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La voce è quella di un conduttore radiofonico, chiara e dinamica come i punti programmatici del suo manifesto politico. Szymon Holownia ha quarantaquattro anni, proviene da Biazystok, la decima città più grande della Polonia, e nel 2013 ha annunciato la nascita della Fondazione Kasisi, occupandosi della gestione del più grande orfanotrofio dello Zambia.

Dopo un passato speso tra le redazioni dei più importanti quotidiani polacchi (redattore presso la Gazeta Wyborcza e vice direttore della rivista Ozon), l’otto dicembre del 2019 lancia, dal palco del Teatro Shakespeare di Danzica, la sua candidatura alle presidenziali 2020. Non ha una struttura partitica alle spalle, eppure investendo sull’entusiasmo dei vari volontari delle sedici grandi città polacche, usufruendo della proficua raccolta fondi e promuovendo una campagna elettorale incentrata sul binomio sicurezza nazionale – protezione ambientale, Holownia ottiene il 13,9% dei voti. Sorpassato solo dall’attuale presidente Duda e dal sindaco di Varsavia Rafał Trzaskowski, subito dopo la chiusura delle urne lancia Polska 2050, il movimento politico che sostiene la sovranità parlamentare, lo stato di diritto, la separazione dei poteri e il pluralismo politico. Nella Polonia ultraconservatrice non è affatto scontato, anzi.

Per farla breve, Polska 2050 è la sintesi delle trasformazioni politico-sociali post ’89: uno spazio europeista, liberale, lontano dalle estremizzazioni della destra radicale e dei movimentisti di professione, difensore dell’appartenenza alla Nato, all’Unione Europea e al Triangolo di Weimar.

Erroneamente, la stampa estera incoronò il progressista Robert Biedron unica espressione della terza via, ma è Szymon Holownia il vero Macron polacco. Il 20 gennaio, la forza centrista del leader poliedrico ha attirato la deputata ed ex ministro allo sport Joanna Mucha, strappandola ai liberali di Piattaforma Civica. Il suo “ma anche” rassicura l’opinione pubblica polacca. Cosa ne pensa delle proteste pro-aborto esplose lo scorso novembre? Condanna l’impeto dei dimostranti, ma anche la sentenza del Tribunale Costituzionale.

Quale lettura sente di dare al connubio Stato-chiesa? Difende il cattolicesimo come sinonimo di nazionalità polacca, ma reclama anche lo stop dei finanziamenti statali alla Chiesa cattolica.

È il caso di sottolineare che il Vaticano ha imposto diverse sanzioni a due vescovi polacchi, sulla base del codice di diritto canonico e della lettera apostolica Motu Proprio. Ricordiamo il caso di Edward Janiak, vescovo emerito di Kalisz, e dell’arcivescovo di Danzica Sławoj Leszek Głódź, quest’ultimo accusato di aver coperto svariati abusi sessuali commessi dai sacerdoti, posti sotto la sua autorità, contro minori. Głódź, ha ricevuto l’ordine di lasciare Danzica e la rispettiva arcidiocesi, e “di versare una somma adeguata alla Fondazione San Giuseppe, gestita dall’episcopato, allo scopo di prevenire e assistere le vittime di abusi”.

Insomma nel bel mezzo del “caos ordinato”, in cui il monopolio identitario esercitato dalla Chiesa polacca viene messo in discussione; dove la stabilità dell’esecutivo di Morawiecki vacilla e stenta a fronteggiare il numero catastrofico di morti da Covid-19, il “contagio dei sogni” promosso da Holownia irrompe sulla scena pubblica, lasciando di stucco anche la coalizione dei democratici che fatica a rilanciare il proprio appeal politico.

Lunedì durante una conferenza stampa, Holownia ha annunciato la green way, la “storia verde di un nuovo mondo” post-pandemia, e un impegno per l’abbandono del carbone entro il 2040 e per la realizzazione di un’economia a zero emissioni nel 2050. Questo avverrebbe qualora Holownia riuscisse a trionfare nelle prossime elezioni, infatti la rottura interna alla maggioranza di governo potrebbe inaugurare la fase elettorale ad autunno. Non sappiamo se le proposte di decarbonizzazione, di transizione verde, di sviluppo sostenibile, se l’interventismo in campo economico,  il potenziamento della sanità statale, la promozione del “made in Poland” nel mercato europeo, sia un esperimento fattibile nel contesto polacco. Un tentativo di coniugare l’interesse nazionale all’europeismo spinto, la tendenza americanista al dialogo con l’Oriente, che fa di Holownia un outsider dello stato di cose presente, ma anche un ospite di riguardo del sistema. Quel “ma anche” potrebbe traghettare la Polonia da un recinto chiuso e autoreferenziale, a un nuovo spazio benedetto dalle dodici stelle. Niente false speranze, dopotutto l’Uroboro, il serpente che si morde la coda in un eterno ritorno, sembra essere il destino della patria polacca e dell’Occidente. Tuttavia, il ritorno al tempio della cultura europea è un buon inizio.

(Foto: @szymon_holownia)

Ecco perché Szymon Holownia è il nuovo Macron polacco

Di Giulia Gigante

Polska 2050 è la sintesi delle trasformazioni politico-sociali post ’89: uno spazio europeista, liberale, lontano dalle estremizzazioni della destra radicale e dei movimentisti di professione, difensore dell’appartenenza alla Nato, all’Unione Europea e al Triangolo di Weimar. L’analisi di Giulia Gigante

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