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Le forze speciali ucraine sono arrivate all’aeroporto di Kabul qualche giorno dopo altre unità straniere, ma sono subito entrate nel vivo delle attività di evacuazione per connazionali, occidentali e collaboratori afghani (con le loro famiglie). All’interno di quel contesto a elevata pericolosità, i soldati di Kiev si sono distinti per compiere missioni particolari e per essere restati fino all’ultimo – ossia fino alla data concordata da Washington con i Talebani, il 31 agosto.

Una di queste missioni coraggiose la racconta il Globe and Mail, quotidiano canadese che ha seguito quanto accaduto minuto per minuto perché tra i soccorsi c’era anche un interprete che vi aveva lavorato. Le unità speciali ucraine sono uscite dall’aeroporto e hanno scortato a piedi, in mezzo al caos, due minibus. L’azione, coordinata con il governo del Canada (che già da giovedì scorso ha chiuso le proprie operazioni, ma ha lasciato indietro parecchi), è avvenuta la mattina di venerdì 27 agosto, quando ancora dall’Abbey Gate si alzava il fumo dell’esplosione prodotta dall’attentato baghadadista in cui sono rimaste uccise 170 civili e 14 Marines statunitensi.

Ci hanno messo in comunicazione, abbiamo solo fornito il numero di targa dei van, poi in pochi minuti abbiamo visto arrivare dei soldati che hanno chiesto “Ucraina?”: abbiamo risposto soltanto “Yes”, e “se siamo arrivati dentro all’aeroporto è perché gli ucraini sono venuti a prenderci fuori”, racconta l’interprete del giornale canadese (estratto da una via vicino un bazar dove si era rifugiato: se fosse stato trovato, lui e chi era con lui, avrebbero potuto subire la rappresaglia talebana per essere stati collaborazionisti).

Dopo essere arrivati all’aeroporto, i 19 afgani soccorsi dagli ucraini sono stati caricati su un aereo cargo militare – che era fermo a Kabul come parte del poco noto contributo dell’Ucraina allo sforzo guidato dalla NATO nel paese – e poi trasportati a Islamabad insieme a un gruppo di altri afghani che gli ucraini avevano salvato in precedenza. Ora sono a Kiev.

Quegli sfollati afghani raccontano di essere rimasti sbalorditi dal fatto che le truppe ucraine abbiano corso dei rischi per salvarli, mentre le forze canadesi e statunitensi non lo avevano fatto: “Sono angeli”. L’operazione è riuscita dove altri avevano falliti (o non avevano provato) perché l’Ucraina ha dispiegato forze speciali a piedi a Kabul per condurre i soccorsi. Il governo ucraino ha corso un rischio per cogliere un’opportunità. Kiev ha inviato l’Alpha Group del servizio di sicurezza Sbu con l’intenzione di dimostrarsi disponibile ad ascoltare le necessità della Nato e con l’obiettivo di capitalizzare questa disponibilità nel processo di inclusione nell’alleanza.

Il coraggio delle operazioni speciali ucraine diventa un vettore di politica internazionale. Da lunedì il presidente Volodymyr Zelensky è a Washington per incontri di alto livello che culmineranno con una riunione alla Casa Bianca. Non c’è un momento migliore per ricordare all’alleato americano, faro dell’Ucraina che vuole evitare di scivolare tra le fauci russe, che quel “America is Back” lanciato come slogan da Joe Biden non si è visto troppo ancora. L’Afghanistan è un precedente preoccupante per chi lotta ancora per il ritorno della Crimea annessa dalla Mosca e per la fine della guerra russa nel Donbas.

La narrazione anti-occidentale del Cremlino è ovviamente passata anche per qui: l’abbandono dell’Afghanistan da parte degli americani è usato come un precedente (sullo stile di quanto fatto dai cinesi con Taiwan) con l’aggiunta pepata di un potenziale effetto-Talebani a Kiev, ma per mano delle realtà di estrema destra. Kiev potrebbe ricevere un maggiore riconoscimento nelle relazioni con Washington e Bruxelles anche davanti a quanto successo a Kabul, sebbene il Membership Action Plan con la Nato potrebbe restare fermo ancora per un po’.

Tra Stati Uniti, Nato e Ucraina potrebbe stringersi la cooperazione militare anche come conseguenza del valore e delle capacità dimostrate a Kabul (non che servisse, le operazioni speciali ucraine sono da sempre ottimi reparti). Per altro da Washington potrebbero arrivare forniture di carattere difensivo (più missili anti-tank Javelin per proteggersi nel Donbas, ma anche più sistemi radar), e questo significherebbe riconoscere a Kiev un ruolo centrale nel partenariato di sicurezza nell’Europa orientale.

Il Parlamento ucraino ha implementato nuovi regolamenti sul gioco d’azzardo, approvato un nuovo disegno di legge che riconosce le minoranze etniche come “popoli indigeni dell’Ucraina” e sta portando avanti un importante pacchetto per la riforma giudiziaria che ha ottenuto l’approvazione della Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa. Le autorità hanno apportato cambiamenti positivi al personale nell’ufficio del procuratore generale e compiuto notevoli progressi nell’ambito dell’Agenzia nazionale per la prevenzione della corruzione. Tutti passi in avanti che Kiev può spendere davanti a Usa e Ue.

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