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La carta dei valori siglata tra i 16 principali partiti sovranisti e conservatori europei, tra cui Lega e Fratelli d’Italia, testimonia il ruolo da protagonista che la destra vuole giocare in Europa nei prossimi anni. Al netto delle fisiologiche differenze, delle visioni divergenti su alcuni temi di politica estera e di comprensibili dibattiti, la destra in Europa è unita da valori e principi che prescindono dall’appartenenza a specifici gruppi al Parlamento europeo.

Nonostante quanto affermato dai critici (che hanno definito l’accordo come siglato dai “nemici dell’Europa”), la carta dei principi testimonia una comune visione a favore dell’Europa e di un’Unione europea diversa da quella attuale.

Tra i punti principali che emergono dal documento c’è il no al Superstato europeo e al concetto di Stati Uniti d’Europa denunciando “l’uso delle strutture politiche e delle leggi per creare un Superstato europeo e nuove forme di struttura sociale” a cui contrapporre un’Europa dei popoli e delle nazioni. L’attuale Unione europea si basa, inoltre, sull’imposizione di un monopolio ideologico che favorisce una visione unica della società diventando “uno strumento di forze radicali intenzionate a realizzare trasformazioni culturali e religiose” attraverso un “iperattivismo moralista”. Un modus operandi che “distrugge le basi per il funzionamento della comunità europea come comunità di nazioni libere” trasformando “le istituzioni europee in organismi che prevalgono sulle istituzioni costituzionali nazionali”. Al contrario, il rispetto delle libertà e identità nazionali, è alla base della carta dei principi che sottolinea l’esistenza di un fronte compatto per contrastare l’establishment liberal che governa l’Unione europea.

Dall’accordo tra i sovranisti e i conservatori emergono anche altri elementi su cui vale la pena soffermarsi; anzitutto l’assenza di dei tedeschi dell’AfD, una mancanza non casuale dovuta alla marginalità del partito in Germania a causa di posizione giudicate troppo estremiste. In secondo luogo, il ruolo giocato dalle nazioni dell’Europa centrale e dell’Est, in particolare Polonia e Ungheria, con i rispettivi primi ministri Mateusz Morawiecki e Viktor Orbán che, essendo forze di governo, hanno una forte influenza.

E poi c’è l’Italia a essere protagonista: il nostro è l’unico Paese ad essere rappresentato da due partiti, Lega e Fratelli d’Italia, che hanno una funzione imprescindibile nei rispettivi gruppi europei. Da un lato Matteo Salvini insieme a Marine Le Pen è il principale leader di Identità e democrazia, dall’altro Giorgia Meloni è presidente del partito dei Conservatori europei.

L’Italia diventa non solo un interlocutore privilegiato ma il vero e proprio perno del mondo conservatore e sovranista europeo fungendo da riferimento nell’Europa occidentale per i Paesi di Visegrad. L’assenza di partiti tedeschi, la sola presenza del Rassemblement National in Francia che, pur essendo un partito con ampio consenso, ha una pregiudiziale da parte dei polacchi per le posizioni in politica estera giudicate troppo filorusse, rendono il Belpaese primus inter pares. L’Italia, inoltre, può rappresentare un alleato prezioso soprattutto in chiave futura nel momento in cui si tornerà alle urne. Se dovesse vincere la coalizione di centrodestra, Lega e Fratelli dd’Italia sarebbero le due forze politiche trainanti di un nuovo governo che, facendo asse con i Paesi del centro Europa, potrebbe portare a un’accelerazione verso un’Europa confederata e non centralizzata e basata sui principi espressi nella carta dei valori.

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