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L’ottimismo è una cosa, la realtà un’altra. Se e quando l’Italia potrà staccare il tubo del gas dalla Russia non sarà oggi, o domani. Tuttavia, a voler fare esercizio di onestà, la strada intrapresa dal premier Mario Draghi è quella giusta, spiega a Formiche.net Matteo Villa, economista dell’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale. Anche se alla fine, bisogna farli bene, i conti.

Mario Draghi è volato in Algeria e ha portato a casa 9 miliardi di metri cubi di gas. Ora tocca ad Angola e Congo. Qualcosa si muove. O no?

Certamente è un primo passo, ma è pur sempre un pezzettino della grande operazione che porta all’emancipazione da Mosca. Facciamo i conti. All’Italia servono 30 miliardi di metri cubi di gas per sostituire la Russia. Risparmiando in casa nostra se ne possono ottenere cinque, poi ce ne sono altri 25 da trovare.

C’è l’Algeria, però…

Piano. Nove miliardi ce li darà in due anni, non prima e poi il gas che vende non lo vende solo a noi, ma anche alla Francia e alla Spagna. E non possiamo pensare che Algeri lasci a secco Parigi e Madrid per far felice Roma. D’altronde 9 miliardi sono molti, è un bello sforzo per il Paese africano, non sarà così facile incassare quei 9 miliardi di metri cubi.

Insisto con l’ottimismo. Angola, Congo sono all’orizzonte…

Vero, Draghi lo ha detto e lo farà. E cercherà gas liquefatto ma attenzione, il mercato del Gnl è dinamico e in Italia non ci sono rigassificatori, siamo già oggi all’85% della capacità, al massimo di Gnl ne possiamo avere due di miliardi di metri cubi. Dunque, se davvero l’Algeria ci dà 9 miliardi, cinque ne risparmiamo in Italia e due di Gnl arrivano dall’Angola, non arriviamo a 30. Ecco perché è difficile smarcarsi dalla Russia. E poi c’è il problema dei costi.

Ovvero?

L’Algeria non ce lo regalerà il gas e prevedo delle addizionali da scaricare su imprese e famiglie. Oggi il gas costa più di prima, questo è un dato di fatto. Il gas russo costa di meno, è sempre stato così. Ora il gas è più caro e di questo non si può non tenerne conto.

Villa, lei ha citato la moria di rigassificatori. Vale la pena investirci o puntare dritti sull’Africa?

Ci stiamo già investendo, basti pensare alle due nuove navi che arriveranno, che potrebbero portare il monte-gas alternativo alla Russia a 25 miliardi. Ma è tutto da vedere, anche perché non dimentichiamoci che l’obiettivo dell’Europa è dire addio al gas, entro 15 anni.

Scusi ma allora se cerchiamo gas e poi lo abbandoniamo…

E infatti il futuro sono le rinnovabili. Ha senso oggi investire in quelle due navi, ma nel lungo termine servirà un cambio di prospettiva, di passo. Come a dire, più verde e meno gas. Oggi ci serve il gas, subito e anche il carbone, ahimè. Sempre che vogliamo sganciarci da Mosca. Poi si vedrà.

Chiudiamo sulle sanzioni. Alla Russia fanno male… errore?

I danni alla Russia derivanti dalle sanzioni non sono ancora quelli che ci si potevano attendere. Sappiamo bene che, se vogliamo colpire Mosca, l’unico vero obiettivo possono essere le loro esportazioni energetiche. Ma abbiamo anche molta paura, perché a quelle esportazioni, e al gas in particolare, siamo legati a doppio filo.

libia, petrolio

Il gas è questione di conti, Draghi non lo dimentichi. Parla Villa (Ispi)

L’economista dell’Istituto per gli studi di politica internazionale: attenzione all’euforia, l’Algeria ci darà 9 miliardi di metri cubi di gas, è vero, ma non prima di due anni. E senza rigassificatori sarà dura incassare il Gnl di cui abbiamo bisogno. Le sanzioni? Fanno male a Mosca ma non come crediamo

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