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C’è qualcosa di paradossale nella grande crisi del debito cinese. Il 2021 verrà ricordato come l’anno del collasso di Evergrande, il gigante immobiliare dai piedi d’argilla, simbolo di una grande illusione: un’economia forte, invincibile se vista dall’esterno. Ma molto fragile e contraddittoria se la prospettiva si sposta dentro i confini. Ora, mentre ormai Evergrande tocca con mano l’insolvenza e dunque il fallimento (Fitch e ora anche Standard&Poor’s hanno ridotto a spazzatura il debito del gruppo immobiliare), schiacciato da 305 miliardi di esposizione verso banche, fondi e mercato, ecco il paradosso.

E cioè che i creditori cinesi hanno citato in giudizio Evergrande per oltre 13 miliardi di dollari, riconducibili a pagamenti scaduti. Più nel dettaglio, un tribunale della Repubblica popolare ha preso in carico quasi 400 cause civili contro Evergrande, per un totale di 84 miliardi di yuan, circa 13,2 miliardi di dollari, secondo alcuni documenti ufficiali esaminati dal Financial Times.  “I creditori stanno correndo per portare Evergrande in tribunale in modo che possano essere in una posizione migliore per riavere i loro soldi in caso di ristrutturazione del debito”, ha affermato Bo Zhuang, analista di Singapore presso il gestore patrimoniale Loomis Sayles.

Priorità dunque ai creditori domestici. Ma gli altri? Bisogna sempre ricordare che il grosso del debito di Evergrande guarda all’estero e i risarcimenti chiesti da obbligazionisti cinesi sono solo una parte delle somme dovute. La sensazione è che c’è chi rimarrà a bocca asciutta. Ricordiamo che anche Suning – il colosso cinese che controlla l’Inter – è legata alla società. Nel 2017 una controllata di Suning Appliance aveva anticipato ad Evergrande capitali per 20 miliardi di yuan (circa 2,6 miliardi di euro), sottoscrivendo azioni di classe A di Evergrande Real Estate (nota anche come Hengda Real Estate) destinate alla quotazione in borsa, con la promessa di forti dividendi.

Pechino ha buoni propositi per il 2022: impedire nuovi casi Evergrande. Le autorità del Dragone hanno deciso di mettere in campo una serie di misure con le quali scongiurare la formazione di nuove bolle di debito, legate soprattutto al mattone. La prima stretta sarà sul cosiddetto debito nascosto, quello generato per finanziare progetti sballati e dalla dubbia redditività.

“Vogliamo bloccare le emissioni di debito illegale, rafforzando la gestione delle fonti di rischio con uno screening più rigoroso dei progetti di costruzione locali per evitare che nuovi progetti siano finanziati da nuovi debiti nascosti'”, ha affermato il vice ministro delle finanze Xu Hongcai. Basterà?

Cina

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