Skip to main content

Tutti conoscono l’articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico, la famosa clausola di difesa collettiva che rappresenta il cuore operativo dell’Alleanza. Ma pochi ricordano – e ancor meno sembrano valorizzare – il preambolo e i primi articoli del trattato, che definiscono l’essenza valoriale su cui poggia l’intera costruzione atlantica.

Nel disastroso incontro del 28 febbraio scorso tra il presidente americano Donald Trump e quello ucraino Volodymyr Zelensky, abbiamo assistito alla manifestazione più evidente di questa amnesia valoriale. L’atteggiamento del presidente americano non solo ha umiliato un paese in guerra, ma ha contraddetto in modo flagrante i principi fondanti dell’Alleanza.

Rileggendo il preambolo del Trattato di Washington del 1949, troviamo parole che oggi suonano quasi rivoluzionarie: “Le Parti del presente Trattato riaffermano la loro fede nei fini e nei principi dello Statuto delle Nazioni Unite e il loro desiderio di vivere in pace con tutti i popoli e con tutti i governi. Esse sono determinate a salvaguardare la libertà, il comune retaggio e la civiltà dei loro popoli, fondati sui principi della democrazia, sulle libertà individuali e sulla preminenza del diritto”.

Questi non sono semplici orpelli retorici, ma l’autentico fondamento dell’Alleanza. La Nato non è nata solo come organizzazione militare, ma come comunità di valori. L’articolo 2, troppo spesso ignorato, chiarisce ulteriormente questa visione: “Le Parti contribuiranno allo sviluppo di relazioni internazionali pacifiche e amichevoli, rafforzando le loro libere istituzioni, favorendo una migliore comprensione dei principi su cui queste istituzioni sono fondate, e promuovendo condizioni di stabilità e di benessere. Esse cercheranno di eliminare ogni contrasto nelle loro politiche economiche internazionali e incoraggeranno la collaborazione economica tra ciascuna di esse o tra tutte”.

Questo articolo evidenzia come l’impegno dell’Alleanza non si limiti alla sfera militare, ma abbracci la promozione della democrazia, dello stato di diritto e della collaborazione economica. È precisamente questo aspetto che Emmanuel Macron aveva in mente quando, durante il primo mandato di Trump, aveva dichiarato che la Nato era “cerebralmente morta”. Il presidente francese non criticava le capacità militari dell’Alleanza, ma la perdita della sua anima valoriale.

Oggi, la situazione appare ancora più grave. La mortificazione inflitta a Zelensky alla Casa Bianca non è solo un episodio diplomatico sfortunato, ma un sintomo di una crisi più profonda che minaccia l’essenza stessa dell’Alleanza. Se il presidente americano può trattare con tale disprezzo un Paese che lotta per la propria sopravvivenza contro l’aggressione russa, quali garanzie rimangono per gli altri alleati? Se i valori fondanti dell’Alleanza vengono così apertamente calpestati dal suo membro più potente, che senso ha parlare ancora di “comunità atlantica”?

La coesione della Nato non si basa solo sulla potenza militare americana o sul timore di un nemico comune. Si fonda sulla condivisione di principi e valori che trascendono gli interessi nazionali immediati e costituiscono il vero centro di gravità dell’Alleanza. Questi valori rappresentano il collante che ha permesso alla Nato di sopravvivere anche dopo la fine della Guerra Fredda, quando il nemico comune sovietico è venuto meno. Se la Nato non verrà vista come una comunità di valori, il sostegno pubblico e la solidarietà reciproca potranno facilmente essere compromessi.

Quella a cui assistiamo oggi potrebbe trasformarsi in una profonda crisi identitaria dell’Alleanza atlantica. E senza l’adesione ai valori comuni espressi nel preambolo e nell’articolo 2, la Nato rischia di trasformarsi in una vuota struttura militare, priva di quella legittimità morale che ha rappresentato per decenni la sua vera forza.

La Nato deve ripartire dai valori comuni. L’analisi del gen. Caruso

Di Ivan Caruso

L’incontro-scontro tra Trump e Zelensky non è solo uno strappo alle convenzioni diplomatiche, ma un segnale preoccupante di come l’Alleanza Atlantica stia dimenticando il proprio fondamento valoriale. L’analisi del generale Ivan Caruso, consigliere militare della Società italiana per l’organizzazione internazionale (Sioi)

Artem Uss è tornato a parlare dopo la fuga dall’Italia. Ecco cos’ha detto

L’uomo, evaso dai domiciliari nel milanese due anni fa mentre aspettava l’estradizione verso gli Usa, ha rilasciato un’intervista a un media russo. Definisce “ridicole” le affermazioni secondo cui lui o i suoi parenti abbiano pagato per la fuga e fa capire che la regia è stata di Mosca. Il Tribunale del riesame di Milano ha confermato i domiciliari per Dmitry Chirakadze, l’oligarca che avrebbe coordinato la fuga

Tutto pronto per la discussione alla Camera sulle nuove regole sullo spazio

Il Disegno di legge sulla Space economy arriva in Aula alla Camera con l’obiettivo di regolamentare l’accesso allo Spazio, rafforzare la sicurezza e promuovere gli investimenti. Regole più chiare e nuovi strumenti: l’Italia punta a consolidare la propria leadership nello scenario spaziale globale

Gnènte, in difesa dei cinema. I ricordi (d'essai) di Ciccotti e Fiori

Di Eusebio Ciccotti e Giuseppe Fiori

A Roma, dopo la morte dei cinema d’essai, dei cineclub, e delle sale parrocchiali, negli anni a Novanta, ora tocca alle sale di cinema storiche: trasformate in sale slot o centri commerciali. Un danno culturale inestimabile. L’appello di Renzo Piano, in difesa delle sale cinema, a Sergio Mattarella e Giorgia Meloni, ha subito incontrato l’adesione di centinaia di autori di cinema: da Martin Scorsese a Wes Anderson, da Francis Ford Coppola a Jane Campion. In ricordo dell’amore per le sale di cinema, il racconto di Eusebio Ciccotti e Giuseppe Fiori

F35 in India? Ecco perché il dossier è importante

La semplice disponibilità dell’amministrazione Trump a discutere la condivisione di una tecnologia così avanzata come gli F-35 rappresenta un segnale nei rapporti Usa-India

Cyber-spionaggio cinese. Chi ha violato i server dell’intelligence belga

Un gruppo di hacker sostenuto dallo Stato cinese ha violato il server di posta elettronica del servizio d’intelligence belga tra il 2021 e il 2023, intercettando il 10% delle e-mail. La procura federale belga indaga

Il mondo smarrito e la rotta di Francesco. La riflessione di Cristiano

Il modello di sinodalità che Francesco ha proposto alla sua Chiesa è stato il più grande contributo offerto al mondo per adeguare la democrazia, che è liberal democratica, alle sfide del nuovo millennio. Il commento di Riccardo Cristiano

Le tre carte di Meloni al summit di Londra. I consigli di Mayer

L’incontro nella capitale britannica, a cui parteciperà anche Zelensky, è cruciale. La premier ha davanti a sé l’occasione di tenere alto l’onore dell’Italia mantenendo la parola data e non guardando in faccia in nessuno. Il commento di Marco Mayer

La Chiesa annoveri De Gasperi tra i suoi testimoni privilegiati. Scrive Alli

La causa di beatificazione di Alcide De Gasperi era stata avviata nel 1993 a Trento, per proseguire, negli ultimi anni, presso il Tribunale Diocesano di Roma. La cerimonia di ieri, ha sancito la fine della fase istruttoria. La conclusione dell’istruttoria rappresenta in sé un evento di straordinaria importanza. In un contesto certamente più complicato di quello di oggi, la fede incrollabile De Gasperi e la sua visione della politica  rappresentarono un solido punto di riferimento per l’Italia e per l’Europa

Automotive, quale bussola per Bruxelles. Risponde il prof. Pozzi

Di Cesare Pozzi

L’industria che gravita intorno alla produzione di autovetture è ancora oggi il più grande datore di lavoro privato nel mondo occidentale. Ma ora stanno emergendo, con l’arretramento dei produttori europei, nuove aree produttive, quali in primis India e Thailandia, accanto alla Cina che ospita ormai nel 2023 poco meno della metà della produzione mondiale. L’analisi di Cesare Pozzi, Professore di Economia industriale presso la Luiss Guido Carli e Università di Foggia

×

Iscriviti alla newsletter