altro che osservare la realtà, che è quella che è sotto gli occhi di tutti proprio in questi giorni, con l’Emilia-Romagna costretta, nuovamente a contare i danni per l’ultima ondata di pioggia, che ha portato allo straripamento diversi fiumi con migliaia di sfollati.

Del resto il ministro ha ribadito quello che aveva già dichiarato lo scorso luglio in occasione del decreto legge su ricostruzione-post calamità e grandi eventi: “Presto, con una gradualità improntata alla responsabilità – annunciò – vedremo come coinvolgere anche le famiglie e i privati, nella consapevolezza che un bene essenziale come la casa va protetto e dunque va coperto da polizza assicurativa, perché lo Stato non ha più soldi per tutti e per sempre”. Ci allineiamo in questo modo ad altri paesi europei che certamente non provvedono a reintegrare al 100% persino i beni mobili delle popolazioni che purtroppo restano colpite da eventi calamitosi”.

Ad esempio in Francia vige un sistema semi obbligatorio per la copertura dei rischi legati alle calamità introdotto per legge nel 1982. Anche in Spagna esiste un sistema semi obbligatorio. La garanzia opera come estensione automatica delle garanzie su persone e beni concesse dall’industria assicurativa e si attiva se non è già presente nel contratto – base. L’assicurazione del rischio di alluvioni nel Regno Unito è invece volontaria. Lo schema assicurativo a lungo termine “Flood Re” è il risultato di un accordo tra governo e compagnie di assicurazione operativo dal 2016. Esso copre gli immobili costruiti prima del 2009 destinati ad utilizzi esclusivamente abitativi, posti in zone a rischio alluvionale molto elevato.

Non si comprendono perciò le perplessità di chi trova non solo problematico, ma addirittura negativa questa prospettiva, considerando il costo della polizza anti catastrofi un’ulteriore peso contributivo per imprese e qualora venisse allargata ai privati per le singole abitazioni, anche per le famiglie, come aveva auspicato la stessa Presidente Farina: “Auspichiamo, perciò, che il raggio di azione della copertura sia rapidamente ampliato alla proprietà immobiliare privata, anche con l’ausilio – almeno in avvio – di incentivi di tipo fiscale”.

Come se tutti i costi degli indennizzi derivati dalle catastrofi naturali non finissero poi per gravare su tutti i contribuenti, tramite la fiscalità generale.

Eppure dal 2010 al 2023 la spesa per i danni da dissesto idrogeologico ha toccato i 46 miliardi, raggiungendo i 3,3 miliardi di euro in media all’anno. E’ questo il costo delle emergenze che hanno colpito l’Italia da Nord a Sud: la cifra è legata alla stima dei danni ed ai finanziamenti previsti per farne fronte in base ai dati dell’ultimo rapporto ANCE-CRESME sullo stato di rischio nel territorio italiano. A fronte di una spesa complessiva di 6,59 milioni di euro, che si traduce in appena 329 milioni di euro impegnati in media all’anno per la prevenzione per oltre 6mila interventi di mitigazione del rischio idrogeologico finanziati a livello nazionale. E solo nel 2023 durante il quale le alluvioni in Emilia-Romagna e in Toscana e il maltempo di luglio in Lombardia e Veneto hanno causato danni assicurati per circa quattro miliardi (secondo stime del settore assicurativo).

Dal 2013 la spesa autorizzata con il Fondo nazionale ha superato i 13,5 miliardi avendo le emergenze in Italia sfiorato quota 200 in dieci anni. Di rilievo nazionale deliberati dal Governo tra maggio 2013 e febbraio 2024 dei quali 39 negli ultimi due anni, il 79% (152 in tutto) sono stati dichiarati in seguito ad eccezionali eventi meteorologici, alluvioni e frane. L’elenco è pubblicato sul sito interno del Dipartimento per la Protezione civile.

Alla luce di questo scenario devastante volendo accelerare i tempi, proprio questa settimana il Ministro per il Made in Italy e quello dell’Economia hanno convocato tutte le categorie dell’industria, del commercio e delle rappresentanze delle assicurazioni e delle banche coinvolte ed interessate, al fine di far decollare le polizze assicurative contro le catastrofi naturali (terremoti, frane, allagamenti ed alluvioni ecc. ecc.) per le quali è previsto presso la Sace un plafond a copertura delle riassicurazioni di 5 miliardi di euro a pari del 50% dei rischi che assumeranno le varie compagnie.

La verità è che finalmente il governo, questo governo, non vuole mettere la testa sotto la sabbia e vuole veramente affrontare e tentare di risolvere i problemi concreti degli italiani. E vuole muoversi nella logica dell’alleanza tra pubblico e privato.

Finalmente copriamo i rischi catastrofali. Il commento di Pedrizzi

Finalmente il governo, questo governo, non vuole mettere la testa sotto la sabbia e vuole veramente affrontare e tentare di risolvere i problemi concreti degli italiani. E vuole muoversi nella logica dell’alleanza tra pubblico e privato. L’opinione di Riccardo Pedrizzi

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