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A Bruxelles si è discusso di una doppia opportunità: per gli europei di rafforzare il sostegno internazionale alla Siria azzoppata da oltre un decennio di guerra, e per i siriani di voltare pagina davvero, immaginando un percorso in cui l’Ue sia alleato e interlocutore. Nel mezzo il ruolo dell’Italia, capace di fare la sua parte per la ripresa della Siria. “Il nostro impegno politico e finanziario sarà all’altezza della sfida”, annuncia il ministro degli esteri Antonio Tajani, intervenuto alla conferenza dei donatori sulla Siria co-presieduta dall’Alto Rappresentante Kaja Kallas, e dai commissari Ue per il Mediterraneo Dubravka Šuica e per la Gestione delle Crisi Hadja Lahbib, oltre dal ministro degli Esteri Asaad Al-Shaibani. A riflettere sul tema, oltre a von der Leyen, anche l’Inviato Speciale Onu per la Siria Pedersen, il vicesegretario Generale di OCHA Fletcher, i ministri degli Esteri di Francia, Germania, Polonia, Spagna e Cipro. Presenti i ministri degli Esteri di Portogallo, Austria, Belgio, Regno Unito, Ungheria, Romania, Bulgaria.

La conferenza

Per la prima volta i rappresentanti del governo di Damasco hanno preso parte alla nona conferenza dei donatori che si è aperta con un punto fisso: l’Europa “è pronta a fare la sua parte”, nella consapevolezza che “i siriani hanno bisogno di maggiore supporto”. Logica conseguenza di questo assunto è, secondo quanto annunciato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen durante la conferenza, un aiuto di 2,5 mld di euro per il 2025 e il 2026″. Il futuro del Paese deve essere caratterizzato dalla speranza, ha spiegato Antonio Tajani, dal momento che la caduta del regime di Assad “ha aperto una finestra di opportunità per la Siria per iniziare un percorso di pace, unità, giustizia e crescita”.

Ciò non impedisce di guardare alla Siria come ad uno scenario altamente fragile, come dimostrano “le violenze verificatesi negli scorsi giorni nella parte occidentale del Paese, a danno della minoranza alawita, che abbiamo condannato fermamente”. In questo senso secondo il ministro italiano la nuova dirigenza dovrà mantenere fede alla promessa di punire i responsabili e procedere in un “percorso di riconciliazione nazionale basato sull’inclusione, con pari diritti e doveri, di tutte le componenti del Paese, inclusi i cristiani”.

La posizione italiana

Tajani nel corso del suo intervento ha sottolineato l’opportunità di aver chiesto, nelle settimane scorse, la sospensione delle sanzioni. Ha ammesso che il governo siriano ha fatto non pochi passi avanti verso una transizione politica “inclusiva”, come dimostra la Conferenza di dialogo nazionale, la Dichiarazione costituzionale e agli accordi raggiunti con gli ex gruppi di opposizione armata, come i curdi. Roma sul piano dell’assistenza non farà mancare il proprio sostegno, dopo aver inviato 45 milioni di euro in fondi per l’assistenza umanitaria. Nel 2025 il governo italiano è pronto a nuove azioni, come il ripristino della funzionalità della centrale elettrica di Deir Ali, perché “il settore energetico è fondamentale per la popolazione, per gli ospedali, per le scuole, ma anche per il settore privato, per rafforzare la crescita e avanzare nella ricostruzione”.

Guardando al lavoro da programmare per il futuro, Tajani si è detto convinto che il coordinamento internazionale sarà essenziale. “Abbiamo bisogno di una strategia completa per la ripresa a beneficio di tutti i siriani e per facilitare il ritorno sicuro, dignitoso e sostenibile dei rifugiati. Questo piano dovrebbe concentrarsi sui servizi e sulle infrastrutture di base e sui partenariati pubblico-privati. Per questo lavoro critico, contate sul governo italiano”. Il dialogo, dunque, prosegue sull’asse Roma-Damasco e domani in visita in Italia ci sarà proprio il ministro degli Esteri siriano Asaad al-Shaibani, invitato da Tajani.

Scenari

Nel frattempo non cessano gli scontri al confine tra Libano e Siria, dove il presidente libanese Joseph Aoun ha ordinato all’esercito libanese di “rispondere al fuoco”. Al contempo secondo il canale libanese Al-Jadeed sarebbero ripresi gli scontri al confine tra i due Paesi. Un appello giunge in queste ore dal ministro dell’Informazione libanese Paul Morkus secondo cui “il governo ha invitato il regime siriano a rafforzare la sua risposta, per evitare improvvisi incidenti di sicurezza”.

Russia e Iran soffiano sulla cenere siriana, osserva l’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Kaja Kallas, che ha parlato di “tentativi maligni per far deragliare la transizione, sia alimentando la violenza che manipolando le informazioni online”.

Che cosa farà il governo italiano per la Siria

Il titolare della Farnesina in occasione della nona conferenza di Bruxelles “Standing with Syria: meeting the needs for a successful transition”, ha messo l’accento sul ruolo che l’Italia potrà recitare tra Damasco e l’Ue in una chiave propositva. Il futuro del Paese deve essere caratterizzato dalla speranza, dal momento che la caduta del regime di Assad “ha aperto una finestra di opportunità per la Siria per iniziare un percorso di pace, unità, giustizia e crescita”. Nel 2025 il governo italiano è pronto a nuove azioni, come il ripristino della funzionalità della Centrale Elettrica di Deir Ali

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