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Continua la tensione nel Mar dei Caraibi. Con il proseguimento delle operazioni militari americane contro la rete di narcotraffico venezuelana, i governi del Regno Unito e del Canada hanno deciso di bloccare gli accordi di condivisione dell’intelligence con gli Stati Uniti per rintracciare e intercettare le navi sospette di traffico di droga.

La notizia è stata diffusa dall’emittente Cnn e avrebbe come motivazione il timore dei britannici che le informazioni fornite possano essere usate per attacchi letali. Al momento il bilancio dei morti nelle operazioni americane è di 76 persone.

Per i funzionari del Regno Unito si tratterebbe di “esecuzioni extragiudiziali” che violano il diritto internazionale e non loro non vogliono essere coinvolti in alcun modo. Lo stesso pensiero è condiviso da Volker Türk, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani.

Intanto, il governo di Trinidad e Tobago prepara la deportazione massiva di migranti venezuelani illegali, mentre il regime di Nicolas Maduro ha sospeso tutti gli accordi energetici con l’isola perché considera il primo ministro trinitaiese Kamla Persad-Bissessar un’alleata di Trump.

Ma cosa ci sarebbe veramente dietro queste operazioni militari degli Stati Uniti nel Mar dei Caraibi? Per alcuni analisti ci sarebbero interessi per l’estradizione delle riserve di gas nella regione, che sono compromessi dalla posizione del regime venezuelano.

Alberto Cisneros, ceo e presidente della Global Business Consultants, firma specializzata nell’ outsourcing di gas e petrolio in America latina, ha spiegato all’emittente tedesca Deutsche Welle che l’obiettivo nordamericano è di natura esclusivamente geopolitica: “Il mercato è completamente saturo con la propria produzione”. Il Venezuela, come Cuba e Colombia, è un Paese molto vicino geograficamente alla Florida, per cui gli Stati Uniti cercano di recuperare il legame, neutralizzando l’influenza della Cina, Russia e Iran.

Per rispondere agli attacchi degli americani, Maduro ha deciso in questi giorni di sospendere un accordo fondamentale per lo sviluppo dell’estensione di gas Campo Dragone, che è in acque venezuelane e conta con l’accordo della multinazionale britannica Shell.

Ma sarebbero coinvolti anche gli Usa, per cui il governo di Donald Trump ha imposto il divieto di pagamenti diretti alla petrolifera venezuelana Pdvsa, in modo da mantenere le sanzioni contro Maduro. Come spiega DW, il Venezuela sarebbe stato compensato con gas prodotto da Trinidad e Tobago, senza grandi investimenti, ma il regime ha sospeso l’accordo.

La decisione di Maduro annulla una delle uniche due eccezioni autorizzate da Trump per operare in Venezuela: quella concessa alla Shell in Campo Dragon. L’altra è alla Chevron, che continua a produrre ed esportare petrolio nel mercato americano, pagando a Pdvsa con una quota di quella produzione.

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