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L’esercito cinese sembra stia espandendo in modo significativo il numero di silos per missili balistici in una nuova area di addestramento (ancora in costruzione) nella parte centro-settentrionale del Paese. Immagini satellitari recenti, raccolte in un post sul sito della Federation of American Scientists, indicano che i genieri cinesi stanno costruendo almeno 16 silos – un’espansione significativa, se si considera che il primo silo nell’area è stato individuato nel 2016.

Le immagini satellitari rivelano anche tunnel unici potenzialmente costruiti per nascondere unità di lancio di missili o operazioni di caricamento. L’area di addestramento, situata a est della città di Jilantai nella provincia della Mongolia Interna, è utilizzata dalla Repubblica Popolare Cinese (PLARF) per addestrare gli equipaggi missilistici e mettere a punto le procedure per il funzionamento dei lanciamissili mobili stradali e dei loro veicoli di supporto.

Detto in modo ultra-semplificato, la Cina – che non fa parte di trattati che riguardano il controllo di armamenti – sta aumentando il proprio arsenale. Non è una novità d’altronde, se si considera che il segretario del Partito comunista cinese, il capo dello Stato Xi Jinping, ha scelto una parata militare per festeggiare pubblicamente la festa dei 70 anni della Repubblica popolare. Una dimostrazione muscolare che racconta il desiderio di potenza di Pechino, desiderio che si muove parallelamente alla crescita militare.

“Il poligono PLARF vicino a Jilantai offre una finestra unica sulla postura nucleare della Cina”, scrive Hans Kristiensen che ha curato il post della FAS: “La Cina attualmente gestisce 18-20 silos, un numero che potrebbe quasi raddoppiare con la costruzione dei silos nell’area di addestramento di Jilantai. Considerando che i silos esistenti sono grandi per ospitare il vecchio missile balistico intercontinentale DF-5 alimentato a liquido, tutti tranne uno dei nuovi silos a Jilantai sono più piccoli e sembrano progettati per ospitare i nuovi e più sottili missili balistici intercontinentali a combustibile solido, come il DF-41 (e potenzialmente DF-31A)”.

Le ragioni tecnico-strategiche che portano la Cina a questo genere di progetti sono varie, per esempio la necessità di avere più siti di lancio, visto che Pechino considera quelli attuali troppo vulnerabili davanti a un attacco americano o russo. Il governo cinese ha dato ordine di sviluppare sistemi missilistici più moderni – passando dall’alimentazione a solido a quella a liquido – anche per superare le difese aeree statunitensi, e una generale revisione posturale del programma strategico è in corso.

I nuovi sistemi a terra, integrati con quelli mobili (attualmente l’80 per cento del comparto) aumenteranno le capacità di deterrenza – in attacco e difesa – e di prontezza di Pechino. Infine c’è una questione di prestigio internazionale: la Cina sta diventando più ricca e più potente, ma le altre grandi potenze hanno più missili di lei, quindi la Cina deve avere anche più missili per sostenere il suo status di grande potenza.

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