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Nelle ultime settimane, il sistema di controllo e censura delle informazioni in Cina è stata soggetto di analisi e critiche. La rete ha contribuito all’organizzazione e diffusione delle proteste – specialmente dei giovani – contro la politica zero Covid e la mancanza di libertà nel Paese.

Gli hashtag che sono circolati su Weibo, la piattaforma simile a Twitter con più di 500 milioni di utenti, sono stati cancellati, anche nelle versioni camuffate con nuovi linguaggi e parole-chiave per sfuggire dal controllo. I focolai di scontento sociale sono stati così velocemente neutralizzati.

La Cina è decisa nel controllare tutte le porte di collegamento e accesso verso il resto del mondo, specialmente quella di internet. In un intervento pubblico pronunciato nel 2013, il presidente Xi Jinping ha spiegato che nella sua visione “internet è diventato il principale campo di battaglia per la lotta dell’opinione pubblica”. Per questo vuole che il contenuto in rete serva gli interessi del partito e che qualsiasi informazione o dato che minaccia il potere venga rimosso.

Firewalls, server proxy e altri algoritmi e software procurano gli strumenti necessari per la sorveglianza del cyberspazio. Il sistema di controllo blocca gli indirizzi ip da cui partono semplicemente parole considerate inappropriate. Si tratta del “Great Firewall”, in riferimento alla Grande Muraglia, che permette di operare nella rete cinese solo a chi segue le regole imposte dal governo di Pechino.

Il meccanismo è il più sofisticato sistema di controllo digitale (qui l’approfondimento di Formiche.net) ed è stato ideato da Zhuang Rongwen, direttore della Cyberspace Administration of China, agenzia incaricata di far rispettare il controllo onnicomprensivo del Partito Comunista Cinese sulla rete dell’intero Paese.

Foto: National Copyright Administration of China

Zhuang ha preso il posto di Xu Lin, un altro collaboratore di Xi Jinping che dirigeva l’autorità di regolamentazione dal 2016. Come capo dell’agenzia, Zhuang ha il compito di supervisionare il dipartimento e ideare nuove politiche e sistemi di controllo. L’agenzia ha la “sovranità su Internet”, che conferisce al governo cinese un alto grado di sorveglianza.

“La strategia della sovranità – come scriveva il sito Variety nel 2018 – significa che a molti media e social media occidentali viene impedito di operare in Cina. Facebook, Google, Twitter, Instagram e YouTube non sono tutti disponibili nel Paese. I media bloccati dall’accesso ordinario includono The New York Times, The Economist e Bloomberg”.

Nato a Quanzhou, Cina nel 1961, Zhuang è uno stretto collaboratore del presidente cinese Xi Jinping da molti anni. Aveva lavorato con Xi quando il leader cinese era un funzionario provinciale. Da quando ha iniziato a guidare l’autorità di regolamentazione di Internet nel 2018, Zhuang ha promesso di costruire un cyberspazio “civilizzato”, dominato dall’ideologia del Partito Comunista Cinese.

Secondo il sito Row 100, Global Tech’s Changemakers, “sotto la guida di Zhuang, l’agenzia ha accumulato un enorme potere nel controllare le società tecnologiche cinesi e gli utenti di Internet, pubblicando regolamenti che coprono tutto, dalla censura e gli algoritmi alle quotazioni all’estero delle aziende cinesi”.

 

Chi è Zhuang Rongwen, la mente dietro la censura digitale in Cina

Uomo di fiducia di Xi Jinping da sempre, il direttore della Cyberspace Administration of China vuole che la rete, campo di battaglia principale dell’opinione secondo Xi Jinping, sia un terreno “civilizzato” e dominato dall’ideologia del Partito Comunista Cinese

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