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La settimana ha avuto nella scissione a cinque stelle il suo momento di massima tensione e sarà molto interessante vedere nei prossimi mesi come costruiranno il loro percorso i due contendenti, Giuseppe Conte e Luigi Di Maio.

Però non dobbiamo perdere di vista il fatto che tutto ruota intorno all’atteggiamento da tenere verso il governo ed il suo premier, non a caso motivo vero della frattura in quello che fu il baldanzoso movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.

Ecco allora che diventa molto interessante capire com’è il rapporto di Draghi con gli italiani, perché proprio da qui nasceranno molte delle iniziative in vista delle prossime elezioni.

Cominciamo dunque dalla fiducia complessiva, che il lavoro costante di SWG ci permette di cogliere in interessante dinamica temporale.

Il dato è solido, anche se un anno e più di governo impone anche a Draghi di registrare un numero meno brillante di quello di fine 2021. Da questo punto di vista sarà decisivo il difficile autunno alle porte, perché i molti fronti aperti (guerra in Ucraina, inflazione, energia, pandemia) metteranno certamente a dura prova un esecutivo la cui articolata maggioranza è già con la testa alla campagna elettorale più che al faticoso giorno per giorno dell’amministrazione.

Se però andiamo a scomporre la fiducia in Draghi per forze politiche vediamo che ci arrivano numeri assai interessanti e probabilmente in grado di dirci molto su quanto accadrà nel prossimo futuro.

Non ci stupisce il forte consenso tra gli elettori del PD né quello in Forza Italia: siamo nell’ordine delle cose.

È invece molto interessante notare come quasi un elettore su due di Fratelli d’Italia ha fiducia in Draghi (stiamo parlando dell’unico partito all’opposizione del governo) ma soprattutto che questa quota è assai superiore a quella presente nei 5S e nella Lega. Come si spiega tutto questo? A mio avviso con l’attività quotidiana di Salvini e Conte, che sono dentro la maggioranza ma cercano insistentemente di trovare un distinguo, una differenza, una critica. Atteggiamento peraltro destinato a crescere dopo l’estate, sono pronto a scommetterci.

Ebbene questo è l’oggi, che già ci dice molto. Se poi ci spostiamo al domani (cioè alla prossima legislatura), ecco l’arrivo di un altro dato molto interessante.

In buona sostanza quelli che rivogliono Draghi sono di poco inferiori (36 contro 42) a quelli che desiderano come premier il leader dello schieramento vincente.

Ora, fermo restando che non sappiamo cosa ne pensa l’interessato, è ben evidente che la questione è tutta qui. Anche perché non è affatto scontato che dalle urne esca un risultato netto in favore di questo o quello. In fondo è appena successo lo stesso anche a Parigi.

Il fattore "D" pesa sul voto, e non poco. Il barometro di Arditti

Non è affatto scontato che dalle urne esca un risultato netto in favore di questo o quello. E secondo i dati Swg, il numero di italiani che rivogliono Draghi è simile a quello di chi preferisce il leader del proprio schieramento. Notevole il numero di elettori di Fratelli d’Italia che apprezza il premier

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