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Via la Cina dal nucleare britannico. Il governo di Boris Johnson sta per rilevare la quota del 20% del progetto della centrale Sizewell C nel Suffolk, nell’Est dell’Inghilterra, che è ora nelle mani di China General Nuclear Power Group, gruppo controllato dal potente Consiglio di Stato della Repubblica popolare cinese e messo sotto sanzioni dagli Stati Uniti. Secondo il Pentagono, è parte degli sforzi di modernizzazione dell’Esercito popolare di liberazione.

Il Financial Times ha rivelato che, una volta rivelata, la quota dovrebbe essere poi tenuta dal governo britannico insieme alla francese Edf, già coinvolta nel progetto, fino a quando non sarà venduta a investitori istituzionali o messa sul mercato tramite un’offerta pubblica. Inoltre, i ministri di Johnson sembra decisi a bloccare i piani di Cgn per la realizzazione di una centrale nucleare sulla costa orientale a Bradwell-on-Sea, nell’Essex.

Il coinvolgimento della società cinese nei programmi nucleari britannici è finito sotto la lente d’ingrandimento governativa dopo che la decisione dell’estate scorsa di bandire Huawei dalla rete 5G del Regno Unito. E la decisione del governo Johnson non potrà che avere ripercussioni sul maxi-progetto di Hinkley Point C, nel Somerset, sulla costa occidentale dell’Inghilterra.

Nelle scorse settimane la Cina aveva minacciato di tirarsi indietro ma nessuna decisione è ancora stata presa in questa direzione. Il Regno Unito appare, invece, deciso a far crollare gli accordi del 2015, quando al numero 10 di Downing Street c’era David Cameron, che furono l’apice della cosiddetta golden era con la Cina.

Recentemente il controllo britannico sugli investimenti cinesi in settore strategici si è intensificato. Il governo sta analizzando il passaggio di Newport Wafer Fab, la più importante azienda produttrice di semiconduttori nel Regno Unito con 450 dipendenti in Galles, nelle mani di Nexperia, società olandese controllata al 100% dalla cinese Wingtech Technology. È alla Competition and Markets Authority il dossier che riguarda Perpetuus Group, piccolo produttore gallese del “supermateriale” grafene di 14 dipendenti e un fatturato annuo di 479.000 sterline (al marzo 2020), finito nel mirino di Taurus International, una società nata a fine 2020 e legata a uno “scienziato” con importanti interessi commerciali in Cina.

Pechino sembra aver messo nel mirino i gioielli della Corona. Gli ultimi dati pubblicati dall’Office for National Statistics relativi al due trimestre dell’anno in scorso parlano chiaro: è dalla fine del 2018 che non si registrava un volume di acquisizioni di società britanniche da parte di aziende straniere così alto. I principali timore riguardano proprio la Cina, che il governo britannico ha definito nella Integrated Review presentata a marzo “la più grande minaccia statuale” alla sicurezza economica britannica. Per consentire “rapporti commerciali più profondi e maggiori investimenti cinesi”, servono infrastrutture critiche, siti sensibili e tecnologia più sicuri, si legge nel documento.

regno unito difesa

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