Skip to main content

Il Nimby non ha colore politico. Per decenni il civismo e l’ambientalismo, anche di matrice ideologica, hanno ispirato l’avversione alle infrastrutture di molti amministratori regionali e locali di centrosinistra.

Il Nimby di centrodestra esisteva, ma era soprattutto confinato nelle pieghe delle amministrazioni locali, perché era più evidente il no del centrosinistra, soprattutto nelle battaglie condotte dai presidenti delle Regioni Puglia e Campania contro le trivelle, che avevano un preciso destinatario: Matteo Renzi. Il no degli amministratori di centrodestra, infatti, non faceva notizia perché negli anni della presidenza di Renzi e negli ultimi conflittuali mesi determinati dalla battaglia sul referendum, a tenere banco era la lotta di potere dentro al Partito democratico e le opposizioni dei territori alle trivelle, al Tap, erano in fondo questioni esclusivamente politiche che afferivano al centrosinistra.

L’opposizione del Movimento 5 Stelle a eventi come l’Expo a Milano o le Olimpiadi di Roma, o alle stesse Tav e Tap, o agli investimenti di Eni, Terna e Snam, costituiva la naturale prosecuzione della critica dei grillini ai fenomeni della corruzione e al giustizialismo, temi che avevano caratterizzato il Movimento fin dalla sua costituzione.

Le posizioni contrarie alle trivelle del governatore veneto Luca Zaia sulla materia non incidevano granché sul tema, perché l’agenda dei media e della pubblica opinione era concentrata unicamente sul futuro di Renzi. O venivano studiati più da vicino l’ascesa e il consolidamento di personaggi come Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio, Roberto Fico, Barbera Lezzi o Paola Taverna.

Sono passati appena pochi anni da allora e il mondo è cambiato almeno due volte, a causa della pandemia e del conflitto ucraino che hanno imposto in ambito produttivo nuove catene del valore, con la conseguenza che logistica e produzione industriale sono tornati ad un legame indissolubile.

Dal 2019, poi, le riserve adriatiche di idrocarburi sono estratte da croati, greci, albanesi e montenegrini, le cui imprese operano appena qualche metro più in là dalla linea immaginaria di confine.

In quegli anni il presidente del Consiglio Giuseppe Conte parlava genericamente di Green New Deal, che da un punto di vista concreto non significa nulla, perché non offre alcuna prospettiva agli investitori potenziali. E intanto i suoi governi avevano bloccato il rilascio delle autorizzazioni alle imprese che volevano estrarre gas in Italia.

Dopo tre anni, però, tutto sembra essere cambiato nel sistema globale. E non a caso uno degli ultimi decreti del governo Draghi aveva già creato le condizioni per sbloccare le nuove estrazioni per 6 miliardi di metri cubi da giacimenti esistenti tra l’Adriatico e il Canale di Sicilia.

Il provvedimento appena varato dal governo Meloni non vuole mettere solo a disposizione una certa quantità di gas a un prezzo controllato alle aziende che stanno soffrendo, ma fa molto di più, perché rimuove decenni sterili di dibattito, che ha opposto l’ambientalismo ideologico allo sviluppo sostenibile e alla ricerca industriale. La decisione dell’esecutivo guidato da Meloni, in continuità con le ultime scelte fatte dal governo Draghi, è giustificata anche dalla drammaticità degli eventi e dalla necessità di garantire il reperimento immediato di gas da dare alle imprese più energivore, quelle per intenderci che stanno per interrompere la produzione o sono tornate ad alimentare i propri forni a carbone.

Il primo governo di centrodestra dopo oltre un decennio, però, si è trovato a dover fronteggiare un avversario che non immaginava.

Dal sindaco di Piombino dello stesso partito del presidente Giorgia Meloni, contrario da sempre al rigassificatore, alle esternazioni di Zaia e del ministro Roberto Calderoli, esiste un fronte nel centrodestra che sulle politiche energetiche ha una visione diversa dalla maggioranza di governo.

Il presidente Meloni sa bene che su questi temi esistono maggioranze molto più ampie in parlamento (Azione e Italia Viva sarebbero certamente favorevoli a sostenere questo genere di provvedimenti così come una parte del Partito democratico), nelle Regioni (il Consiglio regionale dell’Emilia Romagna ha votato all’unanimità i nuovi investimenti al largo delle coste ravennate) e nelle amministrazioni locali (il sindaco di Ravenna, Partito democratico, è uno dei più convinti sostenitori dell’eolico off-shore e delle trivelle).

Questi provvedimenti, poi, possono contare su un sostegno trasversale dell’opinione pubblica. Ma oggi nonostante la posizione ferma della stessa Meloni e le diverse interviste del ministro Gilberto Pichetto Fratin a sostegno della necessità di riprendere le estrazioni in Italia, all’orizzonte quello che preoccupa l’esecutivo è come passare dalle parole ai fatti, consapevoli che la via verso le nuove estrazioni sarà lastricata di ricorsi amministrativi. E alcuni possono portare la firma anche di esponenti del centrodestra.

Trivelle e gas, il governo Meloni alla prova del Nimby amico. Scrive Cianciotta

Dall’ambientalismo ideologico e di matrice antirenziana, il movimento si è scoperto di centrodestra. Se l’esecutivo, in continuità con Draghi, tira dritto sulle trivelle, a destra qualcuno non è affatto d’accordo. E può rallentare i piani del presidente del Consiglio. L’analisi di Stefano Cianciotta, presidente dell’Osservatorio Infrastrutture di Confassociazioni e Abruzzo Sviluppo SpA

Ankara ultimo nodo da sciogliere per l'adesione Nato di Svezia e Finlandia

I colloqui tra Ankara e Stoccolma sono stati definiti “positivi” dal ministro degli Esteri svedese. I Curdi e le armi sono i punti più spinosi, con la Svezia che non può consentire l’estradizione di settantacinque persone accusate di terrorismo in Turchia

Phisikk du role - Flussi migratori, la guerra politica con altri mezzi

Oggi torna ad essere l’unica strada percorribile quella sul tavolo dell’Ue del 2016: multe salatissime per chi rifiuta di accogliere una quota di migranti destinata in base a criteri oggettivi. Senza lasciarci trascinare da qualche rigurgito sovranista, peraltro contagiosissimo: ad ogni rivendicazione di Salvini risponde Le Pen e così si compromettono collaborazioni invece necessarie tra Paesi. La rubrica di Pino Pisicchio

Così Marocco, Usa e Italia affrontano il pericolo del terrorismo nucleare

Marocco, Stati Uniti e Italia hanno condotto a Roma l’esercitazione Mediterranean (Med) Trident, un’attività multilaterale di tre giorni tesa a rafforzare la cooperazione regionale relativa al contrasto del terrorismo condotto con strumenti radiologici e nucleari nella regione mediterranea

Non solo rave, perché soffia un vento di libertà. L'opinione di Pedrizzi

I segnali di rigore legislativo sul fronte dei reati, dal carcere ostativo alla riforma della Cartabia, fino al tema dei rave party, sono incoraggianti. E immaginare che questi siano provvedimenti di chi si ispira a regimi totalitari non può che essere pretestuoso e incoerente. Il commento di Riccardo Pedrizzi

Negoziato Kiev-Mosca. Non per ora secondo Mikhelidze (Iai)

Si parla di trattative possibili tra Kiev e Mosca, ma secondo Mikhelidze (Iai) attualmente non ci sono spazi. Stando ai fatti, a Mosca non sono intenzionati ad arrendersi, Kiev è in fase di spinta, Washington sta fornendo nuova assistenza

Giorgia Meloni stia attenta alle spine nel fianco del suo governo

Qualunque accordo specifico abbia preso a Sharm El Sheik con Emmanuel Macron è bene che Giorgia Meloni e Guido Crosetto prendano subito le misure necessarie per contrastare le “spine nel fianco” che operano nei palazzi romani. Il caso dei migranti, con l’intervento di Marine Le Pen e l’entourage salviniano che cerca la sponda di Orban in funzione anti francese, ricorda il precedente della Samuel Beckett, nave militare irlandese. Il commento di Marco Mayer

Tutte le partite tra Roma e Parigi dietro la crisi dei migranti. Parla Pelanda

“I prossimi passi del governo? Fare un bilaterale con l’America e proteggere le sue linee di rifornimento che sono praticamente in Africa. Anche per l’energia Roma deve avere una politica africana e quindi deve produrre influenza non tanto con un presidio militare ma con uno diplomatico”. Conversazione con l’economista e accademico Carlo Pelanda

Guerra di spie. La Svizzera non è più tanto neutrale?

Con la guerra russa in Ucraina il contesto internazionale è cambiato. E così l’intelligence elvetica si prepara a una maggiore cooperazione con l’Europa. Intanto, pronti i divieti di ingressi per gli agenti di Mosca

La Cina si arrende al Covid. I casi aumentano ma le restrizioni calano

Solo cinque giorni di isolamento per i viaggiatori e i loro contatti. Cade il draconiano obbligo di quarantena per i “contatti dei contatti” dei positivi. Il governo cinese annuncia anche la revoca delle sanzioni contro le compagnie aeree che trasportano contagiati. La strategia Zero Covid, pur riaffermata a parole, viene messa da parte per far ripartire l’economia. Tutte le novità e la reazione (positiva) dei mercati

×

Iscriviti alla newsletter