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L’ordine esecutivo è atteso nella giornata di venerdì, ma il principio che lo muove è ormai noto. In base a quanto scrivono alcuni media – il primo è stato The Information – la Casa Bianca starebbe preparando una misura con cui imporrà al Dipartimento di Giustizia di intentare cause legali contro quegli Stati federali che approvano leggi che regolano l’intelligenza artificiale, mentre a quello del Commercio di bloccare i finanziamenti governativi per la banda larga relativi al prgramma da 42 miliardi di dollari, chiamato Broadband Equity, Access and Deployment (Bead). All’interno del Dipartimento verrà istituita una AI Litigation Task Force, che si occuperà unicamente dei contenziosi “sulla base del fatto che tali leggi regolano incostituzionalmente il commercio interstatale, sono precluse dalle normative federali vigenti o sono altrimenti illegali secondo il giudizio del Procuratore generale”, si legge nella bozza circolata. Al ministero di Pam Bondi spetterebbe anche la stesura di linee guida da seguire.

Si tratta di una misura che trova nuova vita dopo l’intoppo di qualche settimane fa. Donald Trump voleva infatti imporre una moratoria di dieci anni per impedire agli Stati di legiferare sull’IA, da inserire all’interno del suo Big, Beautifull Bill. In quel caso non ci era riuscito, anche per via delle proteste di chi lo considerava come un pericolo per la sicurezza, compresi alcuni repubblicani. Ora però il GOP starebbe pensando di includerla all’interno del più grande disegno di legge relativo alla difesa, ovvero il National Defense Authorization Act (Ndaa).

Per Trump è una questione strategica di primo rilievo. “L’eccessiva regolamentazione da parte degli Stati minaccia di indebolire questo motore di crescita. Dobbiamo avere un unico standard federale invece che un mosaico di cinquanta regimi normativi statali”, scriveva su Truth martedì, convinto che con uno spezzativo legislativo la Cina “ci raggiungerà facilmente nella corsa all’intelligenza artificiale”. Per cui, esortava i suoi: “Ineseritelo nell’Ndaa o approvate un disegno di legge separato e nessuno potrà mai competere con l’America”.

Non sarà così facile. L’ordine esecutivo è spalleggiato dalle Big Tech, ma all’interno del Partito repubblicano rimane un certo scetticismo, specialmente nell’area Maga tanto cara al presidente americano. “Non dovrebbe esserci una moratoria sui diritti degli Stati sull’IA, devono mantenere il diritto di regolamentare e legiferare su questa e su qualsiasi altro argomento a beneficio del proprio Stato”, è il pensiero della deputata Marjorie Taylor Green, che da qualche tempo è diventata atipicamente critica con Trump. Anche il governatore della Florida, Ron DeSantis, si mostra contrario e parla di “un eccesso di potere da parte del governo federale”. “Togliere agli Stati la giurisdizione per regolamentare l’intelligenza artificiale è un sussidio alle Big Tech e impedirà loro di proteggersi dalla censura online del discorso politico, dalle applicazioni predatorie che prendono di mira i bambini, dalle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale e dalle intrusioni nei data center sulle risorse energetiche”.

Per il tycoon questa resistenza della sua base potrebbe essere un problema. Anche perché a condividerla sembra essere gran parte della popolazione. Da un sondaggio del Pew Research Center è emersa una grande preoccupazione per le conseguenze nocive della tecnologia, con una particolare attenzione all’impatto che questa ha sui bambini e sul lavoro: il 50% degli americani si dice più preoccupato che entusiasta per l’aumento esponenziale di strumenti di IA.

Trump ci riprova? Un ordine esecutivo vuole bloccare gli Stati sull'IA

Circola una bozza con cui la Casa Bianca chiede al Dipartimento di Giustizia di intentare causa per eventuali legislazioni federali e a quello del Commercio di bloccare i fondi statali sulla banda larga per quelli che non rispettano le regole. Torna di moda anche la moratoria sulla tecnologia. Ma c’è chi si oppone, compresi i repubblicani

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