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Al pantano di una crisi di mezza estate Edward Luttwak, politologo e stratega americano con un passato alla Casa Bianca, consiglia di preferire l’acqua fresca delle elezioni. C’entra poco l’azzardo di Giuseppe Conte e del Movimento Cinque Stelle, che in aula al Senato, astenendosi dal voto di fiducia sul dl Aiuti, hanno aperto una crepa nella maggioranza. E tantomeno la smania elettorale del centrodestra scalpitante per il ritorno alle urne, la leader di Fdi Giorgia Meloni in testa.

Il voto anticipato – prospettiva concreta ora che il presidente del Consiglio Mario Draghi ha annunciato le sue dimissioni – è a questo punto “l’unico apparato igienico per sanare la democrazia italiana da una fetta di classe politica che non risponde all’Italia, ma a una potenza straniera”, dice Luttwak a Formiche.net. Tradotto: “Il voto e il ricambio della classe dirigente permette di ridurre la presenza in Parlamento e nelle istituzioni italiane di un partito, il Movimento Cinque Stelle, che si è fatto portavoce degli interessi della Russia mentre sta invadendo un altro Paese europeo”, sentenzia impietoso.

Per Vladimir Putin, aggiunge, la crisi di governo italiana non è necessariamente una buona notizia. Perché se è vero che le dimissioni di Draghi si accodano al tramonto di più di una leadership europea, dal premier britannico uscente Boris Johnson a un Emmanuel Macron uscito indebolito dalle urne, con un’inevitabile ripercussione sulla compattezza del fronte euro-atlantico di fronte alla crisi, il caos italiano può rivelarsi “uno sviluppo pessimo” per il Cremlino. “Tanti politici italiani che hanno corso la scorsa elezione issando una bandiera diversa da quella nazionale non saranno rieletti. E finirà l’anomalia di un leader politico, Conte, che contro ogni aspettativa è diventato uno dei principali rappresentanti di Putin in Europa”, dice Luttwak.

Ma la requisitoria dello stratega non si ferma alle truppe grilline. “Posso solo dire che all’estero, in America ma non solo, preoccupa l’anomalia di una democrazia occidentale che vede in campo figure come Conte o Matteo Salvini ostinate a portare avanti gli interessi della Russia anche all’indomani dell’aggressione”. Di qui un consiglio sussurrato nell’orecchio del Quirinale e di Sergio Mattarella, da cui a questo punto si attende un segnale: “Dovrebbe indicare la strada delle elezioni come unica soluzione per igienizzare la politica italiana da interessi di Stati stranieri”.

Il voto, riprende, “non dà mai garanzie di far nascere un buon governo ma riesce spesso a ripulire la classe politica e rimpiazzare persone spuntate dal nulla con politici che hanno persuaso almeno qualche elettore di avere competenze o capacità”. Inclinazioni estere a parte, chiude laconico l’esperto americano, “questo governo è sempre stato fragilissimo, fin dall’inizio”. Perché, spiega, “composto da un partito, i Cinque Stelle, che è nato dal nulla e nel nulla è diretto”. Una “fragilità strutturale” cui sarà difficile porre rimedio. “Chi pensava che la fama, la reputazione e la personalità di Draghi fossero sufficienti si sbagliava”.

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