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Dario Cristiani, nell’articolo di Emanuele Rossi, ricorda giustamente il ruolo chiave e storico dell’Italia per la Libia e come le prossime settimane sono importanti per creare le condizioni di uscita della crisi.
Vanno ricordato le origini della crisi per confortare il ruolo centrale italiano: la Presidenza Sarkozy, ispirata da un “rasputino locale” nelle vesti di Bernard Henri Lévy, ha decisamente precipitato la caduta di Gheddafi e la crisi libica.
Il paese fu lacerato e il conflitto dette vita a vari clan di carattere mafiosi, ricattando tra l’altro l’Europa con i flussi migratori. L’economia fu distrutta.

La politica oggi si divide principalmente in due zone geografiche, Tripoli e Bengasi, guidate da Dabaiba e Haftar, il primo riconosciuto internazionalmente, il secondo con un apparente sostegno dalla Francia e della Russia.

Dopo il rischio di un reale confronto militare, diventato potenzialmente internazionale, i due leader sembrano aver sposato le linee guida dell’Onu. L’Europa e la Francia devono essere pronte all’appuntamento, ma ambedue devono riconoscere la centralità italiana per evitare gli errori pregressi e contribuire ad una maggiore stabilità in Mediterraneo.

Coinvolgendo tutti, in particolare tutti i leader libici, si potrà evitare di lasciare fuori chi vorrebbe contestare il processo democratico avviato e così ridurre le probabilità di conflitto armato, di cui l’Italia diventerebbe la prima vittima in termini di instabilità della regione e di migrazione incontrollabile.

La Francia deve riconoscere il ruolo italiano in Libia. Parola di francese

Di Emmanuel Goût

L’Europa e la Francia si dicono pronte a sostenere le linee guida dell’Onu in Libia, ma devono innanzitutto riconoscere la centralità italiana per evitare di ripetere gli errori del passato. Emmanuel Goût, manager e consulente strategico francese con una lunga esperienza in Italia, Russia e Medio Oriente, commenta l’intervista di Emanuele Rossi a Dario Cristiani

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