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“La fase pioneristica dello Spazio può dirsi conclusa”. Ora inizia la “normalizzazione” delle attività umane oltre l’atmosfera. Parola di Samantha Cristoforetti, astronauta italiana dell’Agenzia spaziale europea (Esa), già selezionata per tornare il prossimo anno a bordo della stazione spaziale internazionale, a 400 chilometri dalla superficie terrestre. È stata protagonista ieri del webinar “Dove andiamo domani: space economy & deep tech”, organizzato da ENEATech, con la presidente Anna Tampieri,  il capo della divisione “Industrial policy and Sme” dell’Esa, Luca Del Monte, e la moderazione di Roberto Arditti, che così ha sintetizzato il dibattito: “Lo spazio non è qualcosa del futuro, ma è il nostro presente”.

LA “DARPA” ITALIANA

“Le attività spaziali sono in costante espansione”, ha spiegato Tampieri, ricordando come “oggi abbiamo un numero record di Paesi coinvolti nella dimensione spaziale, con circa ottanta nazioni che possiedono dei satelliti in orbita, con sempre maggiori investimenti da parte dei privati”. Secondo il presidente dell’ENEATech, l’importanza del settore è ben evidenziata dai dati dell’Ocse per il 2019, secondo cui gli investimenti hanno visto una crescita annuale di quasi ottanta miliardi di dollari, con ricavi stimati tra i 280 e i 300 miliardi. “In questo quadro – ha continuato Tampieri – l’Italia ha un ruolo da protagonista, essendo al secondo posto in Europa per investimenti in rapporto al Pil nel settore dell’aerospazio”. Per questo il ministero dello Sviluppo economico ha strutturato ENEATech quale suo braccio operativo, modellato sulle omologhe agenzie federali statunitensi come la Darpa, per investire nelle tecnologie innovative emergenti. “La mission di ENEATech è provocare e anticipare i salti tecnologici del futuro, espandendo la filiera industriale, valorizzando i talenti e rafforzando la sovranità tecnologica tramite sinergie pubblico-private”, ha spiegato la presidente.

SPAZIO: PROSSIMA FRONTIERA

“La fase pionieristica può essere considerata conclusa, l’orbita bassa terrestre (Leo) è stata conquistata”, ha annunciato nel corso del suo intervento Cristoforetti, spiegando come “l’umanità ha dimostrato di essere in grado di costruire impianti permanenti e abitare con continuità nell’orbita terrestre, come dimostrano i venti anni della Stazione spaziale internazionale (Iss)”. Per l’astronauta dell’Esa questo è il momento per le grandi agenzie spaziali come l’Esa o l’italiana Asi di lasciare la Leo alle attività economiche e concentrarsi sulle prossime sfide dell’esplorazione: la Luna e Marte.

NORMALIZZARE LO SPAZIO

Per AstroSamantha “la sfida sarà la normalizzazione dello spazio, appropriarsi almeno dell’orbita bassa quale luogo normale per le attività umane, anche commerciali”. L’esplorazione umana, del resto, ha ancora molto da scoprire e le domande restano tantissime. “Per esempio, oggi sappiamo che c’è acqua sulla luna, ma non sappiamo ancora in che forma o in che quantità; la partecipazione di tutti alle sfide del futuro sarà cruciale”, ha continuato Cristoforetti, ricordando l’iniziativa “Open Space Innovation Platform” dov’è possibile sottoporre all’Esa dei nuovi progetti per le missioni del futuro. “Lo spazio non è là fuori, e le stesse tecnologie che oggi ci permettono di esplorarlo sono quelle che, in futuro, ci aiuteranno nella nostra vita sulla Terra come, per esempio, contrastando e invertendo il cambiamento climatico”, ha continuato l’astronauta.

ECONOMIA SPAZIALE E DIGITALE

Come spiegato da Del Monte: “L’industria si sta evolvendo con rapidità e i modelli d’impresa classici devono aggiornarsi a quelli del cosiddetto New space, con una convergenza tra l’industria spaziale e la digital economy”. Le infrastrutture non guidano e costringono più il tipo di servizio offerto, ma sono parte integrante della strategia economica del futuro: “un esempio classico – ha continuato Del Monte – è quello dello smartphone, che è l’infrastruttura, e delle app, che sono l’elemento veramente importante del servizio; ecco questa è la digital economy”. Lo spazio, con la sua enorme produzione continua di dati, avrà sempre più bisogno di applicazioni informatiche e digitali, come l’intelligenza artificiale e l’internet of things. “Non è un caso che i grandi privati interessati alla commercializzazione dello spazio come Elon Musk provengono dalle grandi società del digitale della Silicon Valley”. Per questo le grandi agenzie spaziali pubbliche dovranno ripensare il proprio ruolo, diventando i fornitori delle infrastrutture e accompagnando le imprese nel settore dello spazio.

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