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Con i prezzi del gas in Ue scesi a un terzo del picco di agosto, la guerra energetica di Vladimir Putin contro l’Europa stava procedendo nella stessa direzione dell’occupazione dell’Ucraina. Così, con l’inverno ormai giunto nel Vecchio continente e con i Paesi che cominciano a mettere mano alle riserve accumulate, lo zar ha deciso di giocarsi una delle ultime carte che tiene in mano: il taglio dei flussi di gas via Ucraina, ultima via del metano russo verso l’Europa da quando le condotte Nord Stream non sono più un’opzione.

Martedì mattina Gazprom ha minacciato di diminuire quei flussi di gas, già molto ridotti negli scorsi mesi, a partire dalla settimana prossima. L’azienda ha annunciato su Telegram che dei volumi di gas destinati alla Moldavia sono stati trattenuti in Ucraina, avvertendo che dal 28 novembre limiterà i volumi di transito corrispondenti alla quantità di gas che non raggiunge i clienti moldavi. Naftogaz, l’azienda energetica ucraina, non ha ancora risposto.

A Chisinau, invece, sospettano che la mossa sia solo il proseguio della strategia di pressione del Cremlino. Poche settimane fa la Russia ha dimezzato i flussi verso la Moldavia in segno di ritorsione per il supporto fornito all’Ucraina – anche sotto forma di gas. Motivo per cui Bruxelles aveva annunciato un pacchetto di assistenza da 250 miliardi di dollari, per rinsaldare la sicurezza energetica del Paese che a giugno è diventato, insieme all’Ucraina, un candidato membro dell’Ue.

In Europa si teme che la mossa di Gazprom sia il preludio a un ulteriore giro di vite sulle forniture verso l’Ue, già ai minimi termini da mesi. Tuttavia i prezzi del gas sono saliti solo del 2% alla notizia, una conseguenza del fatto che l’Ue e gli Stati membri hanno già messo in conto di non potersi più fidare del Cremlino – e si sono attrezzati di conseguenza. Gli stoccaggi pieni e le forniture aggiuntive, specie di gas naturale liquefatto via mare, garantiscono un “cuscinetto” sufficiente per ammortizzare la paura di rimanere senza gas nei mesi più freddi.

Questo non vuol certo dire che meno flussi in arrivo dalla Russia non farebbero male all’Ue, che al momento ha bisogno di tutto il metano possibile. Oggi Gazprom invia all’Europa via Ucraina circa 43 milioni di metri cubi al giorno; una frazione rispetto ai 155 e più del 2021, ma comunque abbastanza da destabilizzare un continente in preda al caro-energia, infliggendo dolore (economico) nel momento più opportuno per Putin. “Una mossa disperata, che ridurrebbe ulteriormente le entrate di Mosca”, commenta Matteo Villa (Ispi) su Twitter. “Ma anche utile, perché basta poco gas per sbilanciare l’Europa”.

Quest’anno Ue e Regno Unito hanno importato il 13% in meno di gas rispetto al 2021; se saltassero le forniture via Ucraina, la forbice si allargherebbe al 20% – una cifra che “ci metterebbe in guai seri”, scrive l’esperto, lasciando una parte dell’Europa centrale con meno gas senza che si possa immediatamente compensare con altre fonti. Non ci possiamo permettere che nessun altro fornitore abbia problemi tecnici, conclude Villa, e questi ultimi avranno ancora più potere nei confronti degli europei. “Starà a noi dimostrarci responsabili con i consumi per riscaldamento, che sono il 50-55% dei consumi europei invernali di gas”.

Gas

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