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In futuro, il mercato petrolifero mondiale subirà un cambiamento fondamentale. Scegliere i petrodollari o le guerre petrolifere non è più una domanda a cui si possa rispondere. Con l’Accordo strategico sul partenariato economico e di sicurezza globale tra Cina e Iran firmato ufficialmente dai ministri degli esteri di Cina e Iran il 27 marzo 2021 a Teheran, il teorema del petrolio viene spezzato e l’impero costruito dal dollaro statunitense risulta incrinato.

Ciò perché i petrodollari non hanno portato un sostanziale sviluppo economico ai Paesi produttori di petrolio in Medio Oriente durante l’oltre mezzo secolo di legame con il dollaro Usa. I Paesi del Medio Oriente generalmente non hanno propri sistemi industriali. Le economie nazionali sono fortemente dipendenti dalle esportazioni di petrolio e dall’importazione di cereali e prodotti industriali. Le finanze nazionali sono a traino dal dollaro Usa e del sistema finanziario che consegue. Una volta che i Paesi del Medio Oriente volessero evadere il controllo del dollaro, dovrebbero affrontare la minaccia di guerra da parte degli Usa e dei suoi alleati: cose viste e riviste. Basti pensare a Saddam Hussein sostenuto quando combatteva contro l’Iran e poi nemico pubblico N. 1 nel momento che iniziò a commerciare il petrolio in euro.

L’Occidente ha sempre desiderato che il Medio Oriente fosse una “vacca sacra” petrolifera e non gli ha permesso di sviluppare un suo moderno sistema industriale: il mancato progresso del Medio Oriente è stato voluto quale ricatto del lungo periodo. Nel sistema di civiltà occidentale basato sul confronto e sulla competizione, l’Occidente è preoccupato che l’Iran e l’intero Medio Oriente possano ripristinare ancora una volta l’antica gloria ed egemonia degli imperi persiano, arabo ed ottomano.

Per quanto riguarda la Cina, essa sta sopportando lo sfruttamento del mercato petrolifero globale e la minaccia di interruzione dell’offerta dell’oro nero. Basandosi sulla forza industriale, finanziaria e militare, l’Europa e gli Usa controllano il capitale di produzione petrolifera, i mercati commerciali, gli insediamenti del dollaro e i corsi d’acqua globali, che costituiscono l’intero ordine mondiale del petrodollaro, differenziando la Cina e il Medio Oriente e dividendo il mondo in base alle note considerazioni. O scegli il dollaro o scegli la guerra; ed il dollaro sta soffrendo da molto tempo.
Come in tempi antichi le tribù nomadi bloccavano la Via della Seta e monopolizzavano il commercio tra Oriente e Occidente, l’Europa e gli Stati Uniti stanno frenando e fermando la cooperazione e lo sviluppo dell’intera Asia e del resto del pianeta. Secoli fa, erano una cavalleria della prateria, archi, frecce e scimitarre: oggi è una nave della marina e un sistema finanziario in dollari.

Pertanto, la Cina e l’Iran, così come l’intero Medio Oriente, sono attualmente alla ricerca di modi per dribblare gli intermediari e fare la differenza. Se c’è un’altra forza potente che può dare garanzie di sicurezza militare e allo stesso tempo offrire fondi e prodotti industriali sufficienti, allora l’intero petrolio del Medio Oriente può essere liberato dal dominio del dollaro e può commerciare direttamente a confrontarsi con la domanda, nonché persino introdurre nuovi sistemi industriali moderni.

Tenere il petrolio lontano dal dollaro Usa e dalle guerre e usare il petrolio per la cooperazione, l’assistenza reciproca e lo sviluppo comune sono la voce interiore dell’intero Medio Oriente e dei Paesi in via di sviluppo: una forza che assieme non può essere ignorata nel mondo.

L’ex Unione Sovietica aveva sperato di utilizzare questa forza per migliorare il proprio sistema. Tuttavia, essa ha enfatizzato eccessivamente i propri interessi geostrategici e paracoloniali – trasformandosi in una superpotenza socialimperialista in lizza con la Casa Bianca. Inoltre all’Urss mancava un meccanismo cooperativo e condiviso per consolidare le proprie alleanze e alla fine i suoi propri sodali hanno iniziato a ribellarsi sin dagli anni Sessanta.

Un aspetto ancora più importante – sebbene l’Unione Sovietica a quel tempo potesse fornire garanzie di sicurezza militare per i Paesi alleati – era difficile per essa fornire garanzie economiche e mercati, anche se la stessa Unione Sovietica era una grande esportatrice di petrolio. La naturale relazione concorrenziale tra l’Unione Sovietica e il Medio Oriente, così come la debole capacità industriale dell’Unione Sovietica, alla fine ha portato alla disintegrazione dell’intero sistema, a iniziare dalle defezione dell’Egitto di Sadat nel 1972. Per cui il mondo è tornato al governo unipolarizzato del dollaro, una volta crollato il katekon sovietico diciannove anni dopo.

Però, adesso, con lo sviluppo e l’ascesa della sua economia, anche la Cina ha iniziato a entrare nel mondo e ha bisogno di stabilire un suo nuovo ordine mondiale, dopo che questo Paese è stato trattato da piazza di spaccio dalla Gran Bretagna nel XIX secolo, in seguito spartito in zone d’influenza da occidentali e giapponesi e poi posto in quarantena dagli Usa dopo la seconda guerra mondiale.
A differenza dell’ordine mondiale degli Usa e dell’Unione Sovietica, la proposta della Cina non è un progetto paracoloniale basato sui propri interessi nazionali, né un vecchio piano di “globalizzazione africana” basato sulle multinazionali, e si sicuro non è un’esportazione ideologica.
Da anni si parla di socialismo con caratteristiche cinesi e no di certo di tentativi per imporre il marxismo di Pechino al resto del mondo, com’era il caso di Mosca. Invece, la Cina auspica di avere un nuovo ordine economico internazionale caratterizzato da cooperazione, assistenza reciproca e sviluppo comune.

Diversamente dalla civiltà occidentale basata sulla rivalità e sulla competizione, la civiltà orientale, che presta maggiore attenzione all’armonia senza differenze e allo sviluppo coordinato, sta cercando di stabilire un nuovo ordine economico mondiale con un modello completamente differente da quelli che hanno scritto la storia con il sangue.

Per tornare al precedente trattato, fra il dollaro Usa e la guerra, la Cina ha offerto all’Iran e persino al mondo una terza scelta. La Cina sempre più pare disposta ad esistere come fornitore di servizi. Questo sembra essere più utile per la Cina innanzitutto per risolvere i propri problemi e non farsi coinvolgere in infinite controversie internazionali. In tal modo, essa può essere più accettata dai Paesi di tutto il mondo e unire più Stati per rompere l’accerchiamento congiunto dell’imperalismo “democratico” e liberista di Europa e Usa.

Di conseguenza, Cina e Iran, che sono quasi altrettanto antichi, si sono incontrati in un momento critico della storia. Secondo l’Accordo strategico sul partenariato economico e di sicurezza globale tra Cina e Iran, Pechino investirà fino a 400 miliardi di dollari in dozzine di giacimenti in Iran nei prossimi 25 anni: oltre che in banche, telecomunicazioni, porti, ferrovie, sanità, reti 5G, GPS, ecc.

La Cina aiuterà l’Iran a costruire l’intero sistema industriale moderno; allo stesso tempo, essa riceverà una fornitura di petrolio iraniano fortemente scontata e stabile a lungo termine. Il partenariato sino-iraniano getterà le basi per un proposto nuovo ordine mondiale, con un alto grado di rispetto per i valori orientali, non basati su alcuni fallimentari e sempre più radicalizzanti, quanto in decadenza.

Di fronte al contenimento dei valori e alle pressioni sanzionatorie di Usa ed Europa, la Cina sta cercando di unire l’europea Terza Roma, l’indoeuropea Iran, la Seconda Roma e i cinque Paesi dell’Asia centrale per formare una potente controparte geoeconomica nell’entroterra d’Eurasia.

Il petrolio e il nuovo ordine mondiale. Cina, Iran ed Eurasia

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