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“Fa riflettere che un’azienda, in vista dell’aumento della domanda, limiti l’offerta, è un comportamento piuttosto raro sul mercato”. Le parole del commissario europeo per la concorrenza, Margrethe Vestager, danno la cifra sulla volontà Ue di contrastare il monopolio di Gazprom sull’esportazione di gas. Non solo il colosso russo rischia un’azione concreta, dopo quella a cui è riuscita a sottrarsi nel 2018, ma di fatto viene messo nel mirino nella partita del Nord Stream 2 per il suo modello di business e, quindi, anche per gli innumerevoli riverberi geopolitici. Il tutto mentre gli Usa continuano la partita delle sanzioni, nel timore però che Bruxelles non affondi il colpo.

QUI UE

Sul punto si registrano le parole del commissario eurpeo agli affari esteri, Josep Borrell, secondo cui le speranze del Cremlino di inviare gas in Germania attraverso il gasdotto Nord Stream 2 erano direttamente proporzionali al suo atteggiamento in Ucraina: “Certamente il funzionamento di questa infrastruttura dipenderà anche dallo sviluppo degli eventi in Ucraina e dall’atteggiamento della Russia”, aggiungendo che il futuro del Nord Stream 2 è evidentemente connesso alla situazione militare in Ucraina“. Ha inoltre precisato che se la Russia diminuisce, “e non succede nulla, allora spetta al regolatore decidere”. L’Ue andrà fino in fondo? Certamente la clava dell’antitrust è uno strumento che potrebbe nuocere, visto che il Cremlino è accusato di praticare la gas-diplomacy per influire geopoliticamente sul vecchio continente. Ma non mancano dubbi sulla reale volontà europea di affondare il colpo.

In sostanza Vestager e Borrell sbandierano la possibilità di bloccare il gasdotto russo-tedesco, ma Berlino non raccoglie, visto e considerato che dopo le iniziali schermaglie del nuovo governo la posizione di Scholz è pragmaticamente identica a quella della Cancelliera uscente, a cui ha “aggiunto” la postilla che il gasdotto rientra in un’iniziativa privata e non politica. Posizione contrapposta a quella sostenuta dagli Usa.

QUI USA

Democratici e Repubblicani restano fortemente contrari al gasdotto, come dimostra l’affinità di azioni degli ultimi giorni. Ieri la democratica Jeanne Shaheen ha parlato apertamente di un “pericolo permanente per l’Europa”, poco prima che il Senato degli Stati Uniti votasse nuove sanzioni contro l’oleodotto tedesco-russo. Ted Cruz, uno dei repubblicani più critici, ha epitetato il Nord Stream 2 come uno “strumento per l’aggressione di Vladimir Putin, se l’oleodotto non viene fermato, la Russia si sente autorizzata e cancellerà l’Ucraina dalla mappa”. Ma il ddl Cruz per imporre sanzioni immediate alle pipeline non è passato al Congresso. Resta in piedi la bozza presentata dal senatore Bob Menendez, per sanzionare la Russia solo nel caso specifico di un’invasione del paese vicino. La votazione è prevista la prossima settimana.

DERBY A BERLINO

Contro il gasdotto si è posizionato il presidente della commissione Affari esteri del Bundestag, Michael Roth, esponente della Spd secondo cui la Germania dovrebbe prevedere severe sanzioni contro la Russia e porre in discussione il gasdotto nel Mar Baltico, in caso di invasione russa dell’Ucraina. “Il Nord Stream 2 è sempre stato un progetto politico”, ha detto alla stampa tedesca in contrasto con la tesi di Scholz. Parole in contrapposizione a quelle pronunciate dal ministro della Difesa tedesco Christine Lambrecht che vuole sminare il collegamento tra il gasdotto e la crisi in Ucraina: “Non dovremmo trascinare il Nord Stream 2 in questo conflitto. Dobbiamo risolvere questo conflitto e dobbiamo risolverlo nei colloqui: questa è l’opportunità che abbiamo al momento e dovremmo usarla piuttosto che tracciare un collegamento a progetti che non hanno alcun collegamento con questo conflitto”.

Gazprom, il mal di testa europeo sull'energia e i timori di affondare il colpo

Non solo il colosso russo rischia un’azione concreta, dopo quella a cui è riuscita a sottrarsi nel 2018, ma viene messo nel mirino per il suo modello di business (e, quindi, anche per gli innumerevoli riverberi geopolitici). Bruxelles che farà?

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