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Nel contesto della guerra in Ucraina, i droni continuano a giocare un ruolo cruciale, trasformandosi in strumenti sia offensivi che difensivi grazie all’innovazione tecnologica. L’ultima novità arriva dalla Russia, le cui forze armate hanno sviluppato un drone Fpv (First-Person View) equipaggiato con un lanciafiamme. In un filmato diffuso su Telegram, si vede un di un quadricottero dotato di un piccolo serbatoio di sostanza infiammabile, effettivamente capace di generare un effetto lanciafiamme con un raggio d’azione che andrebbe dai due ai tre metri. Il compito di questo drone sputafuoco sarebbe quello di neutralizzare i cosiddetti “Dragon drones”: questi droni (impiegati tanto dalle forze di Kyiv che da quelle di Mosca) sono capaci di trasportare termite, una sostanza in grado di raggiungere temperature estremamente elevate, utilizzata per distruggere equipaggiamenti e posizioni nemiche. Questi droni sono stati documentati mentre incendiano linee alberate e infrastrutture russe, colpendo bersagli come carri armati, elicotteri Mi-28 e depositi di munizioni. Oltre alla distruzione fisica, il loro utilizzo ha un impatto psicologico significativo, poiché mette a dura prova il morale dei soldati presenti nell’area di riferimento.

L’uso di droni equipaggiati con lanciafiamme non è limitato al campo di battaglia. Negli Stati Uniti, aziende come Throwflame hanno sviluppato sistemi simili per applicazioni agricole e industriali, come la rimozione di detriti o il controllo dei parassiti. Anche in Cina, droni con lanciafiamme vengono impiegati per operazioni civili, come la pulizia di linee elettriche. Tuttavia, il conflitto in Ucraina dimostra come tali tecnologie possano essere rapidamente adattate per scopi militari.

Magari proprio partendo da un modello civile, come lascia intendere Federico Borsari, esperto di droni del Center for European Policy Analysis, che ha descritto il dispositivo russo come una piattaforma commerciale adattata per operazioni militari, in grado di spruzzare una miscela infiammabile verso il basso. Borsari ha però anche evidenziato le limitazioni pratiche del sistema: la quantità ridotta di liquido infiammabile rende il drone utile per una sola missione prima di dover essere rifornito; inoltre, il calore generato potrebbe danneggiare il drone stesso se mantenuto in volo statico. Anche Samuel Bendett, esperto di tecnologie militari russe e di droni presso il Center for Naval Analyses, sottolinea che colpire un drone veloce e manovrabile con un getto di liquido infiammabile richiede precisione estrema. “Questa strategia potrebbe funzionare contro droni statici, ma diventa quasi impossibile contro Uav in movimento”, sono le parole di Bendett.

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