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Si rivolge alla platea di Cernobbio, ma lo sguardo è molto più in là. A Kabul, in un Afghanistan tornato nelle mani dei Talebani, dopo il ritiro precipitoso delle forze Nato. Sergio Mattarella parla a Cernobbio, al Forum Ambrosetti, perché a Bruxelles intendano. “L’Europa non può permettersi di essere assente da scenari ed eventi le cui conseguenze si ribaltano sui Paesi che la compongono e dalla definizione delle regole che presiedono alle relazioni internazionali”.

Il saluto inaugurale del presidente della Repubblica alla kermesse che ogni anno riunisce sulle rive del lago di Como, a Villa d’Este, il gotha politico e finanziario europeo, è un vero e proprio manifesto. Per una nuova politica estera dell’Ue, anzitutto. Mattarella fa suo il richiamo, riecheggiato nelle cancellerie del Vecchio Continente nelle ultime due settimane, a un rinnovato impegno dell’Unione per una vera politica estera e di Difesa comune.

“La globalizzazione dei mercati importa che avvenga contemporaneamente alla diffusione dei diritti, per il raggiungimento della piena dignità delle persone in ogni angolo del mondo. Di qui la necessità di una politica estera e di sicurezza comune”, spiega in una missiva letta all’inizio della seconda giornata del Forum.

La svolta che serve, dopotutto, non è lontana da quella già andata in scena un anno fa. Quando un’Ue arroccata a una difesa oltranzista delle politiche di austerity e solcata dal dibattito Nord vs Sud, di fronte alla pandemia del Covid-19, e grazie al coraggio di leader come la cancelliera tedesca Angela Merkel, ha saputo voltare pagina. “La forte volontà politica, che è stata all’origine delle scelte proposte dalla Commissione Europea e sostenute dalla approvazione del Parlamento Europeo, ha consentito di superare le diverse sensibilità presenti nell’Unione e di dar vita a una dimensione operativa senza precedenti che costituisce una vera e propria svolta”, spiega Mattarella.

E questa dimensione “deve trovare ora collocazione nell’ambito del Trattato che, dopo la riflessione della Conferenza sul futuro dell’Europa, dovrà sostituire quello di Lisbona. Analogo impegno deve riguardare ora il contributo dell’Unione Europea alla causa della pace, dello sviluppo, della sicurezza e della stabilità internazionale”. Fin qui, ammonisce poi, l’Ue si è mossa “troppo timidamente”. E invece la prospettiva di una Difesa comune europea è “la naturale continuazione di quella sovranità condivisa destinata anche a garantire, ai cittadini europei, la prosecuzione di una esperienza di crescita e progresso che non ha eguali”.

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