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Ci sono ancora molte frecce nella faretra di Goffredo Bettini, esponente di primo piano del Partito Democratico. Nella sua intervista a Maria Teresa Meli sul Corriere, espone il suo progetto (una piattaforma, più precisamente), che metterà «a disposizione del partito e del segretario Letta». Del quale, dice Bettini, condivide le scelte da quando è stato designato a seguito dello scossone provocato da Nicola Zingaretti. Una piattaforma politica, si diceva, uno strumento che garantirà “un equilibrio ed un bilanciamento, che al momento rischiano di mancare”. Malgrado il progetto venga snoccoiolato in questi termini, Alessandro Alfieri senatore del Pd, mette subito in chiaro che si tratta di “una corrente a tutti gli effetti”. Tuttavia, “è un progetto da salutare positivamente, e nel quale non vedo nulla di male”.

Alfieri, non si rischia di creare un ulteriore gruppuscolo divisivo nell’ambito di un partito che, al contrario, ha invece l’assoluta necessità di essere unito?
Francamente non mi pare che lo scopo di dell’iniziativa di Bettini sia questo, anzi. Ogni iniziativa politica che crea dibattito va sempre salutata con favore. E’ chiaro che si tratta di una corrente, visto e considerato il perimetro che lo stesso promotore ha delimitato. Ma è legittimo. Dentro la comunità democratica ci sono senz’altro sensibilità diverse, ma questo è un bene, non un male: è la ricchezza del pluralismo. L’unico mio auspicio è che, se dovessero nascere iniziative analoghe, vengano accolte con lo stesso favore.

Quindi ritiene che questa operazione possa giovare al Pd?
Certamente. Nella misura in cui Bettini e la sua iniziativa serviranno da contributo e da stimolo leale per l’azione portata avanti dal segretario Letta.

A proposito di posizioni diverse, sul tema della giustizia sociale è innegabile che fra i dem ci siano punti di vista piuttosto discordanti.
Si, ma credo che faccia parte del pluralismo di cui parlavo. Certo, io penso che, per affrontare le disuguaglianze, non bastino i sussidi e i bonus a pioggia. Occorre invece spingere sulla crescita e sullo sviluppo sostenibile, accompagnando e incentivando l’imprenditoria migliore che crea buona occupazione. Su questo tema auspico che all’interno del Pd si apra un dibattito, anche acceso ma proficuo.

Bettini riconosce a Letta, ad esempio, un cambio di passo in ordine alla composizione della segreteria (l’attenzione alla questione di genere) che marca una discontinuità col passato. Tuttavia insiste su alcune scelte in continuità con l’ex segretario Zingaretti. Lei che idea si è fatto?
Letta ha dato un segnale forte su identità e costruzione delle alleanze. Specie sul versante dei diritti, Letta ha dato un forte segnale: il voto ai 16enni, il ddl zan, un’attenzione particolare alle categorie di lavoratori più colpiti dalla crisi determinata dalla pandemia. Tant’è che la nostra priorità in questa fase è quella di proporre un ‘decreto imprese’, che permetta ai settori e ai lavoratori più penalizzati di ripartire. Comunque, è giusto anche che Letta non abbia stravolto quanto di positivo fatto dalla segreteria precedente.

Sulle alleanze e sull’allargamento del campo progressista, Letta ha corretto la linea dimostrando di avere le idee molto chiare. Prima l’identità del PD, poi la ricostruzione del centrosinistra e infine il confronto con i nuovi 5 stelle guidati di Conte.
Il banco di prova del rapporto con il Movimento 5 Stelle saranno le amministrative di ottobre. Ad ogni modo, registriamo positivamente il cambio di passo su alcune posizioni che il Movimento sta facendo. Si è aperta quindi una nuova fase che noi osserviamo con interesse.

Conte è davvero imprescindibile come sostiene Bettini?
Senza dubbio è una persona di alto profilo che riscuote ancora molta popolarità nel Paese, che si è stretto nell’anno passato intorno a lui per affrontare un’emergenza senza precedenti. Per fortuna, nella considerazione generale, è cambiata la prospettiva all’interno della quale si valuta la figura di Conte.

Cosa intende dire?
Prima lo si considerava in una parte del PD un possibile federatore dei progressisti. Adesso lo si considera un interlocutore e un politico di un altro partito. Apprezziamo che si sia cambiato idea.

A oggi è immaginabile un campo progressista senza il Movimento?
Con i cambiamenti e le maturazioni che stanno facendo, ci sono le condizioni perché in prospettiva i 5 Stelle possano rientrare in un campo allargato di centrosinistra.

La corrente Bettini, l'identità dem e il ruolo di Conte. Parla Alfieri (Pd)

La nuova piattaforma lanciata da Goffredo Bettini è, di fatto, una nuova corrente. Salutata positivamente dal senatore Alfieri che ne coglie le potenzialità e gli stimoli, purché “si muova nella direzione di una leale collaborazione con la linea del segretario”. Sul fronte delle alleanza, in ossequio a Letta, il dem osserva il “cambiamento del Movimento 5 Stelle”. Ora è possibile immaginare un campo progressista… con Giuseppe Conte

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