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Taccuino in mano, penna anche. Per i partiti italiani già proiettati alle elezioni politiche del prossimo anno c’è una lezione dalle elezioni francesi che vedono protagonisti del ballottaggio, come cinque anni fa, Emmanuel Macron e Marine Le Pen. Lorenzo Pregliasco, direttore e co-fondatore di Youtrend in libreria con “Benedetti sondaggi” (Add editore), ha fatto una radiografia del voto con Formiche.net.

Macron contro Le Pen. È un dejavu di cinque anni fa?

Stessi protagonisti, percorso diverso. L’elettorato di Mélenchon farà da ago della bilancia. Nel 2017 una minima parte scelse Le Pen al secondo turno. Oggi, secondo le ultime stime, la voterebbe il 30% degli elettori di France Insoumise. Ovviamente si tratta di rilevazioni nell’immediato post-voto che non saranno necessariamente confermate ai seggi.

Cosa può dare la volata a Le Pen?

Le Pen può contare su alcune riserve di voto che non c’erano cinque anni fa. Da un lato la parte di elettorato di Mélenchon che cerca una risposta anti-sistema. Dall’altro, alla sua destra, gli elettori di Zemmour, che nonostante tutto ha incassato 2 milioni di voti.

Anche Macron ha le sue riserve. O no?

Sì, ma le ha in parte usate al primo turno. Ha quasi prosciugato i gollisti, passati in cinque anni dal 20% al 4,8%, e ha fatto lo stesso con i socialisti. Cinque anni fa al secondo turno ha pescato dal bacino di Amon, Fillon, Melanchon.

Quanto pesa il partito dell’astensione?

La partecipazione non sarà altissima. Al primo turno si è registrata la seconda astensione più alta della storia francese dopo il record del 2002. Come nel 2017, anche questa volta l’astensione potrebbe salire al secondo turno. Dopotutto Macron e Le Pen hanno incassato le preferenze di metà dei votanti. Nell’altra metà, molti rimarranno a casa.

La copertina del libro

Allora riformulo: chi è penalizzato di più dall’astensione?

Difficile che i due candidati prendano i voti degli astensionisti. Anche qui molto dipenderà dagli elettori di Mélenchon. Se si asterranno invece che votare Le Pen, per Macron sarà in discesa. Viceversa la partita sarà più aperta.

Dell’ancien régime, repubblicani e socialisti, rimane un’ombra: insieme fanno il 6,6%. È un processo irreversibile?

In politica nulla è irreversibile. Prendiamo l’Italia: nel 2018 si parlava di un nuovo bipolarismo tra Lega e Cinque Stelle, ora nessuno dei due è tra i primi partiti per intenzioni di voto. Certo, i numeri non mentono. Alle scorse presidenziali socialisti e repubblicani insieme valevano il 26%, cinque anni prima il 56%.

Macron è stato un vero rottamatore..

Ha cambiato volto al sistema politico francese. Degli elettori socialisti e repubblicani ha preso la quota moderata, riformista. In queste elezioni sta prosciugando più a destra che sinistra. Secondo le ultime rilevazioni, gli elettori di Fillon che hanno votato Macron sono il triplo di quelli che hanno scelto Le Pen.

Appunti per le politiche in Italia: il fattore Ucraina conta poco alle urne. Giusto?

In verità ha avuto peso all’inizio della campagna elettorale. L’effet drapeau (“effetto bandiera”, ndr) dopo l’invasione russa ha fatto salire Macron oltre il 30% ai primi di marzo. Mélenchon invece è stato sottovalutato: lo davano al 17-18%, ha sfiorato il 22%. La guerra però non è in cima alle preoccupazioni dei francesi, concentrati su altro: caro-vita, immigrazione, salute, disuguaglianze.

Macron o Le Pen? Pregliasco (YouTrend) sull'incognita astensione

Il direttore di YouTrend, in libreria con “Benedetti sondaggi” (add editore): Macron ha rottamato il vecchio sistema politico, astensione decisiva al secondo turno. Occhio agli elettori di Mélenchon: se vanno a votare, per Le Pen una chance in più. Per le politiche italiane una lezione (ucraina)

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