Skip to main content

Dalle incursioni aeree russe ai sabotaggi subacquei, dagli attacchi cibernetici alle campagne di disinformazione, fino alla manipolazione delle elezioni e all’uso di attori criminali come strumenti di destabilizzazione, ciò che appare come una somma di episodi isolati compone invece un unico scenario: la normalizzazione dell’anomalia. Le democrazie liberali occidentali sono oggi sottoposte a un attacco cognitivo senza precedenti.

Si erodono progressivamente le soglie concettuali tra vero e falso, guerra e pace, informazione e manipolazione. È un attacco alla misura, nel senso filosofico del termine: una corrosione lenta della capacità collettiva di discernere, verificare, reagire.

La democrazia come bersaglio

La democrazia non crolla più per i colpi di Stato teorizzati da Machiavelli o Luttwak. Oggi si sgretola dall’interno, sotto la spinta multivettoriale dell’erosione epistemica.

Il nuovo campo di battaglia è la mente collettiva. L’attenzione pubblica è sovraccaricata, l’ambiguità moltiplicata, la verità sostituita dalla plausibilità, dalla saturazione del dubbio.

Ogni piccolo abuso, ogni distorsione o manipolazione, anche se in apparenza irrilevante, contribuisce alla boiling frog syndrome della democrazia. Ovvero, un lento adattamento all’anomalia, fino alla sua accettazione come normalità. Le piattaforme digitali ne diventano i fornelli cognitivi, regolando la temperatura del consenso.

L’attacco alla politica

La nebbia percettiva non avvolge solo l’utente. È l’intero spazio politico a esserne soffocato. Ogni crisi, pandemica, militare o energetica, ha minato la fiducia pubblica nella capacità delle istituzioni di dire la verità e fornire chiarezza.

Ogni linea di faglia diventa così un varco per le minacce ibride. Le democrazie, svuotate del loro nucleo vitale, mantengono la forma ma perdono il contenuto: sostituendo la complessità con slogan, la deliberazione con la performance. Il sistema democratico continua a funzionare, ma smette di credere in sé stesso.

Il confronto tra sistemi

La competizione globale tra democrazie e autocrazie non è nuova, ma oggi è amplificata dalle loro caratteristiche strutturali. Le prime discutono e cercano il consenso; le seconde decidono e agiscono in verticale.

Quando la minaccia è ibrida, rapida e dinamica, questa asimmetria diventa vulnerabilità strutturale. Difendersi è più lento, più costoso, più divisivo. L’unanimità diventa ostacolo, la lentezza decisionale una falla strategica.

La guerra ibrida mira, dunque, a disattivare la soglia cognitiva delle società aperte: un “moral bombing” che, evoluzione del pensiero di Douhet, non colpisce più le infrastrutture fisiche ma quelle epistemiche. L’obiettivo è una democrazia esausta, polarizzata, incapace di distinguere.

Continuare a interpretare gli avvenimenti in termini binari (guerra o pace, vero o falso) significa restare nella pentola bollente. Serve una politica della misura che sappia ricostruire soglie, proporzioni e responsabilità.

Questo implica formazione critica, reti di verifica informativa e apparati di “intelligence cognitiva” in grado di proteggere la mente collettiva. Se la mente è il campo di battaglia, servono menti addestrate, capaci di analizzare, discernere e reagire.

Verso un Consiglio di Sicurezza Nazionale per le minacce ibride?

Per rispondere a un attacco che è insieme cognitivo, tecnologico e politico, occorre una struttura strategica permanente, proposta ripresa da più addetti ai lavori, dal settore pubblico fino a quello privato.Un Consiglio di Sicurezza Nazionale sulle minacce ibride, che possa essere articolato in almeno cinque pilastri operativi.

Un reparto di studio, dedicato alla creazione di una dottrina nazionale sulle minacce ibride, capace di integrare pensiero strategico, ricerca accademica e formazione politica.

Accanto, una divisione di analisi, responsabile dell’osservazione costante delle minacce quotidiane, della raccolta di segnali deboli e dell’elaborazione di scenari di rischio, sciogliendo la complessità strutturale che caratterizza la guerra ibrida.

Un reparto di rapid response, unità di pronto intervento interistituzionale, in grado di reagire tempestivamente a campagne di disinformazione, attacchi cyber o crisi percettive, affiancato dall’attività di una squadra di comunicazione strategica.

Una divisione di collegamento Interforze, ponte operativo tra le agenzie di sicurezza, le forze armate e l’Esecutivo, con canali di comunicazione diretti e coordinati.

Un modello che potrebbe così poggiare su un approccio multidisciplinare, che unisca visione, strategia e capacità operativa. Sinergie pubblico – privato, accademia e istituzioni, mondo civile e militare, per la protezione della resilienza cognitiva nazionale, contrastando la nebbia percettiva e contenendo l’erosione epistemica che, ininterrottamente, mina la tenuta delle democrazie liberali.

Verso un Consiglio di sicurezza nazionale per le minacce ibride?

Le operazioni ostili ibride, condotte al di sotto della soglia della guerra convenzionale, stanno spostando il conflitto dal dominio militare a quello informativo, percettivo, emozionale. Per rispondere a un attacco che è insieme cognitivo, tecnologico e politico, occorre una struttura strategica permanente: un Consiglio di Sicurezza Nazionale sulle minacce ibride

Cosa cerca davvero la Cina nel Golfo. Fulton spiega la strategia di Pechino

Qual è la logica che guida la Repubblica Popolare Cinese nell’approccio ai Paesi del Golfo e quali sono i limiti di queste relazioni? Risponde Jonathan Fulton, professore associato alla Zayed University, nonresident senior fellow presso il Middle East Program dell’Atlantic Council

Dove finisce l’acqua inizia il conflitto. E il jihadismo si insinua. Scrive Bertolotti

Ogni pozzo, ogni condotta, ogni bacino diventa un terreno di confronto e competizione invisibile, in cui il jihadismo, la criminalità e la disperazione si incontrano e si fondono. Una competizione, in contesti caratterizzati da debolezza istituzionale e disuguaglianza sociale, che gioca un ruolo di catalizzatore per l’insorgenza o la radicalizzazione di gruppi armati non statali. L’analisi di Claudio Bertolotti, direttore di Start InSight

Roma e il futuro delle città intelligenti. Quando l’innovazione diventa umanità condivisa

Di Monica Lucarelli

Roma non è solo una capitale europea che innova, ma un laboratorio civile che sceglie di innovare per integrare, per costruire relazioni solidali, per fare dell’inclusione un motore di sviluppo. Una città che non teme la diversità, perché ha imparato che l’insieme è sempre più della somma delle parti. L’intervento di Monica Lucarelli, assessora alle Attività produttive, pari opportunità e attrazione investimenti di Roma Capitale

Ricerca e industria, il binomio che guiderà l’Italia oltre l’atmosfera

Nel primo Sphere space policy forum alla Luiss, accademia, istituzioni e imprese hanno discusso il futuro dello spazio come terreno strategico, economico e culturale. Dalla visione del ministro Urso alla riflessione di Leonardo e Esa, emerge la necessità di una governance integrata che unisca ricerca, formazione e industria, bilanciando ambizione nazionale, cooperazione europea e responsabilità etica nell’esplorazione del cosmo

Perché Erdogan vuole arrestare Netanyahu

Ankara emette mandati di arresto contro Netanyahu e 36 funzionari israeliani, trasformando la crisi diplomatica in un atto politico. La mossa riflette la crescente rivalità geopolitica tra Turchia e Israele e la ridefinizione degli equilibri regionali post-Gaza

Quale rapporto tra la destra e la cultura. L'opinione di Pedrizzi

Occorrerebbero delle buone idee, scriveva Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera, sapendo poi trovare le persone e i modi giusti per trasformarle in iniziative, in istituzioni, in prodotti, libri, mostre, film. L’opinione di Riccardo Pedrizzi

L’Erasmus del dragone in Europa. Ecco gli accordi con gli atenei da Roma a Bruxelles

Gli accordi tra gli atenei italiani ed europei con Pechino obbligano ad un ripensamento su come preservare l’apertura dei sistemi accademici e di ricerca occidentali di fronte alle infiltrazioni strategiche degli attori ostili

Ricostruzione post-bellica e coesione euro-atlantica. Le prospettive ai Defense and Security Days

Alla Fondazione De Gasperi diplomatici, esperti e rappresentanti istituzionali hanno riflettuto sulle trasformazioni dell’architettura di sicurezza europea e sul ruolo dell’Ucraina nella costruzione di una pace duratura. Tra autonomia strategica, propaganda russa e ricostruzione post-bellica, è emerso il bisogno di una visione comune capace di coniugare forza, coesione e rinnovamento politico dell’Europa

Cosa significa la decisione del Giappone di dare al primo ministro il controllo dell’intelligence

Il primo ministro Takaichi ha recentemente annunciato l’intenzione di portare sotto di sé il servizio di intelligence nazionale, che dovrà ispirarsi alla Cia statunitense. È un altro passo verso il superamento del divieto costituzionale di operare al di fuori dei confini giapponesi? L’analisi di Andrea Monti, docente di identità digitale, privacy e cybersecurity presso Sapienza, Università di Roma

×

Iscriviti alla newsletter