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Per rilanciare la Marina Militare statunitense, non servono solamente investimenti sulle infrastrutture cantieristiche, ma occorrono più ordini di navi da guerra. A dirlo è Wilson Beaver, analista dell’Heritage Foundation. Secondo il think tank di Washington, rivitalizzare la cantieristica navale e ampliare l’autonomia capacitiva militare Usa sarebbero le priorità strategiche della Casa Bianca, consapevole di come il dominio dei mari sia oggi, soprattutto per una eventuale proiezione nel quadrante indo-pacifico, di fondamentale importanza. La recente legge di Riconciliazione approvata dalla Camera dei Rappresentanti e attualmente all’esame del Senato prevede uno stanziamento di 150 miliardi di dollari destinati alla difesa, consentendo al Dipartimento della Difesa di potenziare le capacità e le acquisizioni oltre le pianificazioni ordinarie e regolari, svincolandosi così dalle dinamiche del bilancio nazionale. Tra le varie componenti della legge, il capitolo relativo alla cantieristica navale riguarda direttamente il comparto militare e della Difesa, soprattutto a seguito della priorità del presidente Trump, chiaramente espressa, di rilanciare l’industria navale e rafforzare la Marina statunitense. Il provvedimento legislativo in esame prevede, infatti, finanziamenti significativi per unità ausiliarie e per piattaforme da guerra anfibia, entrambe ritenute assetti fondamentali in termini operativi. Congiuntamente, consistenti stanziamenti per lo sviluppo di unità di superficie senza equipaggio – unmanned surface vessels – sistemi non ancora sperimentati reali teatri operativi, segnalano la crescente attenzione Usa alle innovazioni nel campo della Difesa.

Attenzione a non sbagliare rotta

La strategia di concentrarsi sul finanziamento delle infrastrutture e di non acquistare molte più navi di quante ne sarebbero state comunque finanziate ignora i principi economici fondamentali”. Come segnalato nell’analisi dell’Heritage Foundation, la cantieristica Usa risente ancora oggi di una serie di criticità che affondano le loro radici nell’idea, sviluppatasi durante i primi anni Duemila, che i conflitti su vasta scala fossero ormai un lontano ricordo. Invece, l’attuale stato della competizione tra Washington e Pechino si misura, anche e soprattutto, sulla consistenza delle rispettive flotte. Sempre secondo Beaver, “Se seguita”, questa strategia, “si tradurrà in una Marina militare all’incirca delle stesse dimensioni, o più probabilmente più piccola, di quella attuale, ben oltre il 2030”. 

Da necessità ad opportunità 

Se l’obiettivo è quello di rivitalizzare la cantieristica navale, gli ordini concernenti le nuove navi e previsti dalla legge di riconciliazione non dovrebbero risultare come iniziative isolate, andando così ad aggiungersi a quelli che il Congresso autorizza nei prossimi National defense authorization Acts (Ndaa) come parte del bilancio ordinario della Difesa. Rispondere alle necessità capacitive rappresenta, per Washington, anche un’opportunità strategica, ovvero quella di rafforzare l’industria cantieristica navale,  rielaborando la strategia e le modalità per l’espansione di questa. La legge, che oggi contempla risorse per la costruzione di due cacciatorpediniere ed un sottomarino, dovrà infatti considerare anche il coinvolgimento dell’industria privata nel settore navale e la costruzione di nuovi cantieri, per produrre una crescita della base industriale disponibile. Su questo scenario, l’industria navale statunitense avrà bisogno di un aumento degli ordini a lungo termine che, operando secondo le logiche di mercato, costituiranno la base per nuove infrastrutture e forza lavoro aggiuntiva, attirando capitali privati e consentendo sinergie e schemi tra il settore pubblico, Pmi e aziende leader del settore.  

Nuovi strumenti per la sicurezza nazionale

La legge di Riconciliazione del bilancio offre all’amministrazione Trump un’opportunità sostanziale, mettendo a disposizione fondi e strumenti straordinari per il finanziamento di nuove unità navali e per l’espansione della flotta statunitense. Un’opportunità non solamente politica ma strategica, con possibilità di proiezione nazionale e globale, che non comporterebbe il taglio dei fondi destinati ad altri settori – ugualmente urgenti e critici – come quelli delle infrastrutture sottomarine o della difesa aerea e spaziale. Un eventuale Naval Act, o nuove ed innovative piattaforme di finanziamento per il rilancio della cantieristica navale statunitense, contribuirebbero ad un incremento della domanda di produzione ed un conseguente sviluppo dell’intero settore. Gli investimenti che Washington prevede per la propria difesa seguono l’agenda presidenziale “Peace through strength”, la quale prevede un aggiornamento generazionale della capacità di Difesa statunitensi, anche attraverso nuovi investimenti nelle nuove tecnologie.  Implementare gli investimenti pubblici e privati per l’industria della Difesa significa irrobustire l’apparato economico e militare nazionale e rafforzare così la sicurezza nazionale e la sua proiezione globale.

 

Cantieristica e Difesa. Ecco la scommessa americana sul rilancio navale

La Difesa Usa, e la sua capacità di proiezione, si giocano soprattutto in mare e, prima ancora, nei cantieri navali. La legge di Riconciliazione, approvata dalla Camera dei Rappresentanti e all’esame in Senato, prevede uno stanziamento straordinario di 150 miliardi di dollari destinati alla difesa, rappresentando un’opportunità per rivitalizzare l’industria marittima statunitense e per rafforzare così la sicurezza economica e nazionale del Paese. Secondo un’analisi dell’Heritage Foundation, per ripristinare il potere navale americano, è necessario puntare sulla domanda di nuovi vascelli

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