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Facile parlare, ora. Facile dire, io l’avevo detto. Facile criticare oggi il ritiro dall’Afghanistan, dopo avere magari ieri criticato l’esserci andati e rimasti.

In realtà, del ritiro delle truppe statunitensi e del conseguente disimpegno Nato, con la fine delle varie missioni internazionali che si sono susseguite in questi anni, si parlava da diverso tempo, anche prima che iniziassero i negoziati con i Talebani durante la presidenza Trump.

E non possiamo dimenticare che sono decenni che gli Stati Uniti reclamano un maggiore impegno, anche economico, oltre che militare, da parte degli Alleati per affrontare la lotta al terrorismo e le varie situazioni di crisi nel mondo. Ricevendo risposte di circostanza, impegni generici, cifre striminzite, partecipazioni ridotte.

E anche da noi, in Italia, è ancora diffusa una certa demagogia in base alla quale le spese militari, e spesso le stesse missioni all’estero, rappresenterebbero risorse “sprecate” che sarebbe meglio destinare a un imprecisato “altrove” (ignorando volutamente che le spese per il settore militare, portano benefici anche per altri settori industriali, civili, oltre che per la sicurezza e la prevenzione).

Si sa da sempre che nessuna missione e presenza militare può durare all’infinito, si è proceduto in questi anni a una riduzione graduale della presenza dei vari contingenti in Afghanistan, si discuteva ultimamente solo delle modalità e dei tempi con i quali dovesse concludersi la missione.

Naturalmente, quanto sta accadendo in queste ore ed in questi giorni in Afghanistan è gravissimo ed è il frutto anche di sbagliate previsioni e di erronee valutazioni, sulle rapide conseguenze che avrebbe avuto il ritiro delle truppe statunitensi e sulla reale consistenza di quelle afghane.

Su questi errori e sui necessari interventi da mettere in campo adesso è giusto che si discuta e si decida in fretta. E inizierà doverosamente a farlo già domani il Copasir, con l’audizione della direttrice del Dis, Elisabetta Belloni.

Ma, per favore, risparmiamoci l’ipocrisia di chi dopo avere protestato per anni contro la missione in Afghanistan (che pure ha conseguito risultati importanti) si indigna ora per le drammatiche immagini provenienti da Kabul.

Basta ipocrisie sull’intervento militare in Afghanistan. Scrive Elio Vito

Risparmiamoci l’ipocrisia di chi dopo avere protestato per anni contro la missione in Afghanistan si indigna ora per le drammatiche immagini provenienti da Kabul. Il corsivo di Elio Vito (Forza Italia), membro del Copasir

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