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“Siamo di fronte a un coordinamento senza precedenti”. Andrew Small, senior fellow del German Marshall Fund, è convinto che la Cina di Xi Jinping in Ucraina abbia fatto il passo più lungo della gamba. Anche se forse l’Europa non se ne è accorta.

La Cina è davvero con la Russia nella partita ucraina?

Il comunicato congiunto di Cina e Russia segnala un cambio di passo notevole rispetto alla posizione cinese del 2014. Lo stesso viaggio di Putin a Pechino ha lanciato un segnale importante: la Città Proibita non si era mai spinta fino a questo punto nella difesa delle rivendicazioni russe sull’Ucraina e sulla sicurezza europea. È una posizione senza precedenti, tanto più in mezzo a una crisi come questa.

Strada senza ritorno?

Non hanno ancora oltrepassato le loro linee rosse. Un sostegno aperto alla Russia in caso di un’invasione, ad esempio, sarebbe problematico, anche se non si può escludere. Qui a mio parere deve entrare in campo l’Europa.

Come?

Niente ambiguità, un messaggio netto. Se Pechino seguirà Mosca fino in fondo ne pagherà le conseguenze. Ci sono sanzioni europee pronte a partire che possono avere implicazioni serie anche per le aziende cinesi, in particolare un’espansione del regolamento sui prodotti stranieri. Non a caso, a differenza delle banche di Stato che hanno dato finanziamenti diretti, le banche commerciali cinesi ultimamente sono state più prudenti con le aziende russe in quell’area.

Insomma, la vicenda può diventare un boomerang.

Sì, dopo il caos Huawei c’è il rischio di un nuovo contraccolpo. Ci sono molte aziende cinesi legate a doppio filo al settore tech russo. La Cina deve calcolare con attenzione un effetto a spirale di un sostegno dei russi in Ucraina, eppure stiamo vedendo l’esatto opposto. A New York, alle Nazioni Unite, i cinesi si sono apertamente schierati con la Russia. E c’è altro.

Cosa?

Se la Russia è stata in grado di spostare verso il fronte occidentale così tante truppe schierate in Siberia e al confine con la Mongolia e di farlo così in fretta, è perché la Cina ha dato le sue rassicurazioni.

Perché lo trova sorprendente?

Perché non ne aveva alcun bisogno, quel comunicato era evitabile. Poteva tornare sulle posizioni del 2014, quando ha difeso l’integrità territoriale ucraina, o perfino scegliere la neutralità, e non sarebbe incappata in alcuna conseguenza. In questo modo la partita è completamente cambiata.

In che modo?

Con uno sbilanciamento nei rapporti con l’Europa e l’Occidente, sempre più segnati dalla rivalità. Ci sono linee rosse che finora non erano state varcate. L’Europa, ad esempio, non si era mai spinta troppo in là su questioni come l’autonomia di Taiwan o in altre aree del Pacifico.

Poi?

Di fatto la Cina ha deciso di entrare nello spazio di sicurezza europeo insieme alla Russia. Abbiamo visto i segni premonitori di questa scelta durante la pandemia, dai cyber-attacchi alla cooperazione sulle armi tecnologicamente avanzate. L’Europa può e deve segnalare che un limite è stato superato.

Torniamo all’inizio. Quanto conta per la Cina la partita ucraina?

Sicuramente la Cina sta osservando da vicino. Il modo in cui Paesi europei ma anche asiatici come il Giappone reagiscono in concerto alla crisi ucraina e il coordinamento transatlantico sono un messaggio eloquente.

Kiev come Taiwan. Paragone azzardato?

Credo di sì. Trovo improbabile una mossa cinese a Taiwan nel breve termine. Prendere Taiwan per i cinesi è incomparabilmente più difficile che prendere Kiev per i russi. Di certo il riequilibrio strategico degli Stati Uniti in Europa, se portato agli estremi a causa della minaccia russa, può far tirare un sospiro di sollievo a Pechino.

Il grande gioco di Xi a Kiev. Parla Small (Gmf)

L’esperto del German Marshall Fund: la Cina non si era mai spinta a tanto, il sostegno ai russi in Ucraina è preoccupante. Sveglia Europa: le sanzioni possono far tremare anche Pechino. Kiev come Taiwan? Niente affatto

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