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Il mercato delle telecomunicazioni non è mai troppo fermo. La concorrenza, l’Italia insegna, in questi anni ha messo gli operatori nelle condizioni di guardarsi costantemente intorno, per cercare sinergie con cui farsi le spalle un po’ più larghe. Tim, per esempio, ha da tempo aperto più fronti. Orfana della rete, ceduta nel luglio del 2024 per 22 miliardi alla cordata Kkr-Mef-F2i, l’ex Telecom ha potuto aumentare il suo spazio di manovra per gli investimenti ed esplorato nuovi orizzonti. Prima le sfumate nozze con Iliad, per la messa a sistema delle attività in Italia, poi il crescente feeling con Poste, nel frattempo diventata azionista di riferimento di Tim dopo l’uscita di scena dei francesi di Vivendi: dal passaggio di PosteMobile sulla rete Tim, alla nascita del polo dell’energia per l’offerta di luce e gas.

Ora per il gruppo telefonico guidato da Pietro Labriola è giunto un altro traguardo. Sotto forma di importante accordo con la finlandese Nokia per l’espansione e la modernizzazione della rete 5G, garantendo servizi evoluti ai clienti del gruppo e contribuendo a portare la banda ultra-larga nelle aree meno servite. L’accordo permetterà ai clienti di Tim di beneficiare di connessioni mobili ancora più veloci e stabili, una maggiore qualità della rete nelle aree urbane e rurali, tempi di risposta più rapidi per applicazioni digitali e servizi cloud, e un’esperienza più efficiente per lo streaming, il gaming, la collaborazione da remoto e i servizi digitali delle aziende e della Pubblica amministrazione.

“Questa partnership unisce due protagonisti dell’innovazione europea con l’obiettivo di valorizzare le filiere tecnologiche continentali e accelerare lo sviluppo di soluzioni strategiche per la sovranità digitale e industriale dell’Europa”, ha rimarcato Labriola. Sul piano tecnologico, l’accordo prevede l’adozione di soluzioni radio e piattaforme di rete di ultima generazione, già predisposte per l’integrazione con l’intelligenza artificiale e progettate per offrire maggiore capacità, migliori performance e un consumo energetico ridotto, contribuendo a diminuire l’impatto ambientale delle infrastrutture.

Volendo dare uno sguardo industriale, l’intesa sottoscritta con Nokia consolida quindi la traiettoria di rilancio di Tim, basata su innovazione tecnologica, disciplina finanziaria e sostenibilità: il progetto, infatti, contribuisce al piano Net Zero di Tim, che integra obiettivi industriali e ambientali per una crescita delle infrastrutture più efficienti e intelligenti. L’efficienza energetica e il controllo dei consumi rappresentano infatti elementi centrali nel percorso del gruppo verso la decarbonizzazione e l’innovazione responsabile.

Adesso bisogna tornare a guardare al mercato. Partendo da un presupposto, ovvero la buona salute dell’ex monopolista. Il quale, nel terzo trimestre del 2025, ha confermato non a caso il percorso di crescita intrapreso, registrando un aumento dei ricavi e dei margini in linea con le attese. Migliorato, di conseguenza, l’utile del gruppo, tornato al segno più: al 30 settembre 2025, il risultato netto prima prima delle quote di competenza dei terzi dei primi nove mesi del 2025 è positivo per 46 milioni di euro, con il risultato netto attribuibile ai soci della controllante che vale la metà, cioè 23 milioni di euro, a fronte di ricavi, sempre nei nove mesi, a quota 10 miliardi (+2,3%). Conti in ordine, nell’attesa di prossime mosse in chiave consolidamento del mercato delle tlc italiane. CK Hutchison, azionista di Wind Tre, starebbe valutando una potenziale alleanza con Iliad. Si tratterebbe dell’ennesimo tentativo (del resto già ipotizzato all’inizio del 2025) di consolidare il mercato nazionale delle telecomunicazioni. E non è detto che stavolta succeda.

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