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Una delle principali criticità che si accompagna agli sforzi dell’Unione Europea di ricostruire una catena del valore europea nell’ambito dei materiali critici è proprio la necessità di garantire una filiera non solo sicura e competitiva, ma anche sostenibile.

Il dominio della Repubblica Popolare Cinese della filiera delle terre rare, dalle miniere ai magneti, rappresenta pertanto un significativo ostacolo, tanto per la sicurezza degli approvvigionamenti dinanzi a crescenti tensioni geopolitiche quanto per l’accettabilità di dipendere da fornitori con standard ambientali poco trasparenti.

In questo senso le terre rare rappresentano un problema di non poco conto, considerando che l’attività estrattiva e di processazione è associata ad inquinamento ed utilizzo di reagenti chimici tossici. E il problema è destinato sicuramente a protrarsi nel corso dei prossimi anni, dal momento che la domanda globale del clean-tech per la decarbonizzazione è destinato a trascinare la crescita dell’industria cinese, come rilevato dalle ultime stime di S&P.

La domanda per i metalli di terre rare, infatti, esploderà entro il 2030 raggiungendo 315.ooo tonnellate: si tratta di materiali per ora non rimpiazzabili per le performance tecniche garantite alle turbine, ai veicoli elettrici, agli smartphone, computer e pure nell’industria della difesa.

Tra gli obiettivi della Commissione europea, vi è quello di aumentare la quota del continente nella produzione dei magneti permanenti, componenti essenziali per la fabbricazione dei motori dei veicoli elettrici e che ha visto un crescente attivismo anche da parte degli Usa. Secondo i piani dell’European Raw Materials Alliance (ERMA), l’obiettivo è quello di fornire agli original equipment manufacturers (OEMs) europei, come Mercedes-Benz, Volskwagen, BMW, Stellantis, il 60% delle forniture sul totale della domanda, raggiungendo la quota di 7.000 tonnellate di output entro il 2030. Sono già in corso piani per supportare le industrie europee, anche facendo ricorso a finanziamenti tramite IPCEI.

E se nel breve-medio termine la fornitura di materiali processati in Europa non sarà direttamente perseguibile, è pertanto necessario assicurarsi che le forniture estere avvengano nel rispetto degli standard ambientali europei.

Il Circular System for Assessing Rare Earth Sustainability (o CSyARES), è un metodo innovativo elaborato dalla Rare Earth Industry Association (REIA), associazione creata nel 2019 con il supporto della Commissione, e dall’azienda olandese Circularise. È finanziato in toto da EIT Raw Materials, il network europeo che riunisce i principali stakeholders del settore dei materiali critici e che è responsabile dell’implementazione dell’Action Plan presentato nel corso del 2020 per assicurare all’Europe una fornitura stabile, sicura e sostenibile di materie prime per il Green Deal.

Circularise, fondata nel 2016 dall’ecologo industriale Mesbah Sabur, è una start-up sulla trasparenza delle supply chain con sede in Olanda. Si pone l’obiettivo di tracciare i materiali e i prodotti per risalire a monte, verificandone l’origine, i certificati, l’impatto carbonico, e altri dati utilizzando la tecnologia blockchain. Tra gli obiettivi stabiliti dall’azienda, vi è quello di favorire l’adozione dell’economia circolare, una delle priorità del regolatore europeo. Tra il 2020 e i 2021, Porsche ha utilizzato il servizio offerto da Circularise per certificare la tracciabilità della plastica utilizzata nei suoi processi.

La start-up olandese, appoggiata da REIA, collaborerà inoltre con BEC GmbH, un’azienda che opera nel settore della robotica, Grundfos, azienda danese leader nella settore dei sistemi di pompaggio, e Minviro, società di servizi che offre soluzioni nel settore minerario attraverso studi di life-cycle assessment.

Il sistema di tracciamento consentirà di stabilire standard globali lungo la filiera, aumentando la fiducia nei consumatori finali che richiedono sempre più spesso maggior trasparenza sulla “etichetta” di sostenibilità dei prodotti utilizzati. La tecnologia blockchain, infatti, consente di accedere a dati industriali sensibili mantenendo tuttavia l’integrità della proprietà intellettuale, attraverso un complesso meccanismo di criptazione e decriptazione delle informazioni all’interno di un network blockchain.

Attraverso l’impiego di CSyARES, le organizzazioni partner includeranno gli standard sulla performance di sostenibilità aggregati da REIA, convalidati da Mnviro con la tecnologia software di Circularise per la tracciabilità e trasparenza della supply chain. A questo punto, end user come Grundfos e BEC potranno così testare il sistema nel loro modello di business, tracciando e misurando l’impatto ambientale delle loro filiere. Secondo Nabeel Mancheri, raggiunto da Reuters, segretario generale di REIA, il sistema sarà operativo entro tre anni.

Si tratta di un progetto altamente innovativo e che affronta molteplici necessità. Dalla sostenibilità dei prodotti, fino ad una maggiore trasparenza dei materiali impiegati: informazioni che saranno sempre più un valore aggiunto e abilitatori per la trasformazione verso un’economia circolare. Soprattutto per gli attori che vorranno inserirsi in una delle filiere più strategiche per gli obiettivi di decarbonizzazione.

Tra cui il settore automotive, ora alle prese con l’accettabilità, politica ed economica, della transizione ai veicoli elettrici. Una maggior consapevolezza della propria supply chain da parte degli OEMs potrà tradursi in una maggior fiducia nei consumatori finali.

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