Skip to main content

“Russi, non cercate di attraversare la frontiera, non siete i benvenuti qui, dovete cessare la guerra in Ucraina, andatevene da quel bellissimo Paese”, è stato il polemico tweet del ministro per gli Affari esteri della Lettonia, Edgars Rinkevics.

Quattro dei cinque Paesi dell’Unione europea che confinano con la Russia hanno cominciato a respingere i turisti russi dalla mezzanotte del lunedì. Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania hanno scelto di imporre nuove limitazioni, sostenendo che non accetteranno cittadini russi finché il Paese prosegue la guerra in Ucraina. La Finlandia, invece, ha deciso di restare aperta, anche se ha tagliato il numero di appuntamenti disponibili nei consolati per le richieste di visti.

Questa misura sui visti, che l’Unione europea continua a valutare senza prendere una decisione definitiva, è una delle tante sanzioni più rigide che i Paesi baltici chiedono di eseguire contro il governo di Vladimir Putin. Francia e Germania credono che vietare i viaggi nell’Unione europea ai cittadini russi può essere controproducente.

C’è anche la richiesta di imporre nuove sanzioni che riguardano anche le transazioni bancarie con il sistema Swift, l’acquisto di beni di lusso, l’importazione dei diamanti e l’accesso a software e piattaforme It.

Come si legge sul quotidiano Financial Times, la Polonia e gli altri Paesi baltici vogliono una risposta dura contro l’escalation militare di Putin degli ultimi giorni. Essendo geograficamente più vicini alla Russia, si sentono più vulnerabili e hanno bisogno di reagire alla minaccia.

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, si dice consapevole della necessità di dare una risposta all’annuncio della mobilitazione parziale di Putin, ma è difficile coordinare qualcosa di più di nuove sanzioni. Ora l’obiettivo è concordare la limitazione del prezzo del petrolio russo nel G7.

“Una potenziale nuova serie di sanzioni, che sarebbe l’ottavo round di sanzioni, deve ancora essere formalmente presentata dopo gli incontri tra i funzionari della commissione e i rappresentanti degli Stati membri iniziati venerdì”, scrive il Financial Times. Molto probabilmente, tra le nuove misure ci sarà il tetto al prezzo del petrolio – se si trova l’accordo – e una lista di persone sanzionate e limitazioni a software e servizi di informatica.

Il nuovo pacchetto di sanzioni per la Russia trova la resistenza di alcuni Paesi, tra cui l’Ungheria, che si rifiuta di concordare un embargo sul petrolio russo fino a quando non otterrà un’eccezione per le loro raffinerie.

Sulla questione energetica, e le alternative per fuggire all’egemonia russa, c’è ancora qualche problema. Recentemente è aumentata l’attenzione verso le fonti energetiche alternative, con uno sguardo rivisitato verso l’energia nucleare. Il Belgio, per esempio, è diventato l’ultimo Paese ad allinearsi alla tendenza degli Stati Uniti e Francia, per estendere le licenze di due delle sue centrali nucleari. Anche il Giappone è aperto alla costruzione di nuove centrali, nonostante le conseguenze dello tsunami che ha danneggiato la Centrale nucleare di Fukushima.

Tuttavia, la Russia controlla circa il 40% delle infrastrutture mondiali per la riconversione dell’uranio, elemento usato come combustibile nei reattori nucleari. Ugualmente, il 62% delle miniere di uranio che attualmente sono produttive si trovano nelle antiche repubbliche sovietiche, in Cina, Iran e Pakistan, tutti Paesi vicini (politicamente o geograficamente) alla Russia. L’Occidente produce solo il 19% dell’uranio necessario per fare funzionare i reattori nucleari in Europa, Giappone o Stati Uniti. Le sanzioni sul petrolio e il gas, dunque, potrebbero non bastare per fermare la Russia.

Europa a due marce sulla Russia. Chi chiede sanzioni più rigide

Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania hanno scelto di imporre nuove limitazioni all’ingresso di cittadini russi, e chiedono divieti per le transazioni bancarie con il sistema Swift, l’acquisto di beni di lusso, l’importazione dei diamanti e l’accesso a software e piattaforme It. E sull’uranio…

Perché dobbiamo alzare la guardia sulle stazioni di polizia cinese in Italia

Non solo Prato: anche Roma, Milano e Firenze. Quelle stazioni di polizia di servizio per i cinesi d’oltremare che non sono innocue. Le autorità italiane non possono continuare a ignorare la crescente repressione transnazionale e la grave lesione della sovranità territoriale. L’intervento di Laura Harth, campaign director di Safeguard Defenders

Cosa accende le proteste iraniane e perché questa volta è diverso

Di Emanuele Rossi e Rossana Miranda

Le proteste in Iran dimostrano che la leadership conservatrice sta cercando di accontentare soltanto un gruppo ristretto dei suoi supporter, gli hardliner, tralasciando totalmente le richieste di libertà e sviluppo fatte dalla maggioranza. A Teheran non comprendono gli sviluppi delle dinamiche sociali iraniane, spiega Divsallar (Cattolica)

Scholz primo leader occidentale a tornare in Cina? La nuova strategia tedesca

La Germania sembra volersi allineare alla strategia americana di contenimento della Repubblica Popolare Cinese. Unione europea e Berlino, dopo il blocco del Cai, virano su catene di valore “locali”, ma non sarà semplice a causa della profonda interdipendenza economica tra i due blocchi

Le quattro ragioni del faro internazionale sul voto italiano. Scrive Coratella (Ecfr)

Di Teresa Coratella

L’attenzione e la preoccupazione circa il risultato elettorale in Italia hanno dominato il dibattito interno alle coalizioni e governi europei su quale ruolo avrà l’Italia in Europa e come l’Italia intenderà, o no, contribuire al rafforzamento del progetto europeo. L’analisi di Teresa Coratella, programme manager dell’ufficio di Roma dello European Council on Foreign Relations

Campagna elettorale social ed engagement, quando enough is enough

La campagna elettorale è storicamente il momento di massima attivazione comunicativa del pubblico, le settimane in cui maggiore è la fame di informazioni. Ciò vale per gli indecisi, ma vale anche per gli elettori più convinti. Ma questa volta il trend dice altro… Ecco la seconda parte dell’analisi di Christian Ruggiero, professore presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza Università di Roma e responsabile scientifico dell’Osservatorio Mediamonitor Politica

Le imprese, il gas e quel tabù nucleare da sfatare. Parla Benedetta Fiorini

Basta con il mito delle rinnovabili, alle aziende serve elettricità e gas a prezzi sostenibili. Nell’Adriatico c’è tanto metano, oggi paghiamo anni di no e ostruzionismo cieco. Ed è arrivato il momento di un fisco a prova di crisi. Intervista alla deputata della Lega e candidata della coalizione di centrodestra nel collegio di Imola

Technopolicy - Benanti, l'algoretica e l'intelligenza artificiale al servizio dell'uomo

Technopolicy è una nuova piattaforma (video, audio, testo) in cui discutere di tech e politica, innovazione e relazioni internazionali, digitale e regolamentazione. Nella prima puntata parliamo con Padre Benanti – professore di teologia morale ed etica delle tecnologie – di intelligenza artificiale, algoritmi, giudici-robot: come si deve porre l’Europa tra il modello ultra-libero americano e quello ultra-controllato cinese?

Difesa italiana in Asia, via Giappone. Goretti spiega perché (e come)

Il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, Luca Goretti, si recherà in Giappone a ottobre per discutere con il suo omologo della collaborazione sulla tecnologia dei caccia di sesta generazione

Come rispondere alla minaccia nucleare di Putin. Scrive Bozzo

Dopo aver subito rovesci militari, severe perdite di uomini e mezzi e umiliazioni il leader il Cremlino ha dato il via e non da ieri all’escalation. Per farvi fronte occorreranno estrema prudenza e sangue freddo. Occorrerebbero grandi leader, come durante la crisi dei missili a Cuba. Il commento di Luciano Bozzo, professore di Relazioni internazionali e studi strategici dell’Università di Firenze

×

Iscriviti alla newsletter