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Doppio passo falso. Matteo Salvini l’europeista e filoamericano è lo stesso che loda il vaccino russo Sputnik V e il suo amico ungherese Viktor Orban? Delle due l’una, una scelta va fatta. E a giudicare dalle ultime mosse il leader della Lega ha le idee chiare. Questo mercoledì si è aperto con una notizia non da poco. Il Partito popolare europeo (Ppe) ha messo alla finestra Orban e la delegazione di Fidesz con una modifica del regolamento del gruppo parlamentare.

Lui è uscito dalla porta, annunciando l’addio alla famiglia popolare (per ora solo al gruppo) con una lettera al vetriolo al leader bavarese Manfred Weber. Fuoriusciti i sovranisti magiari, si apre uno spioncino per una prossima membership della Lega nel Ppe. Sarebbe il coronamento di un lavorìo lungo più di un anno del vicesegretario e ora ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti.

L’operazione Ppe, si ripete ormai da tempo, darebbe a Salvini quel “che” di governabilità che lo toglierebbe dall’angolo euroscettico e sovranista in cui rimane a suo agio la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Peccato che a pochi minuti dalla frattura il capo del Carroccio abbia deciso di far sapere a tutti, tramite una velina di agenzia, dell’immediata solidarietà manifestata all’amico Viktor con un messaggino, “amicizia e vicinanza col popolo ungherese”.

Si dirà, è un gesto di amicizia verso un uomo politico con cui ha buoni rapporti. Senonché poche ore più tardi, nel giorno in cui la stragrande maggioranza dei popolari europei ha deciso di liberarsi dell’ingombrante presenza di Fidesz, Salvini si è collegato in videoconferenza. Con chi? Con il premier ungherese, ovviamente. Per parlare e discutere di “famiglia” e “controllo dell’immigrazione”, cioè dei due nodi che più hanno contribuito alla cacciata di Orban dal Ppe. E, va da sé, di “piano vaccinale”.

Qui si viene alla seconda mossa del “Capitano” in un ordinario mercoledì che può rimettere indietro le lancette della “conversione” leghista. Salvini, fa sapere con un’altra nota alle agenzie, ha ricevuto in pompa magna nel suo ufficio a Roma una delegazione del governo di San Marino guidata dal segretario di Stato al Lavoro Teodoro Lonfernini. Un’occasione per complimentarsi con i reggenti del “Titano” per aver aperto le porte della piccola repubblica al vaccino russo Sputnik V.

“Faccio i complimenti al governo di San Marino che, se tutto va come previsto, entro fine aprile mette in sicurezza tutta la popolazione – ha detto il leghista – alla domanda se va bene anche il vaccino russo, io rispondo che per me sia prodotto in Russia, Nuova Zelanda, Israele, non importa, basta che funzioni. Io ritengo che fanno bene quei governi europei, Austria, Danimarca, Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia e altri ne seguiranno che si muovono a 360 gradi”.

Opinione legittima, certo, ma tempismo rivedibile. Sì perché poche ore prima del nuovo (ennesimo) endorsement di Salvini al siero made in Russia, il governo americano di Joe Biden ha annunciato una raffica di nuove, salatissime sanzioni contro il ministero della Difesa russo per il caso Navalny.

Di quelle sanzioni, ha scoperto Formiche.net, una parte cospicua colpirà due centri di ricerca della Difesa russa, il 33esimo e il 48esimo, che hanno lavorato la scorsa estate alla creazione del vaccino Sputnik V, con un’accusa non da poco: secondo gli 007 americani entrambi aiutano il governo russo “nella proliferazione di armi di distruzione di massa”.

Uno dei due centri, il 48esimo, faceva capo alla missione dei virologi-militari russi atterrati un anno fa a Pratica di Mare e poi diretti nella zona rossa di Bergamo, all’interno di una discussa missione umanitaria già all’epoca accolta dagli applausi all’unisono dei leghisti.

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