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Cinquanta minuti di conversazione diretta tra Joe Biden e Vladimir Putin basteranno ad avviare una de-escalation al confine orientale ucraino — dove da settimane la Russia ha ammassato oltre centomila soldati — e a distendere i rapporti tra Mosca e Washington (e Nato e Ue)?

È stata la quarta conversazione tra i due leader, il secondo nel mese di dicembre. Putin era al Cremlino, Biden nella sua casa di Wilmington, in Delware.

Putin aveva richiesto la chiamata, prima dei colloqui programmati tra gli alti funzionari statunitensi e russi fissati per il 10 gennaio a Ginevra.

Biden ha ribadito a Putin che una via diplomatica rimane aperta, anche se i funzionari del Cremlino hanno alzato il volume delle richieste di nuove garanzie dagli Stati Uniti e dalla Nato. La Russia ha chiarito che vuole un impegno scritto che all’Ucraina non sarà mai permesso di unirsi alla Nato e che l’equipaggiamento militare dell’alleanza non sarà posizionato negli stati ex sovietici, richieste che l’amministrazione Biden ha chiarito essere non iniziali.

Queste richieste devono essere discusse durante i colloqui a Ginevra, ma rimane poco chiaro cosa, se qualcosa, Biden sarebbe disposto ad offrire a Putin in cambio di disinnescare la crisi.

Per quanto noto, gli Stati Uniti e gli alleati hanno rifiutato di offrire alla Russia il tipo di garanzie sull’Ucraina che Putin vuole, citando il principio della Nato che l’adesione è aperta a qualsiasi paese qualificato.

 

L’ultima telefonata dell’anno tra Biden e Putin

Una conversazione veloce, dove i due leader hanno parlato soprattutto della situazione al confine ucraino

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