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Alla fine, l’accordo tra Stati Uniti ed Europa ha retto. Donald Trump ha emesso l’atteso ordine esecutivo che fissa al 7 agosto l’innalzamento al 15% delle tariffe sulle merci in entrata sul mercato americano, provenienza Ue, si intende. Per gli economisti, quindi, è tempo di fare nuovi calcoli, su basi più certe. Tra questi, Peter Harrell, non-resident fellow al Carnegie Endowment for International Peace ed ex consigliere economico di Biden.

“La mossa è significativa ma non sorprendente alla luce delle recenti tendenze ed è meno drammatica delle minacce iniziali di Trump di aprile: il presidente sta implementando le aliquote concordate nelle intese commerciali preliminari annunciate finora. Il Regno Unito è ancora al 10%, Giappone, Corea e Ue al 15%, Indonesia e Thailandia al 19%. La maggior parte dei Paesi senza accordi ottiene aliquote comprese tra il 15% e il 25%, ad esempio Taiwan al 20%. Trump vuole fare un esempio con la Svizzera, imponendo un’aliquota del 39%. Ha colpito l’India con la sua minacciata aliquota del 25%, sebbene finora non abbia aggiunto un dazio aggiuntivo relativo all’acquisto di petrolio russo da parte dell’India”, ha scritto Harrell su Linkedin.

Ora, “è interessante notare che l’Ue sembra essere l’unica giurisdizione a cui vengono immediatamente riconosciuti i dazi pre-Trump. Ad esempio, se prima di esso gli Stati Uniti applicavano un dazio del 4% sul prodotto X, le importazioni di X dall’Ue sono ora soggette a un dazio del 15% (dazio precedente + 11%). Lo stesso prodotto X dal Giappone ora paga 19% (15% dei nuovi dazi + 4% dei dazi precedenti). Ciò è coerente con le schede informative dell’Ue che affermano che l’aliquota del 15% nel loro accordo era un limite massimo”. Tradotto, alla fine l’Europa non ci ha perso molto con l’accordo del 27 luglio, se non altro perché la scure di Trump ha colpito nei limiti dello spazio previsto dalla stessa Ue.

Non è finita. Entrando nell’operatività dell’intesa, “le nuove aliquote tariffarie si applicano alle merci importate a partire dai prossimi 7 giorni; le merci caricate sulle navi entro i successivi 7 giorni hanno tempo fino all’inizio di ottobre per arrivare. È previsto poi un supplemento di trasbordo del 40%. Se il governo scopre che una merce è stata trasbordata per evitare i dazi, sarà soggetta ai dazi dovuti del 40%. Il governo pubblicherà anche informazioni sui Paesi e sui sistemi coinvolti nell’elusione dei dazi per facilitare la due diligence”. Infine il Canada, a cui la Casa Bianca ha innalzato i dazi al 25%. “L’aumento dei dazi sul Canada dal 25% al 35% non si applica ai beni conformi all’Usmca (l’accordo commerciale vigente vigente tra Usa, Canada e Messico, ndr), limitando in qualche modo l’impatto delle tariffe più elevate”. Come a dire, non è l’Apocalisse.

Significativa ma non sorprendente. L'ultima mossa di Trump sui dazi letta da Harrell

Se da una parte è vero che ora l’Europa pagherà l’11% in più rispetto alle tariffe vigenti prima di Trump, è anche vero che il presidente ha fissato l’asticella nei limiti economicamente accettabili per la stessa Ue. E poi, c’è chi paga molto di più. Ecco che cosa pensa l’ex consigliere economico di Joe Biden ed esperto del Carnegie

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