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Anche Soumahoro, il neo-deputato rosso-verde al centro delle polemiche per una certa piega giudiziaria avuta dall’attività delle sue cooperative di assistenza agli emigrati, ha diritto alla tutela costituzionale invocata dai politici colpiti da disavventure con la giustizia. Va, dunque, considerato presunto innocente fino al giudicato. E noi non abbiamo alcuna intenzione di scrivere una sola parola sulla vicenda che lo vede controverso protagonista, né di raccontare la sua storia che la stampa blasonata ha celebrato con risvolti letterari da terza pagina di una volta. E neppure desideriamo  intrappolarci in canoni inversi pro o anti-xenofobici: il deputato in questione è ivoriano, e questo, nel recinto culturale della periferia del mondo che spesso è il nostro dibattito pubblico, rappresenterebbe l’unica rilevanza degna di discussione, con le solite insopportabili tifoserie.

No: per noi il deputato in questione è una persona che, per quanto se ne sappia, è dotato di cultura universitaria, è in grado di difendersi nella polemica politica e di scegliersi e pagarsi avvocati all’altezza del compito nell’eventuale procedimento nelle aule giudiziarie. Non è lui l’oggetto del mio rilievo, non è la sua gentile signora, né la suocera, che pare avessero entrambe ruoli importanti nell’attività delle cooperative sotto la lente degli inquirenti, ma il sistema che l’ha portato a Montecitorio. Il che vuol dire: legge elettorale a liste bloccate e selezionatori dei candidati da cooptare. È possibile che, nella convulsione del mettere in lista amici, parenti stretti e fedelissimi, la mano corra verso qualche volto che possa raccontare qualcosa al popolo degli elettori. Ma, vivaddio, visto che nessun candidato è più chiamato a fare il “portatore di voti”, perché ormai la gente si è abituata a votare solo il marchio non potendo scegliere nessuno nel mazzo (e l’abbandono delle urne racconta quanto la gente gradisca questo sistema…), non potete metterci un occhio per capire chi state portando in Parlamento?

Intendiamoci: non è un problema solo della bandiera rosso-verde, è un problema diffuso, che racconta del ruolo ormai marginale del Parlamento italiano. Altro che la scelta degli “aristos” fatta da capi sapienti! Qui oscilliamo tra familismo, sciagurataggine e casualità assoluta. Così sarà apparso politically correct, per una lista della sinistra radicale, nascondere un pò di ceto, portato in Parlamento come premio-fedeltà, dietro un’icona del sindacalismo dei richiedenti asilo, una sorta di manifesto anti-salviniano, con la speranza di qualche giro mediatico in una campagna elettorale che, in verità, non lasciava  pronosticare chissà che. E invece la fretta d’impaginare il pezzo forte della collezione delle figurine ha creato la torsione del boomerang: sulle pagine dei giornali si è andati ma nella giudiziaria. 

Chiariamo: non è che in passato i partiti politici che stavano dietro le liste elettorali non  andassero a scegliersi le figurine da esibire nelle liste. Si trattava, però, nella sinistra comunista di figure del mondo della cultura, chessò Natalia Ginsburg o Gina Lagorio, al massimo qualche cantante dall’aria intellettuale, come Gino Paoli, un’attrice snob come Carla Gravina. Più provocatorio era il solito Pannella, che candidava Toni Negri e Cicciolina. Venivano eletti dal popolo, però, che se ne assumeva la responsabilità politica scegliendoli, con voto di preferenza, in una lista con tante candidature quante se ne dovevano eleggere nelle circoscrizioni elettorali.

Oggi non è più così: il popolo sovrano non sceglie più. In una intervista di qualche tempo fa Cicciolina, che una volta faceva la pornostar, rivendicava la piena legittimità politica del suo ingresso in parlamento perché era stata votata da ventimila elettori. Mi sa che aveva ragione lei.

Phisikk du role - Soumahoro-Mr.Hide, un figlio della cooptazione compulsiva

Nella composizione delle liste, ormai, oscilliamo tra familismo, sciagurataggine e casualità assoluta. Così sarà apparso politically correct, per una lista della sinistra radicale, nascondere un pò di ceto, portato in Parlamento come premio-fedeltà, dietro un’icona del sindacalismo dei richiedenti asilo, una sorta di manifesto anti-salviniano

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