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Gli italiani decisi a rinunciare alla vaccinazione contro Sars-Cov-2 sarebbero, a seconda dei sondaggi, tra i 3 e gli 11 milioni. Un gruppo molto significativo che potrebbe mandare in fumo l’obiettivo dell’immunità di gregge.

Secondo gli esperti e i sociologi che nelle ultime settimane hanno cercato di interpretare le motivazioni che hanno spinto i no-Vax a scendere in piazza ci sarebbe la paura degli effetti collaterali del vaccino, la sfiducia nelle istituzioni sanitarie e scientifiche, il dubbio che i vaccini anti-Sars-Cov-2 non siano efficaci o lo siano parzialmente. Poi ci sono le teorie complottistiche che girano in rete: il sospetto di far parte di un esperimento su larga scala e, non ultima, che la pandemia sia stata generata dalle stesse industrie farmaceutiche per fare profitti con i vaccini.

Ad aggravare questo scenario c’è anche una classe dirigente incapace di fare una sana autocritica e ammettere che simili prese di posizioni non sono frutto di follie collettive ma sono germogliate in un terreno fertile, arato da decenni di disinformazione scientifica proprio dalla stessa classe politica ed economica che ne ha tratto vantaggi e che oggi predica la vaccinazione di massa.

In Italia, è noto, il 76% della popolazione adulta è in gran parte “analfabeta funzionale”, non è in grado cioè di comprendere il significato di una frase composta da più parole e quindi il senso di un articolo di giornale o di un modulo della Pubblica amministrazione. Inoltre con solo il 19% di laureati gli italiani sono anche gli ultimi nell’Ue per titolo di studio. Ma il dato più sconcertante è che in Italia solo il 3% della popolazione sa che cosa sia la scienza o è in grado di comprenderne il linguaggio diversamente per esempio dal 76% dei finlandesi e il 75% degli svedesi.

Questa disabilità degli italiani è stata ben sfruttata negli anni sia da gruppi fortemente ideologizzati sia dalla stessa politica per diffondere false idee sulla scienza in nome della “protezione della natura” e della salute a scapito della scienza. Tra i numerosi settori della ricerca scientifica che hanno subìto un blocco va ricordato quello delle biotecnologie e dell’ingegneria genetica, in particolare i cosiddetti Ogm, nei confronti dei quali è stata messa in atto una vergognosa campagna di disinformazione.

Si è trattato di una furia antiscientifica che ha distrutto decenni di ricerca nazionale, ha fatto chiudere laboratori di ricerca di prim’ordine e costretto migliaia di ricercatori a trasferirsi all’estero. Ricordo che non molti anni fa su decisione del ministero delle Politiche Agricole e del ministero dell’Ambiente furono distrutti i campi sperimentali dell’Università della Tuscia a Viterbo dove da ben 30 anni si coltivavano e si studiavano 3 o 4 piante geneticamente modificate con l’accusa che con questi campi i ricercatori mettevano in pericolo la salute pubblica. È bene anche ricordare che la Corte di Giustizia Europea condannò l’Italia nel 2012 per aver vietato la coltivazione di piante geneticamente modificate e per aver bloccato la ricerca in questo settore.

Le biotecnologie sono fondamentali nello sviluppo di tutti i settori strategici dell’economia come alimentazione, energia, farmacologia, ambiente e così via. Malgrado ciò la politica ha scelto di cancellare la ricerca in questo settore con la scusa di una indimostrata pericolosità.

È con grande amarezza che sottolineiamo che grazie a questi provvedimenti oggi le confezioni di moltissimi prodotti alimentari riportano, tra le decine di indicazioni, quella di No Ogm o priva di Ogm. Considerando che in Italia la produzione e la vendita di Ogm è vietata, questa inutile scritta appare più un’adesione del produttore ad una presunta visione anti-scientifica del consumatore che una indicazione di qualità.

Dati questi presupposti, chi è oggi in grado di spiegare che l’ingegneria genetica applicata alle piante è pericolosa per la salute e i vaccini che ci iniettiamo no? Come si fa a spiegare ad una popolazione da anni bombardata dalla falsa idea che manipolare la natura è un crimine, che l’ingegneria genetica può rappresentare la più grande opportunità per combattere le malattie e la fame nel mondo? Chi potrà mai spiegare che mangiare un biscotto al mais ingegnerizzato danneggia la nostra salute e un farmaco ottenuto con la stessa tecnologia no?

Diversamente dall’ambiente, dalla questione femminile, dalle problematiche sui disabili la scienza e la ricerca scientifica non sono mai state al centro degli interessi della politica tanto è vero che in nessun programma elettorale di un qualsiasi partito politico è mai stato dedicato spazio alla ricerca scientifica malgrado oggi sia chiaro a tutti che la scienza è l’economia di un Paese.

Ma c’è un altro elemento che deve essere preso in considerazione: la classe medica e quella scientifica che oggi giustamente si batte per vaccinare tutta la popolazione come mai non è scesa in campo con la sua autorità nei momenti in cui sono state fatte scelte scellerate che hanno cancellato interi comparti della ricerca scientifica in Italia? Perché quei medici che oggi affollano i talk show erano assenti quando era in corso l’imbarbarimento anti-scientifico di questo Paese?

È evidente che l’aver sventolato la bandiera dell’antiscienza per raccogliere consensi prima o poi avrebbe presentato il conto alla politica, un conto salato che avrà inevitabili conseguenze sociali. Criminalizzare quindi, i no-Vax minacciando di escluderli da parte della vita civile è la reazione di una politica che non riesce, o non vuole, vedere che quanto sta accadendo è il frutto delle sue scelte contraddittorie ed antiscientifiche fatte in passato e che stanno portando il Paese fuori dalla mondo reale e in rotta di collisione con la modernità.

 

Ecco da dove arrivano i no vax. Scrive Elio Cadelo

Di Elio Cadelo

La politica per anni ha sventolato la bandiera dell’antiscienza per raccogliere consensi e prima o poi il conto si sarebbe presentato, un conto salato che avrà inevitabili conseguenze sociali. Criminalizzare i no vax minacciando di escluderli da parte della vita civile è la reazione di una politica che non riesce, o non vuole, vedere che quanto sta accadendo è il frutto delle sue scelte contraddittorie

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