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Due nomi nuovi percorrono le orbite dell’economia spaziale. La storica sigla Maxar scompare dal lessico di settore e lascia il posto a Vantor e Lanteris, due marchi pensati per chiarire ruoli e ambizioni dopo anni di riorganizzazione. L’immaginario collettivo conserva le immagini firmate dal vecchio brand, ma l’azienda vuole cambiare pelle e messaggio. Il rebranding non nasce da un capriccio grafico, ma racconta invece un passaggio industriale maturo e un tentativo di mettere ordine tra satelliti che osservano e satelliti che si costruiscono.

Vantor per i dati, Lanteris per i satelliti

La novità è doppia e porta conseguenze pratiche. Maxar intelligence diventa Vantor, con quartier generale a Westminster in Colorado, e annuncia Tensorglobe, piattaforma di intelligenza spaziale che fonde dati da satelliti, droni e sensori a terra per creare un gemello digitale aggiornato in tempo reale. Nel catalogo compaiono anche Raptor per la navigazione autonoma in assenza di Gps e Sentry per il monitoraggio persistente di siti sensibili. Dall’altra parte Maxar space systems adotta il nome Lanteris, guidata a Palo Alto (California) da Chris Johnson, e rivendica il ruolo di cantiere di riferimento per componenti e bus, usati con L3Harris per la rete Tranche tracking layer e per missioni geostazionarie e profonde. La scelta di due identità distinte serve a sciogliere ambiguità nel dialogo con clienti pubblici e industriali, un tema cresciuto dopo la separazione operativa del 2023 e l’ingresso del fondo Advent. Il messaggio è chiaro, ognuno fa il suo mestiere, uno gestisce e rende fruibile l’informazione, l’altro costruisce l’infrastruttura orbitale che la genera.

Oltre il rebranding, la sfida dell’intelligenza spaziale

Il cambio di pelle non riguarda soltanto il marketing. Per Vantor l’orizzonte è una competizione sul terreno dei sistemi decisionali automatizzati, dove la qualità del dato conta quanto la capacità di orchestrare sensori eterogenei e integrarsi nelle architetture militari e civili. Le partnership annunciate con attori come Anduril e Saab, insieme al supporto all’industria Uav di Taiwan, segnalano una strategia che punta a prodotti software scalabili e a una presenza più capillare nei programmi alleati. Lanteris, intanto, prova a capitalizzare un ciclo industriale favorevole, con la famiglia dei bus che copre dalla costellazione tattica alla grande potenza geostazionaria, e con l’esperienza accumulata su piattaforme come Worldview legion già in orbita. La separazione dei marchi potrebbe semplificare procurement e catene di fornitura, allineando finanza privata e tempistiche dei contratti pubblici. Per l’Europa la mossa è un promemoria, conta dotarsi di player capaci di offrire insieme infrastrutture e intelligenza, senza perdere di vista la sovranità del dato. La competizione corre anche sull’AI a bordo e sul tasking automatico. La sfida comincia ora.

Addio Maxar, arriva l’era dei gemelli digitali e dei bus spaziali

La scomparsa del marchio Maxar segna l’inizio di una nuova fase per l’industria spaziale americana. Con Vantor e Lanteris si ridisegnano ruoli e strategie, da un lato piattaforme di intelligenza che integrano dati e sensori, dall’altro la costruzione di bus satellitari per missioni tattiche e geostazionarie. Un rebranding che diventa scelta industriale e geopolitica, con implicazioni anche per l’Europa

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