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“Nel 2030 avremo in tutto 150 velivoli da combattimento”. È l’allarme lanciato dal capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, generale Alberto Rosso, nell’intervista uscita questa mattina sulle colonne de La Repubblica, sottolineando come le necessità di garantire una difesa di qualità del Paese dipenda anche dal numero di assetti che la Forza armata può mettere in campo. Secondo i numeri forniti da Rosso 75 F-35 dovranno prendere il posto, da soli, di ben 236 caccia, mentre “quest’anno usciranno dal servizio praticamente tutti i cacciabombardieri Amx, mentre i rimanenti quaranta Tornado volano da 45 anni”, ha continuato il comandante dell’Arma azzurra. Perdere improvvisamente una fetta importante di velivoli implica necessariamente una perdita di operatività ed efficacia di intervento.

MENO AEREI MA PIÙ SFIDE

La preoccupazione del generale Rosso è legata anche al deterioramento del contesto geopolitico globale, sempre più imprevedibile e volatile: “Quando sono state prese queste decisioni – ha spiegato il generale – lo scenario internazionale era diverso, senza le tensioni a cui assistiamo”. Il ritiro dall’Afghanistan, l’intensificarsi della competizione globale tra Stati Uniti e Cina e l’assertività mostrata da diversi attori ai fianchi orientali e meridionali dello spazio euro-atlantico, sono tutte sfide che richiedono un impegno costante da parte della Difesa, e in particolare degli assetti aeronautici, indispensabili per qualunque tipo di operazione.

IL TEMPEST

Se da un lato diminuiscono i numeri di velivoli, dall’altro aumenta il livello di innovazione dei nuovi progetti aeronautici, primo fra tutti il Tempest. Il programma, realizzato in collaborazione con il Regno Unito, si prefigura essere un vero e proprio sistema di sistemi, basato su una rete distribuita di sensori e piattaforme capace di scambiare dati in tempo reale con tutti gli assetti coinvolti. Come spiegato a La Repubblica da Rosso, le soluzioni tecnologiche dei prossimi venti anni porteranno a un approccio completamente nuovo: “Non escludiamo che il Tempest possa volare con un pilota oppure farne a meno”. Rispetto alle polemiche sui cosiddetti “droni armati”, Rosso è netto: “Non cambia nulla; ci sono sempre due persone ai comandi che prendono le decisioni”.

LA MINACCIA IPERSONICA

Tra le minacce che il dominio aerospaziale si troverà a breve ad affrontare ci sono i sistemi ipersonici sviluppati da diversi attori internazionali, Cina e Russia in testa. Bisognerà sviluppare una gamma di capacità in grado di sorvegliare, identificare, seguire e infine ingaggiare e distruggere mezzi che volano a 60, 70 chilometri di quota a velocità molto superiori a quella del suono. “Diventerà una nuova area di responsabilità dell’Aeronautica; non possiamo farci trovare impreparati”.

INNOVAZIONE E TECNOLOGIA

Per questo è necessario spingere sull’innovazione cercando di anticipare quello che sarà il futuro. Sono le capacità integrate negli F-35, nei mezzi Conformal airborne early warning (Caew) sistemi multi-sensore con funzioni di sorveglianza aerea, comando, controllo e comunicazioni, strumentali alla supremazia aerea e al supporto alle forze di terra. È anche il campo delle piattaforme stratosferiche, mezzi simili a dirigibili destinati a volare sopra i ventimila metri di quota in grado di sorvolare un’area per mesi in una posizione quasi geostazionaria. Una sorta di “satelliti atmosferici” capaci di migliorare la connettività e la sorveglianza su spazi estremamente estesi.

GLI INVESTIMENTI DEL DPP

La necessità di investimento e di sviluppo è stata accolta con convinzione dal ministero della Difesa, con la recente presentazione del Documento programmatico pluriennale (Dpp) per il triennio 2021-2023 che prevede 85 programmi fino al 2023 per un valore di 26 miliardi e mezzo di euro. Come illustrato dal ministro Lorenzo Guerini, sette di questi programmi sono considerati prioritari, perché ad alta valenza tecnologica e il cui apporto strategico è cruciale per gli scenari del futuro, e tra questi spiccano il programma Tempest il radar per sistemi missilistici.

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