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Anche per Giancarlo Giorgetti è il momento di una riforma del Golden Power, ovvero lo strumento che permette al governo di dettare condizioni e di opporsi all’acquisito di partecipazioni e di porre il veto all’adozione di determinate delibere societarie nei settori strategici al fine di tutelare l’interesse nazionale. Serve uno strumento più stringente, che non limiti il libero mercato ma protegga gli asset nazionali che sempre più spesso passano da piccole e medie imprese con valenza strategica, particolarmente esposte alla luce del contesto competitivo internazionale e dalla sempre più evidente fusione tra civile e militare come insegna la strategia cinese. Questa, secondo quanto risulta a Formiche.net, la linea del ministro dell’Economia, che già da sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel governo Conte I e da ministro dello Sviluppo economico nel governo Draghi, si è occupato della materia.

L’allarme è stato lanciato nel corso di un Consiglio dei ministri di fine ottobre che ha portato all’adozione del decreto del presidente del Consiglio dei ministri datato 29 ottobre recante “l’esercizio dei poteri speciali, con veto, in ordine alla notifica della società Manta Aircraft S.r.l. – Progetto di collaborazione fra Manta Aircraft S.r.l. e la società cinese Shenyang Aviation Industry Group, finalizzata al finanziamento ed alla costruzione di 2 prototipi civili del velivolo denominato ‘ANN Plus’, che sarà destinato al trasporto di passeggeri tra una regione e l’altra della Cina”.

Proprio questa decisione – evidentemente inaspettata considerato che la partnership industriale era stata presentata il 26 ottobre con l’impegno a presentare un modello a grandezza naturale del “taxi aereo” ANN Plus al China Airshow che si terrà la prossima settimana a Zhuhai – riflette i timori del ministro Giorgetti, varesino, considerato che la società italiana coinvolta ha sede a Sesto Calende, in provincia di Varese. Di “questione settentrionale” sul Golden Power scrivevamo su Formiche.net due anni fa. 

Lo strumento è stato al centro di un evento organizzato venerdì da Mediobanca. Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ha spiegato che i numeri del 2024 sono in linea con quelli del 2023: al 31 ottobre di quest’anno 661 operazioni notificate, 27 casi di esercizio dei poteri speciali, di cui 25 con prescrizioni (soprattutto nei settori sicurezza e difesa) e due con veto. Il sottosegretario ha tenuto a sottolineare che il governo è ben consapevole sia dei limiti sia dei costi dello strumento. Di uso oculato e responsabile ha parlato Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy. Dall’altra parte, il giurista Sabino Cassese ha descritto il Golden Power come un’arma a doppio taglio e Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, ha invitato la politica a trovare un “equilibrio” tra tutela della sicurezza nazionale e crescita economica.

Poco più di un anno fa l’Ufficio valutazione impatto del Senato suggeriva che la “stratificazione normativa” degli ultimi dieci anni in materia di Golden Power “ha restituito un quadro regolatorio frammentato” che rende “opportuna una complessiva risistemazione”. Nel documento di analisi “Golden Power. La disciplina dei poteri speciali del governo”, i tecnici del Senato individuavano anche l’occasione per “un’armonizzazione sulle norme applicabili ai settori considerati strategici e un adeguamento delle misure, anche nell’ottica di semplificazione degli obblighi a carico dei soggetti economici interessati”.

Golden Power, l’allarme di Giorgetti sulle Pmi spinge verso la riforma

Come evidenziano sia il recente veto sull’intesa tra un’azienda varesina di “taxi aerei” e una società cinese sia il dibattito a Mediobanca di venerdì, un aggiustamento dei poteri speciali appare inevitabile. Il ministro dell’Economia cerca soluzioni per proteggere le piccole e medie imprese con valenza strategica

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