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Con la guerra in Ucraina e con il conseguente ricatto russo del gas, i diritti sociali, politici e civili sono sotto attacco in Italia, in Europa e in tante altre parti del mondo, a partire da quelli delle donne. Dobbiamo evitare a ogni costo il tramonto dell’“età dei diritti” descritti mirabilmente da Norberto Bobbio nel celebre volume pubblicato nel 1990.

Per fortuna l’Europa, sia pure con più di un decennio di ritardo, sta finalmente aprendo gli occhi sull’influenza negativa che i governi della Russia e della Cina hanno esercitato sul piano culturale nel nostro continente, ancora prima della dipendenza energetica e digitale. In Italia questa percezione è ostacolata dal fatto che quasi tutti i media social e mainstream hanno paura di accendere i riflettori sul funzionamento e (sui segreti) di Gazprom, il colosso russo dell’energia. A questo proposito, giovedì sera Giorgia Meloni su Rete 4 ha espresso una posizione discutibile e inesatta senza che l’intervistatore facesse obiezioni (non so se per mancanza di prontezza o per ignoranza, d’altra parte un giornalista non può essere esperto in tutto). Dopo avere ribadito gli obiettivi comuni ai leader politici italiani di tutti gli schieramenti (disaccoppiamento, rinnovabili e tetto del gas) Meloni ha affermato che l’aumento del prezzo del gas non dipende dai costi del gas decisi dalla Russia ma dalla speculazione finanziaria che, approfittando dell’incertezza delle forniture, specula sui prezzi nella borsa dei futures, mercato TTF collocato nei Paesi Bassi. Nella ricostruzione di Meloni le responsabilità della Russia sono molto diluite.

Le bollette della luce e del gas che le famiglie e le imprese italiane sono costrette a pagare in questi giorni vengono attribuite a una “speculazione” indeterminata di entità anonime e all’egoismo olandese. Per la cronaca la stessa tesi è rilanciata anche da Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera di Fratelli d’Italia: “Prima di ogni cosa è necessario arginare la pressione speculativa che viene fatta ad Amsterdam”. In questo modo, l’attenzione del’opinione pubblica da Mosca si sposta su Amsterdam, dalla Russia si sposta ai Paesi Bassi, da Gazprom a entità di speculazione finanziaria non meglio identificate.

Non c’è bisogno di essere un componente del Copasir per capire dove nasce questa narrativa. È una delle tante attività di deception in cui i russi da sempre sono specializzati. Dove nasce questa narrativa? Mi limito a citare, tra le tante fonti aperte, due eventi del Valdai Club, l’appuntamento preferito da Putin, che sono serviti a preparare il terreno. Il primo, tenutosi il 15 dicembre scorso, dimostra che già due mesi prima dell’invasione Ucraina la narrativa era in corso di preparazione. Il secondo, invece, è legato al controverso dilemma del pagamento del gas in rubli che sicuramente i lettori di Formiche.net ricorderanno. Per inciso, scorrere l’agenda del Valdai Club è molto utile anche quando vengono affrontati temi particolarmente sensibili e gli interventi non sono consultabili.

Per esempio, alcune delle domande a un seminario dell’anno passato sono ancora oggi di stretta attualità. Dalle pagine del Valdai Club: “What awaits the European gas market in the coming winter? What is Gazprom’s role? Will Europe be able to agree on the creation of energy reserves? How will this affect Russian gas supplies?”.

Per esempio c’è una domanda chiave che è assente nelle ricostruzioni di Meloni e Rampelli: Qual’è il ruolo di Gazprom? La mia risposta è netta. Certamente nella partita del gas e dell’energia esistono anche altri attori, ma il protagonista di tutta questa vicenda è Gazprom.

Per questo quando si parla di bollette di luce e di gas i cittadini italiani devono sapere di cosa stiamo parlando: Gazprom è una galassia monopolistica di grandi proporzioni. Essa dispone di quasi tutte le leve per esercitare il market power, ovvero in termini più semplici, il potere decidere le quantità delle forniture, negoziare i prezzi del gas e di operare sul mercato dei loro derivati finanziari (futures) con informazioni esclusive e di prima mano. Dai giacimenti di gas naturale ai gasdotti, dalle reti intermedie alla distribuzione all’industria e al dettaglio, sino alle banche e alle finanziarie che controlla, Gazprom ha una straordinaria capacità di influenzare l’ambiente in cui opera così come è in grado di progettare i percorsi e la costruzione dei gasdotti in mezzo mondo.

Non voglio esagerare la potenza di Gazprom e la sua influenza in Europa, ma è paradossale che i giornali parlino tanto di presunti finanziamenti russi ai partiti europei (di entità apparentemente modesta) e non promuovano inchieste giornalistiche su un’azienda cosi ramificata, importante e complessa, davvero interessantissima da studiare nelle sue molteplici sfaccettature. L’invasione russa dell’Ucraina ha aperto gli occhi anche a chi non voleva vedere. Ho concentrato l’attenzione su Gazprom, ma il discorso è più ampio. La guerra in Ucraina e la guerra dell’energia mette a rischio il futuro dei diritti e della democrazia.

Sino al 24 febbraio scorso, i governanti europei hanno vissuto in un mondo parallelo in cui non solo sono state dimenticate lezioni di Niccolò Machiavelli, Thomas Hobbes e Raymon Aron, ma sono stati ignorati persino gli ammonimenti di personalità liberali erasmiane quali Karl Popper, Ralf Dahrendorf e Altiero Spinelli. Ben 16 anni fa, Dahrendorf ha scritto parole parole profetiche che nessun leader politico ha preso sul serio: “L’autoritarismo strisciante in Paesi economicamente sviluppati pongono di nuovo interrogativi. Le virtù degli erasmiani sembrano fuori moda, ma per coloro che hanno a cuore la libertà non sarà inutile che in futuro vengano coltivate”.

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