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Il 16 maggio 2021 sono cento anni dalla nascita di Ettore Bernabei. Non so se gli italiani si rendono conto di quanto devono a Bernabei che ha sempre operato con intelligenza per il bene del Paese senza apparire più di tanto. Per una serie di circostanze ho cominciato a frequentarlo dalla fine degli anni 80 fino alla sua morte, avvenuta a 95 anni nel 2016. Ogni domenica alle 19 lo andavo a trovare e stavamo insieme un’ora fino all’inizio del Tg1 alle 20. Ho trovato sempre interessanti questi incontri, senza eccezione. Ettore apriva orizzonti, comunicava esperienze: erano una sua forma di generosità che dedicava non solo a me ma a chiunque fosse interessato. La mia opinione personale è che fosse un santo come oggi il Signore vuole. Un uomo di fede che viveva consapevolmente la sua vocazione di persona impegnata professionalmente che mira a realizzare il bene comune.

La vocazione cristiana di un fedele normale esige non solo una visione di fede e di pratiche di pietà ma anche una responsabilità civile e in questo Ettore era l’esempio più completo che abbia conosciuto. In tutti gli incarichi che ha ricoperto (direttore di un quotidiano di Firenze, poi del Popolo, poi della Rai, dell’Italstat e infine creatore della casa di produzione televisiva Lux Vide) ha usato il suo potere mai per fini personali (ha sempre condotto una vita modesta) ma per il bene comune.

La Rai diretta da lui era un’amica degli italiani, istruttiva e di alta qualità (forse la migliore al mondo per quei tempi). Dette grande sviluppo all’Italstat, società dell’Iri che finanziava progetti di costruzioni, fra i quali il famoso porto iraniano di Bandar Abbas e il Centro Direzionale di Napoli. Con la Lux Vide realizzò, fra l’altro, il ciclo di trasmissioni sulla Bibbia che ebbe il record di vendite in tutto il mondo. Tuttora il ciclo di don Matteo riscuote un successo costante. Per convincere Terence Hill a partecipare lo andò a trovare. Già in Rai aveva impegnato Renato Rascel per un ciclo di sceneggiati su Padre Brown, un sacerdote detective ideato da G.K. Chesterton.

Per avere un’idea dello stile del personaggio consiglio di vedere l’intervista che concesse a Monica Mondo pochi mesi prima di morire. Su You Tube basta cliccare “Ettore Bernabei Soul”.

Dimostrava l’affetto con i fatti. Se era fuori Roma telefonava per avvisare spostando l’appuntamento o mi invitava in campagna. Una sua caratteristica particolare era che s’intendeva di buoni prodotti per fare la spesa: una qualità sorprendente in una persona abituata a trattare questioni di gran livello professionale. D’altra parte aveva una famiglia con ben otto figli. Una volta mi regalò una scatola di cioccolatini con gentilezza ma come se gli fosse capitata in mano per caso e non sapesse cosa farne, precisando però che sapeva che la cioccolata mi piaceva.

I cento anni di Ettore Bernabei nel ricordo di Pippo Corigliano

Secondo Pippo Corigliano, giornalista e portavoce dell’Opus Dei per 25 anni, Bernabei era “un santo come oggi il Signore vuole. Un uomo di fede che viveva consapevolmente la sua vocazione di persona impegnata professionalmente che mira a realizzare il bene comune”

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