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“Il vantaggio tecnologico occidentale rischia di essere insidiato, se non superato, da Pechino”. È quanto ha dichiarato ieri il generale Claudio Graziano, presidente del Comitato militare dell’Unione europea, in audizione alla commissione Difesa della Camera sulle iniziative europee in tema di politiche industriali di difesa comune. “Mai nella storia recente la sfida tecnologica ha avuto tale centralità nella competizione geopolitica”.

LA SFIDA GLOBALE AL PRIMATO TECNOLOGICO

“Quella in atto tra le grandi potenze, principalmente tra Usa e Cina, è una sfida per il primato tecnologico, ossia ad acquisire un vantaggio geopolitico”, ha continuato il generale Graziano, sottolineando quanto la crescente competizione tra le due principali potenze mondiali abbia importanti ricadute anche in termini di investimenti nel settore della Difesa, compreso il comparto del Vecchio continente. Mettendo a paragone le spese di Washington e Pechino nel 2020 emerge che, sebbene gli Stati Uniti rimangano al primo posto con 778 miliardi di dollari (il 3,7% del Pil) di spesa militare, la Cina sta stringendo sempre di più il divario con oltre 252 miliardi di dollari investiti (pari a poco meno del 2% del Pil). Tale dato è rafforzato se si calcola tenendo conto del reale potere d’acquisto dei due Paesi, calcolo che fa balzare la spesa cinese a 520 miliardi circa, ossia 2/3 di quella a stelle e strisce.

RIDONDANZE INSOSTENIBILI

A fronte di questi dati, l’Unione europea deve dimostrare il suo coinvolgimento in una competizione tecnologica sempre più accesa, e dalla quale non può sentirsi immune. In particolare a preoccupare Graziano è l’estrema frammentazione del sistema di difesa del Vecchio continente: “Oggi l’Europa dei Ventisette spende circa 230 miliardi di euro, che servono a tenere efficienti circa 180 diversi sistemi d’arma, a fronte dei trenta degli Stati Uniti, diciassette sistemi terrestri a fronte di uno solo dei nostri alleati”. Oltre a generare ridondanze sul piano operativo, questa frammentazione produce una sovrapposizione nella spesa europea compresa tra i venti e i cento miliardi di euro all’anno, economicamente insostenibile. “Quello che appare evidente e non più rimandabile non è soltanto l’esigenza di spendere di più, ma la necessità di spendere meglio evitando sprechi e duplicazioni”.

SINERGIA INDUSTRIALE EUROPEA

La soluzione potrebbe venire dalla stessa Unione, che ha da tempo riconosciuto la necessità di una maggiore sincronizzazione delle iniziative continentali in materia di difesa. In particolare, la Commissione ha recentemente pubblicato il proprio Piano d’azione sulle sinergie tra l’industria civile, della difesa e dello spazio con l’obiettivo di potenziare l’intero comparto produttivo europeo arrivando infine al raggiungimento del concetto di sovranità tecnologica. “Ritengo che i Paesi e le industrie debbano provare a innescare un vero cambio di passo in un settore che è stato, talvolta e storicamente, ostaggio di egoismi nazionali – ha concluso Graziano –. La costruzione di una Difesa europea credibile passa, inevitabilmente, anche da una chiara politica industriale europea declinata in un quadro di cooperazioni ed alleanze, utilizzando al meglio le iniziative europee”.

La sfida cinese sull’Occidente è tecnologica. I consigli del gen. Graziano

In audizione ieri alla commissione Difesa della Camera sulla politica industriale di difesa europea, il generale Claudio Graziano, presidente del Comitato militare dell’Unione europea, ha illustrato la realtà della sfida tecnologica globale in atto e le ricette messe in campo dall’Ue per potenziare a tutto tondo le sue capacità industriali di difesa

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