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In rete senza tregua. Connessi in una costante comunicazione senza anima, senza cuore. Lo schermo trasmette immagini appartenenti ad una realtà sempre più avanzata, per soluzioni tecnologiche, che non procura autentiche emozioni.

Il digitale ha anche pervaso la nostra quotidianità con i suoi benefici. È conoscenza, dati e potenzialità. Unisce mondi lontani e rende raggiungibili orizzonti inimmaginabili. Sembra avere una risposta per tutto.
La rete costruisce miti, modelli, alimenta stereotipi. Così lontani dalla natura umana, unica, imperfetta, affascinante per la sua unicità e imprevedibilità. Consente tutto e dà voce a chiunque abbia voglia di dire qualcosa, non importa cosa e come.

Impietoso, il mondo dei social non ammette imperfezioni, orientamenti o atteggiamenti non omologati. E tutto sfocia in aggressività e rancore. Aggancia fragilità, ottenendo la fiducia di vittime inconsapevoli. Con esiti talvolta drammatici, come denunciano i dati della Polizia Postale per i reati commessi via web.
Secondo gli esperti, sempre più diffusa è una nuova minaccia, la “solitudine digitale”. Contatti asettici, non alimentati da una comunicazione diretta, verbale e non verbale, escludono consapevolezza, desiderio, stupore, attesa.

Anche il giovane “metaverso” promette, dunque, nuovi orizzonti in cui sia possibile fare tutto ciò che si può immaginare. Internet “vissuto” dall’interno, non solo guardato dall’esterno. Sarà così?
È, comunque, un nuovo mondo. Da governare e in cui vivere con cautela.

È realtà la vendita all’asta, da Christie’s, di un’opera digitale di Mike Winkelmann (in arte Beeple), aggiudicata per oltre 69 milioni di dollari. Mentre due opere digitali della collezione NFT di “Boss Beauties”, dopo accusa di furto, sono state dichiarate dall’Alta Corte di Giustizia di Londra “valore suscettibile di essere oggetto di proprietà”. Prima importante pronuncia sul tema da parte di un tribunale europeo.

Potente strumento di propaganda del conflitto russo-ucraino, la rete. Il blocco di Meta, YouTube e TikTok ha disarmato blogger e influencer russi, con la chiusura dei canali social e la perdita di milioni di follower.
È tra i fenomeni più discussi e, forse, meno compresi dagli analisti, l’eco assordante del web. Un universo complesso che sembra donare tutto ma che può togliere tutto all’improvviso.
È, ad esempio, il successo del ventiduenne Khaby Lame, nato a Dakar da genitori senegalesi e cresciuto a Chivasso. Secondo tiktoker del mondo con 130 milioni di follower, dice ai giovani: “Non credere mai a chi ti dice che non ce la farai”.

Sono anche i processi già “decisi” dalla Rete prima del verdetto, come nel caso dell’attore John Depp, nella vicenda seguita con accanimento dai social. Conclusasi con condanna dell’ex moglie e ringraziamenti della star de “I pirati dei Caraibi” alla “community” che lo ha sostenuto. Naturalmente, senza voler assolutamente entrare nel merito dell’esito giudiziario.
Interessante, a Londra, il caso del ristorante “Nusr-Et Steakhouse” dell’imprenditore turco Salt Bae, proprietario di locali di lusso in tutto il mondo. Attraverso i social, ha conquistato una fama internazionale, poi frantumata dallo stesso potere della condivisione. Il ristorante del “macellaio della carne”, con bistecche da oltre mille euro, è ora precipitato tra i cento ultimi locali londinesi nella classifica Tripadvisor. Solo a causa del rapporto qualità-prezzo, come motivato nei commenti?

“Al di là di una preparazione sapiente della carne, chi andava da lui viveva un’esperienza seduttiva, determinata dal suo personaggio e dal protocollo liturgico seguito per la preparazione e il servizio dei piatti”, ha spiegato ad Huffpost Michele Costabile, docente della Luiss Guido Carli. “I social hanno amplificato la sua ascesa e possono accelerarne il declino”. Anche la rete, dunque, è disposta a rivedere le priorità?

E, così, il più grande influencer cinese, Li Jiaqi, 30 anni, il “Re dei rossetti”, famoso per i suoi video sul make-up, 60 milioni di follower, è stato cancellato dal web. La sua piattaforma è sparita dalla rete dopo aver postato una torta a forma di carro armato. Censurato alla vigilia del trentatreesimo anniversario della strage di piazza Tienanmen.

Ed è ancora un influencer a far riflettere. AAmir Liaquat Hussain, seguito da milioni di persone in Pakistan. Odiato, amato, noto per affermazioni sessiste, giudizi severi verso i musulmani eretici. Negli show televisivi, prometteva bambini abbandonati a coppie senza figli. “Una vera leggenda”, come lui si definiva. Prima politico, poi attore, presentatore e imprenditore, telepredicatore, ha trasformato tutto in oro con l’audience. Definito dalla terza moglie “peggiore del diavolo”, fuori dal suo controverso “personaggio” non era nessuno. È morto, solo, a 50 anni.

Nel mondo che guarda al presente con sgomento e al futuro con ansia hanno qualcosa in comune il mondo reale e il mondo virtuale?
Secondo il Digital new report annuale del Reuters Institute di Oxford sull’informazione, digitale e online, il 38% della popolazione, a livello globale, dichiara di evitare le notizie per la quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza. Il 43% si dice, inoltre, stanco per le troppe informazioni dedicate alla politica e al Covid e il 29% afferma che non ci si può fidare dei media. E, mentre il 36% ritiene le notizie deprimenti, per l’8% delle persone a livello globale e per il 6% degli italiani sono troppo difficili da capire.

E la realtà, spesso, non regge a verifiche stringenti. Gli esperti di ogni settore provano ad esaminare, spiegare, confrontarsi, con esito talvolta insoddisfacente. Tra offese, aggressività, menzogne, anche le relazioni interpersonali, persino quelle d’amore, restano intrise di dubbi e incertezze sotto la lente della sincerità, producendo nuova solitudine.

Prigionieri tra opacità e bisogno di condividere, nella presunzione di poter narrare tutto a modo proprio, quale verità, dunque, dietro la retorica delle parole? Quale vera comunicazione?
La riflessione investe la ricerca di nuove prospettive e un deciso cambiamento individuale. Nel silenzio delle parole.

Quali le armi giuste per una comunità nel suo complesso in crisi?
Nell’immaginazione costante di un mondo parallelo nel quale trovare rifugio, miti o religioni “ideali”, il futuro che guarda avanti è costruzione quotidiana. Nuova sfida, forse, soprattutto per le donne.
Quelle donne spesso oggetto di gogna mediatica, rabbia, violenza anche estrema. A partire dal linguaggio. Mentre la cronaca non si ferma per numero di femminicidi, dieci solo nel mese di giugno, e violenze ancor più inaudite.
Sono due donne che lanciano un messaggio di cambiamento, con coraggio e determinazione. Una “scossa” per la società e per la rete. Una solidarietà femminile, a volte sottovalutata dalle stesse donne.

Liliana Segre, 91 anni, dopo aver raccontato, per anni, nelle scuole, l’orrore della Shoah, ha affidato ora la sua storia di sopravvissuta all’Olocausto all’eco infinita della rete dell’imprenditrice e regina delle influencer Chiara Ferragni, con 27 milioni di follower. Per arrivare ancor più ai giovani e conservare la Memoria.
Tra polemiche, guadagni esorbitanti, dichiarazioni, a volte, inappropriate, seguito di follower senza confini, sarebbe, dunque, utopia convertire la rotta digitale verso il bene, in sinergia con il mondo reale? Forse, ognuno di noi potrebbe farlo.

Elena Dalla Ricca, molto seguita sui social come “Nonna Lina”, vera e propria influencer con ricette di cucina, cucito e messaggi di riflessione, ha scritto nel suo ultimo post, pubblicato dai figli dopo la sua morte, a 98 anni: “Quando leggerete questo scritto, significa che la mia vita terrena si è conclusa. La morte fa parte della vita. Ma è solo il mio corpo che ha abbandonato questo mondo. Il mio spirito è sempre qui accanto ai miei familiari e a tutti voi cari amici. Ora sono al cospetto di Dio in compagnia delle mie figlie e di mio marito”. “Anche se fisicamente non ci conosciamo è stato bello e piacevole avere percorso assieme a voi un pezzo della mia vita, mi siete stati di aiuto e conforto”. “La vita è meravigliosa e vale sempre e comunque viverla con onestà, sincerità, lealtà e nella carità”.

Nel difficile tempo senza nome che viviamo, i sentimenti aprono ancor più il cuore alla speranza di un futuro possibile. Emozioni alimentate da sguardi, sorrisi, parole, gesti che curano, con tenerezza e accoglienza. In una dimensione reale che allontana l’incertezza e traccia percorsi di fiducia per il domani. Sono messaggi che solo il cuore può generare. Anche attraverso la rete.
Nel bisogno di comunicare è la vita. Una vita che si può percorrere insieme. Nutrita dalle parole giuste ma, prima ancora, da scelte e comportamenti coerenti, adeguati a valori universali. Nel mondo virtuale come in quello reale. Possiamo crederci?

La comunicazione del futuro. Una nuova sfida per le donne?

Prigionieri tra opacità e bisogno di condividere, nella presunzione di poter narrare tutto a modo proprio, quale verità, dunque, dietro la retorica delle parole? Quale vera comunicazione?
La riflessione investe la ricerca di nuove prospettive e un deciso cambiamento individuale. Nel silenzio delle parole. Quali le armi giuste per una comunità nel suo complesso in crisi? La riflessione di Elvira Frojo

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