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Se l’Italia consegnerà all’Ucraina armi pesanti come missili anticarro e missili terra-aria Stinger significa che dopo oltre 30 anni sarà applicata forse per la prima volta un’opzione prevista dalla legge 185 del 1990 che da allora, con una rigida interpretazione, impedisce di esportare armi a Paesi in guerra e che in passato ha qualche volta limitato il ruolo dell’Italia in alcuni teatri di crisi. Fonti di governo confermano che ci sarà subito un decreto anche se la norma del 1990 prevede il parere delle Camere prima della decisione del Consiglio dei ministri.

I primi due commi dell’articolo 6 sono quelli che ci interessano maggiormente:

“L’esportazione ed il transito di materiali di armamento sono altresì vietati: a) verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere; b) verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della Costituzione”.

La legge, dunque, non impedisce in assoluto l’invio di armi ma il Parlamento deve esprimersi a favore e autorizzare così il governo ad agire. Nonostante ciò, dovrebbe esserci presto un decreto legge, previsto già nel Consiglio dei ministri convocato per lunedì (28 febbraio, ndr). Oltre a verificare la reale posizione dei partiti sulla crisi ucraina, la decisione dell’Italia su quel tipo di armi comporterebbe una svolta importante che andrebbe oltre lo sminamento e l’equipaggiamento di protezione (elmetti e giubbotti antiproiettile) di cui il presidente del Consiglio Mario Draghi parlò nell’informativa alle Camere del 25 febbraio.

Uno dei motivi della rigida applicazione della legge del 1990 sta nella forza dei movimenti pacifisti che negli anni scorsi, anche sostenuti da alcuni partiti di estrema sinistra al governo, hanno contribuito a una lettura particolare dell’articolo 11 della Costituzione al quale si fa riferimento fin dall’articolo 1 di quella legge.

È bene ricordarne il testo integrale:

“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

L’invasione dell’Ucraina ha definitivamente cambiato le carte in tavola e il segnale più significativo arriva dalla Germania che ha deciso di inviare 1.000 missili anticarro e 500 Stinger e dove, nel dibattito al Bundestag, il ministro degli Esteri, Annalena Baerbock, ha detto semplicemente: “Se il mondo è un altro, anche la nostra politica dev’essere un’altra”. Si vedrà nei prossimi giorni se anche l’Italia su questo tema farà una piccola svolta.

(Nella foto: campagna lanci con il sistema d’arma a cortissima portata Stinger al poligono di Namfi a Creta, Esercito Italiano)

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