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“Il settore europeo delle scienze della vita si trova in un momento cruciale. Le scienze della vita e i settori a esse collegati rappresentano contributi fondamentali alla competitività e alla prosperità dell’Europa, e detengono un enorme potenziale per la futura crescita economica e il benessere della società. È quindi essenziale rafforzare l’intera catena del valore, dalla ricerca e innovazione fino all’applicazione e diffusione delle soluzioni sviluppate. Questo richiede anche un ambiente normativo capace di rispondere all’innovazione e aperto alla sperimentazione, affinché le soluzioni emergenti possano essere testate, perfezionate e immesse sul mercato in modo tempestivo e responsabile”.

Così si legge nella bozza del documento redatto dalla commissione europea A strategy for european life sciences: positioning the Eu as the world’s most attractive place for life sciences by 2030, visionata e diffusa in anteprima da Euractiv. La missione è ambiziosa. In gioco non c’è solo la salute, ma un settore economico che nel 2022 impiegava circa 29 milioni di persone e generava un valore aggiunto pari a 1.500 miliardi di euro, ovvero quasi il 10% del Pil dell’Unione e il 14% dell’occupazione. Negli ultimi dieci anni, inoltre, il comprato vanta un contributo alla crescita economica costante, tra il 4 e il 7% l’anno.

UNO SCENARIO AMBIVALENTE

Se da un lato l’Europa può contare su asset di primo piano, con un ecosistema di ricerca riconosciuto a livello mondiale, numerosi centri di eccellenza, un’alta produttività brevettuale e un tessuto industriale che conta il 15% delle aziende globali con maggiori investimenti in ricerca e sviluppo nel settore. Dall’altro, il passo rallenta proprio dove l’innovazione corre. E la distanza con Stati Uniti e Cina si allarga quando si parla di trial clinici e di market share per prodotti ad alto valore – quali ad esempio le terapie avanzate (Atmp). A frenare la competitività europea sono fattori noti. Scarsità di capitali di rischio, ecosistemi frammentati, ma soprattutto un quadro normativo complesso e poco favorevole all’innovazione. “Affrontare queste criticità è essenziale per liberare appieno il potenziale delle scienze della vita a beneficio dell’autonomia strategica dell’Europa, della sua competitività globale e del benessere della società,” è quanto si afferma nel documento

TERAPIE AVANZATE

La strategia mette sul tavolo un obiettivo chiaro. Rafforzare la leadership europea nelle terapie avanzate. “Per l’Europa, investire nella ricerca sulle terapie avanzate è fondamentale non solo per migliorare gli esiti clinici dei pazienti, ma anche per rafforzare la sua posizione di leader globale nell’innovazione biomedica”, viene spiegato nella bozza strategica. Attraverso lo sviluppo di soluzioni made in Europe, infatti, si punta a “ridurre la dipendenza dai mercati esteri ed assicurare un accesso equo e più rapido a terapie life-changing per la popolazione”. E la commissione sembra voler puntare alla creazione di un network di centri di eccellenza europei per coordinare lo sviluppo di questi prodotti.

UN MERCATO UNICO PER I TRIAL CLINICI

Per accelerare il posizionamento del Vecchio Continente, Bruxelles punta a un mercato unico dei trial clinici, superando gli impedimenti che ostacolano lo sforzo europeo. Oggi, infatti, la frammentazione normativa e la mancanza di interoperabilità tra infrastrutture e sistemi dati rallentano la sperimentazione multinazionale. “La creazione di un mercato unico per i trial clinici – si legge nella strategia – aiuterebbe a superare queste barriere”, a beneficio “non solo delle aziende farmaceutiche private ma anche dei ricercatori pubblici, startup e imprese biotech emergenti”. Sebbene gli stati membri abbiano stabilito network nazionali di trial clinici la commissione sottolinea l’urgenza di sviluppare “una strategia di lungo termine per supportare la ricerca clinica multipaese” all’interno dell’Unione.

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