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L’Italia è “vulnerabile” all’influenza mediatica della Repubblica popolare cinese. È quanto conclude un rapporto della Freedom House, organizzazione no-profit statunitense, sugli anni 2019-2021. Gli sforzi di Pechino per influenzare i media italiani sono valutati “alti” (43/85), poco più bassi della resilienza nazionale (45/85).

“Gli sforzi del governo cinese per influenzare i media si sono intensificati durante il periodo di copertura del 2019-21, soprattutto nel contesto della pandemia Covid-19”, si legge. “Gli accordi di cooperazione con i media e la condivisione di contenuti sono cresciuti dopo la visita del presidente cinese Xi Jinping in Italia nel marzo 2019 e la successiva firma da parte dell’Italia di un memorandum d’intesa sulla Via della Seta”. La percezione italiana della Cina era “prevalentemente negativa” a metà degli anni Duemiladieci, ma è migliorato nel periodo precedente l’accordo sulla Via della Seta nel 2019. Il picco è stato raggiunto all’inizio del 2020 tra gli aiuti cinesi per la pandemia e le narrazioni a favore di Pechino nei media, rivela il rapporto. “Nel 2021, le opinioni erano più caute. La maggior parte degli intervistati è ancora favorevole una maggiore cooperazione nelle aree di interesse comune, ma una una percentuale maggiore vede la Cina come una minaccia rispetto al 2018, preferisce allearsi con gli Stati Uniti e l’Europa”.

Citando episodi e fenomeni già trattati su Formiche.netla propaganda sul Covid-19 e i rapporti con i media italiani, per citarne due –, le “intimidazioni” dei diplomatici e l’influenza sulla diaspora (circa 300.000 persone), il rapporto evidenzia le fragilità italiane. Ma sottolinea anche l’aumento di attività di ricerca sulla Cina e le sue attività di disinformazione e interferenza, l’innalzamento da parte del governo di barriere in settori strategici.

Il cambiamento registrato nel 2021 appare come il risultato della rotta euro-atlantica reimpostata da Mario Draghi diventato a febbraio dell’anno scorso presidente del Consiglio. Oggi, con il governo Draghi, l’Italia “comprende molto bene come la Repubblica popolare cinese operi nel mondo”, ha dichiarato Wendy Sherman, vicesegretaria di Stato degli Stati Uniti, rispondendo a una domanda di Formiche.net durante un incontro con la stampa europea a giugno.

Il documento si conclude con una serie di raccomandazioni ai vari attori. Ai media, alla società civile e ai governi. A questi ultimi, in particolare, Freedom House consiglia, tra le altre cose, di imporre sanzioni per le trasgressioni dei funzionari cinesi. “Quando i rappresentanti del Partito comunista cinese commettono atti di bullismo, intimidazione o altre pressioni nei confronti di giornalisti e commentatori di un Paese, il governo dovrebbe rispondere prontamente, per esempio rilasciando dichiarazioni pubbliche di preoccupazione o avvertimenti diplomatici”, fino a considerare “la possibilità di dichiarare i responsabili persona non grata”.

L’Italia è vulnerabile all’influenza di Pechino sui media. Report Freedom House

“Gli sforzi del governo cinese per influenzare i media si sono intensificati durante il periodo di copertura del 2019-21”, si legge. Ma dopo la pandemia e la svolta di Draghi il clima appare cambiato

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