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Non è più il tempo di soli sistemi anti missile o bunker sotto terra. La nuova guerra si combatte a colpi di attacchi ibridi al fine di destabilizzare le infrastrutture sociali di un Paese, per questa ragione va approntata una difesa digitale a 360 gradi non più rinviabile. Sono trascorsi pochi giorni dal Consiglio supremo di difesa in cui sono state approfondite numerose questioni legate a tale tema e la consapevolezza di un quadro in costante movimento è ormai diffusa.

PREPARARSI AGLI ATTACCHI IBRIDI

Ogni giorno l’Italia subisce 80 attacchi hacker contro siti istituzionali, reti trasportistiche, banche, società comunali legate ai bisogni primari come acqua, luce, gas: lo ha certificato la divisione di Leonardo che dalla sede di Chieti monitora circa due miliardi di dati quotidiani al fine di trovare una potenziale minaccia in un paese come l’Italia dove si conta il 10% degli attacchi mondiali. I numeri sciorinati oggi al Senato dall’ambasciatore Stefano Pontencorvo, presidente di Leonardo (in occasione della conferenza “Minacce ibride e instabilità internazionale: la risposta dell’Italia”) vogliono dire due cose: che il nostro Paese deve rafforzare la risposta contro questi attacchi e che al contempo serve maturare la consapevolezza che la tecnologia spaziale è oltremodo esposta alle intemperie geopolitiche.

Il primo rischio è rappresentato dall’approvvigionamento delle materie prime che servono al settore aerospaziale. Il vanadio, il molibdeno usati nei motori spaziali, il tungsteno nelle munizioni, il titanio nell’industria della sicurezza. “Purtroppo siamo alla mercè degli altri”, ammette con amarezza Pontecorvo, dal momento che la Cina produce il 70% del vanadio mondiale, la Russia è prima al mondo per palladio e seconda per potassio, tutti materiali utilizzati nell’aerospazio, un settore tremendamente esposto alle minacce ibride. L’Europa importa l’80% dei materiali rari dalla Cina e solo due aziende sono in grado di lavorarli. Non solo quei preziosi minerali hanno applicazioni civili (come le risonanze magnetiche), ma anche e soprattutto nel settore difesa dove sono usati per radar, sensori, laser, microonde, satelliti, sistemi di comunicazioni spaziali.

“Significa che possiamo anche essere un paese molto avanzato e con parecchie idee, ma senza quei materiali non andiamo da nessuna parte”, ammonisce Pontecorvo. In questa direzione si è inserito il non-paper del ministro della Difesa Guido Crosetto secondo cui “siamo sotto attacco, servono 10-15mila militari in più”. Il riferimento è ad un’arma cyber, anche con civili, di almeno 5mila unità e di un comando congiunto. In quel report vengono esplicitate da offrire sulla base di alcune linee d’azione, nella consapevolezza che la difesa digitale non è più rinviabile.

SCHENGEN MILITARE

L’Ue intanto è al lavoro per una sorta di ‘Schengen militare’, definita una innovazione nel settore difesa, perché mira ad integrare le singole realtà con tempi più veloci. In questa direzione va l’accelerazione imposta da Bruxelles per “ridurre i tempi dei permessi per lo spostamento di mezzi e uomini all’interno dell’Europa a massimo “tre giorni lavorativi”.

In questo senso la Commissione europea si concentra su quattro priorità: “sostenere gli investimenti nelle aziende del settore della difesa, accelerare lo sviluppo di nuove tecnologie, ampliare l’accesso alle capacità di difesa e promuovere le competenze necessarie per mantenere il vantaggio tecnologico dell’Europa”disporre la creazione di un quadro di emergenza per accelerare ancora di più le procedure in caso di crisi, rafforzare le infrastrutture, condividere le capacità (treni, aerei, navi) con la creazione di coalizioni di Stati membri e rafforzare la governance e il coordinamento”, con una certezza oggettiva: le innovazioni come l’intelligenza artificiale, i sistemi quantistici, i droni e le tecnologie spaziali stanno mutando il quadro complessivo.

Allarmi cyber, 80 attacchi al giorno contro l'Italia. Serve più difesa digitale

L’Europa importa l’80% dei materiali rari dalla Cina e solo due aziende sono in grado di lavorarli. Non solo quei preziosi minerali hanno applicazioni civili (come le risonanze magnetiche), ma anche e soprattutto nel settore difesa dove sono usati per radar, sensori, laser, microonde, satelliti, sistemi di comunicazioni spaziali

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