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Che la guerra scatenata da Vladimir Putin in Ucraina si sia spinta molto oltre un conflitto regionale non è un mistero. Lo dimostra il ruolo di primo piano che un Paese distante ottomila chilometri da Kiev, il Giappone, sta giocando nella crisi. Il viaggio in Europa del premier Fumio Kishida, ieri a Roma da Mario Draghi, oggi a Londra da Boris Johnson, unisce interessi nazionali a una missione internazionale.

Investimenti ma non solo. A Palazzo Chigi il premier nipponico ha presentato a Draghi il manifesto sul “nuovo capitalismo”, l’ossatura ideologica del programma di sussidi e riforme sociali del suo governo. A Londra cercherà una sponda sul fronte della Difesa e un più stretto coordinamento nell’Indo-Pacifico.

La missione internazionale consiste in un’ideale divisione di compiti con gli Stati Uniti di Joe Biden. Nella campagna di isolamento della Russia al Giappone spetta il quadrante asiatico. Per questo Kishida, prima di arrivare in Europa, ha fatto tappa in Indonesia, Vietnam e Tailandia: la diplomazia economica di Tokyo è una carta fondamentale per smuovere questi Paesi dalla “zona grigia” dei neutralisti e aumentare la pressione sulla Russia da una parte, sulla Cina dall’altra.

“Kishida non solo vuole costruire questa coalizione asiatica contro l’aggressione russa, vuole diventarne il timoniere indiscusso – spiega a Formiche.net Brad Glosserman, esperto del Pacific Forum e della Tama University – è stato ministro degli Esteri e, a differenza di Suga, ha il curriculum per seguire le orme di Shinzo Abe e rilanciare il ruolo globale del Giappone”.

Ci sono ragioni storiche e strategiche dietro l’impegno in una crisi apparentemente distante. Nelle generazioni più anziane, spiegano diplomatici del Sol Levante, è ancora vivo il ricordo della guerra sovietica del 1945 conclusa con l’occupazione delle isole Curili e di altre isole tutt’oggi contese. E nell’invasione russa Tokyo cerca una chiave per leggere le prossime mosse della Cina nei mari caldi tra Oceano Indiano e Pacifico e nell’isola autonoma di Taiwan.

In questo senso, la diplomazia muscolare di Kishida con Putin, tra sanzioni, pressing e un riarmo che ha clamorosamente invertito il corso della storia giapponese è un banco di prova per la sfida prioritaria del fronte occidentale, quella contro la Cina di Xi Jinping, come ha ribadito il Segretario di Stato Antony Blinken in un discorso in programma alla Georgetown University.

Non tutto sta andando secondo i piani. Ad esempio, nota Glosserman, “il viaggio di Kishida in India non è stato un successo” perché “Modi si è dimostrato inamovibile nell’intenzione di difendere le prerogative indiane” e non ha intenzione di schierarsi contro Putin.

In Europa il bilancio è di chiari e scuri. Per Tokyo c’è una priorità, spiega Glosserman, e cioè “far sì che l’Europa rafforzi i suoi investimenti nella Difesa e liberi in parte gli americani permettendo agli Stati Uniti di ricalibrare le proprie risorse in Asia”. Dopotutto, retorica a parte, a un impegno militare europeo di rilievo nell’Indo-Pacifico, fatta eccezione per la Francia che ha interessi e risorse sufficienti, sono in pochi a credere in Giappone.

Tutt’altro caso è quello britannico, con un Regno Unito sempre più proiettato nella competizione asiatica con la Cina a fianco degli Stati Uniti. Una competizione in cui il Giappone vuole entrare a pieno titolo, spiega Glosserman. A partire da quel patto militare per fornire sottomarini a propulsione nucleare all’Australia, Aukus, che può cambiare le carte in tavola. “Kishida vuole immaginare una prossima adesione del Giappone. Non si tratta solo di un accordo militare ma di un’alleanza di condivisione tecnologica da cui non vuole restare fuori”.

Giappone, il jolly di Biden contro Putin e Xi

Nella campagna di pressione contro Putin al Giappone spetta il quadrante asiatico. In Europa (e in Italia) Kishida spinge per investire nella Difesa e liberare gli americani nella competizione cinese in Asia. Glosserman (Tama University): vi spiego la vera partita di Tokyo

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