Skip to main content

AGGIORNAMENTO DELLE 14:00 DI MOSCA (13:00 ITALIANE)

L’attesa proclamazione dei risultati del voto online a Mosca, che ha riguardato circa due milioni di persone, tarda ad arrivare. Era stata promessa per le 14:00, ma è stata rinviata senza nessuna precisazione. Da quanto scrive la testata RBK, la presidente del Comitato centrale elettorale Ella Pamfilova avrebbe dovuto incontrare Vladimir Putin (attualmente in quarantena per alcuni casi di Covid nel suo entourage) prima della proclamazione, ma probabilmente l’appuntamento è slittato anche a causa della tragica sparatoria all’università statale di Perm’ di questa mattina.

Secondo i dati trapelati, i risultati del voto online stravolgerebbero quanto uscito fuori dalle urne: se stamattina 9 collegi su 15 nella capitale vedevano in testa, anche con un vantaggio considerevole, i candidati delle varie forze d’opposizione, ora in tutti sarebbero in testa gli esponenti legati a Russia Unita. Il Kprf, per bocca di Gennady Zyuganov, ha dichiarato di non riconoscere i risultati del voto online, mentre Alexey Venediktov, a capo della commissione della consultazione, è chiuso ancora in un silenzio eloquente. Nelle prossime ore si avranno ulteriori sviluppi, ma la situazione appare molto confusa e in divenire.

 


AGGIORNAMENTO DELLE 08.00 DI MOSCA (09.00 ITALIANE)

I risultati della tre giorni elettorale in Russia sembrano sorprendere molti, anche quegli osservatori spesso considerati attenti a quel che si muove nella politica russa, ma in realtà si tratta della fotografia di trend presenti negli ultimi mesi. Con il 75,08% dei seggi scrutinati nella quota proporzionale (che elegge metà dei 450 deputati), Russia Unita è al 49,01%, il Partito comunista della Federazione Russa (Kprf) al 20,04%, il Partito liberaldemocratico (Ldpr) di Vladimir Zhirinovsky al 7,61%, Russia Giusta al 7,38% e Novye Lyudi (Persone Nuove) al 5,46%.

Nella quota uninominale (i restanti 225 seggi), Russia Unita elegge 195 deputati, il Kprf 15, Russia Giusta 7, l’Ldpr 1, come i liberali di Jabloko, i nazionalisti di Rodina, il Partito Rost (Partito della Crescita) e la Piattaforma civica. L’affluenza è stata al 47,71%, e i dati vedrebbero (usiamo il condizionale perché manca ancora il 25% delle schede) un calo comunque di Russia Unita, alle scorse elezioni al 54,20%, ma non tale da vedere la perdita della maggioranza costituzionale alla Duma.

Il primo dato significativo è la crescita del Kprf, che cresce di circa il 7% rispetto al 13,34% del 2016. Le liste di Gennady Zyuganov, alla testa dei comunisti russi dal 1992, vengono premiate da una serie di fattori, non legate allo stato di salute del partito, negli ultimi anni in crisi in alcune regioni, ma alla congiuntura particolare sviluppatasi dal 2018 in poi.

La riforma delle pensioni approvata in quell’anno ha cominciato a erodere una parte dell’elettorato, non attivissimo, di Russia Unita, preoccupato delle conseguenze dell’aumento dell’età pensionistica e delle norme che dovevano vietare la possibilità di integrare la pensione lavorando (cosa pressoché comune). Ma il Kprf si è opposto, spinto da un gruppo di deputati capeggiato da Valery Rashkin più che dal leader storico, a una serie di misure adottate dalla Duma negli ultimi tre anni, e esponenti sia federali che locali hanno partecipato a una serie di proteste e manifestazioni anche importanti, come nello scorso inverno dopo l’arresto di Navalny.

Anche dai sostenitori di quest’ultimo, con la tattica dell’Umnoe golosovanie (voto intelligente), è venuto un supporto non indifferente, visto che nella lista dei 225 candidati a cui dare il proprio consenso pubblicata dal movimento di Navalny e subito bloccata dalle autorità russe, 137 erano esponenti del Kprf.

Tra i candidati vi erano non solo espressioni del partito, ma anche personalità provenienti dalle mobilitazioni in corso, come Mikhail Lobanov, docente di matematica dell’Università statale di Mosca e sindacalista, che nel collegio 197 di Kuntsevo a Mosca al momento è davanti di diecimila voti all’esponente di Russia Unita Evgeny Popov, giornalista noto per il suo lavoro di incessante e spesso dubbia propaganda sulle reti televisive russe. Il Kprf vince anche in regioni e repubbliche importanti, come la Jakutia, precedendo Russia Unita.

Un altro dato significativo è l’entrata, se i dati resteranno come adesso, della lista Novye Lyudi, creata quest’anno come alternativa sponsorizzata dalla potente Amministrazione presidenziale. L’idea di utilizzare le contraddizioni e i fermenti nella società a proprio favore da parte dei funzionari di Staraya ploshchad, dove si trova l’Amministrazione presidenziale, sembrerebbe aver dato i propri frutti, ammantando di “nuovismo” una lista su cui pochi avrebbero scommesso.

A capo della nuova formazione è Alexey Nechaev, imprenditore da tempo attivo in ambito sociale, ma la vera stella è Sardana Avksentyeva, al secondo posto nella lista federale, prima donna a ricoprire l’incarico di sindaco di Jakutsk, molto popolare per la propria retorica egalitaria e anticorruzione.

Al momento manca un dato molto importante, i risultati del voto elettronico a Mosca, dove l’affluenza è stata del 96,5% su più di un milione e mezzo di elettori registrati: un ritardo inspiegabile, visto che le altre sei regioni dove è stata introdotta la novità hanno già consegnato i dati. Il silenzio imbarazzato del principale promotore dell’iniziativa, il giornalista Alexey Venediktov, a capo della radio Ekho Moskvy e noto per le sue posizioni vicine a un certo mondo libertariano, starebbe a spiegare molte cose.

Quale bilancio da queste elezioni? Bisognerà vedere quale sarà la coPumposizione finale del parlamento russo, per capire quali possibili sviluppi potranno vedersi in futuro. Di certo il dato di Russia Unita, legato alla mobilitazione delle risorse amministrative, supera gli obiettivi posti dall’Amministrazione presidenziale in vista delle elezioni, ma non convince del tutto, e l’entrata di nuovo personale politico alla Duma potrebbe creare le condizioni per un dibattito molto più vivace del passato.

Il Kprf potrebbe trovarsi di fronte a una trasformazione importante: da partito spesso visto come “opposizione di sua maestà” a formazione con legami più saldi con le proteste e i fermenti presenti nella società russa, ma si tratta di una scelta che avrebbe come costo la completa rottura dei giochi con le autorità.

L’entrata di Novye Lyudi alla Duma rappresenta, nonostante il carattere composito e artificiale della lista, un elemento di novità nel dibattito. Quel che però bisogna evitare nella discussione è di fornire un quadro impressionista, come spesso accade, dello scenario politico russo, visto che si potrebbe passare da una valutazione sbagliata a un’altra specularmente errata sullo stato del sistema di potere creato dal Cremlino.

I risultati al momento però dimostrano come la società russa, con le difficoltà del caso, le violazioni dello svolgimento delle elezioni, il ricorso a mezzi e mezzucci di ogni tipo, è comunque capace di esprimere, forse in modo confuso, una propria volontà di partecipazione.

Un click per Putin. Il voto online ribalta i risultati?

Effetto sorpresa nel voto russo per la Duma. Le prime stime fotografano una partecipazione molto alta, nonostante una lunga campagna fra minacce e trucchi. Russia Unita, il partito di Vladimir Putin, in calo. Ma il voto online a Mosca (e non solo) potrebbe ribaltare i pronostici

Francia e Cina, il doppio strike di Biden. Scrive Arpino

Il patto Aukus svela la long-strategy di Joe Biden. Liberarsi del pantano Afghanistan per impantanare il vero avversario, la Cina, nell’Indo-Pacifico. E con un solo colpo si è liberato di due spine, a Pechino e Parigi. L’analisi del generale Mario Arpino

Nel riordino del catasto non aggiungere iniquità a iniquità

Ben venga l’aggiornamento, ma sia fatto a valori reali di mercato e con efficienza. Al tempo stesso si avanzi verso un ribilanciamento degli altri prelievi sulla proprietà immobiliare, altrimenti si tratterà soltanto di un’operazione di aumento di carico fiscale per generare maggiore gettito. L’analisi di Salvatore Zecchini

Patrick Zaki, un banco di prova per dell’Italia. Scrive Giusti

Di Carlo Alberto Giusti

Perché come italiani e, poi, come Europei, non riusciamo a fare la voce “veramente grossa”? Cosa ci rende in fin dei conti deboli nel rivendicare il rispetto dei diritti? Ci sono molti motivi. Il commento di Carlo Alberto Giusti, Rettore Link Campus University Roma

Fregata e mazziata. Italia al bivio fra Macron e Biden

L’Italia ha mille e più ragioni per non seguire la Francia nello scontro con gli Stati Uniti per la vicenda Aukus. Dietro le polemiche, i francesi sono pronti a rilanciare e proveranno a incassare su altri fronti. Draghi (e l’industria italiana) non ha nulla da guadagnare dalla crociata d’Oltralpe. Ma può dare una mano decisiva a Joe Biden. Ecco come

Delegazione italiana in Libia per appianare le divergenze interne

L’inviato speciale italiano in Libia per incontri finalizzati ad appianare le divisioni attorno alla legge elettorale

Quali politiche per l’ambiente e l’economia? La proposta di Scandizzo

Durante la pandemia, l’integrazione con l’ambiente si è rivelata particolarmente carente, sia per monitorare e controllare la diffusione delle malattie infettive, sia per raggiungere le diverse fasce di popolazione per erogare servizi preventivi e curativi. Servono nuove priorità per le politiche governative e gli incentivi dell’industria e della rete di ricerca

Urne e petrolio. Savino spiega a cosa è appeso il dopo-Putin

Mentre si chiudono le urne per il rinnovo della Duma si possono già tracciare i primi bilanci. Russia Unita manterrà la maggioranza e le opposizioni rimarranno all’angolo. Ma è sul futuro di Putin e la sua legacy che si addensa la nebbia. Fra ripartenza economica e crisi delle materie prime, gli scenari di Giovanni Savino (Accademia presidenziale russa, Mosca)

Chi è Alyona Popova, l'attivista contro i femminicidi che sogna la Duma

L’80% dei russi crede sia necessaria una normativa per fermare la violenza domestica. Ma per Russia Unita la questione non è una priorità. Il programma (contro Putin) della giovane giornalista e avvocato

Biden-Macron, la resa dei conti sarà a Roma. Parla Bremmer

Aukus, il patto militare fra Stati Uniti, Inghilterra e Australia, è la goccia che fa traboccare il vaso. Parla Ian Bremmer, presidente di Eurasia Group e docente alla New York University: Macron sperava in Biden per archiviare il trumpismo, è rimasto deluso. Resa dei conti al G20 di Roma, preparatevi alle scintille. Ma gli appelli francesi contro la Nato cadranno a vuoto

×

Iscriviti alla newsletter