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Quando i miei studenti dell’Università della Calabria, all’inizio dei corsi a fine settembre, mi hanno chiesto chi avrebbe potuto vincere le elezioni presidenziali americane, abbiamo insieme riflettuto su due elementi: i segnali deboli e l’effetto scotoma.

Una delle tecniche più interessanti dell’intelligence, che a mio parere è anche uno strumento pedagogico fondamentale, è la capacità di individuare i segnali sociali deboli, poiché quelli forti li percepiscono tutti e a volte portano da tutt’altra parte. Abbiamo ribadito che i segnali deboli non sono affatto sconosciuti, ma vengono comunemente sottovalutati.

L’effetto scotoma, invece, consiste in un fenomeno che altera la percezione visiva, facendo concentrare l’attenzione su alcuni aspetti a scapito di altri. Nel caso in questione, un segnale debole era evidentemente rappresentato dal sostegno aperto di Elon Musk e Jeff Bezos a favore di Donald Trump: oltre ad aver investito somme ingentissime, avevano promosso iniziative per aumentare il sostegno al candidato repubblicano.

L’effetto scotoma, associato ai bias cognitivi, invece si poteva individuare nella circostanza che chi descriveva la campagna elettorale, lo faceva partendo da un punto di vista culturale italiano, senza conoscere adeguatamente l’America profonda. Infatti, dicevamo, che per descrivere in modo meno imperfetto i luoghi bisognava viverci e lavorarci a lungo, in modo da comprendere i meccanismi sociali, economici e culturali che determinano le scelte. Altrimenti, il rischio di un’approssimazione inevitabile resta alto, pur con le migliori intenzioni. A esito conseguito, dopo che molti sostenevano fino all’ultimo che si era sul filo di lana, possiamo trarre alcune brevi conclusioni.

Sistema mediatico e star system influenzano poco il voto. Per esempio, Musk e Bezos, non a caso impegnati da anni in investimenti nello spazio, hanno dimostrato di avere il polso della situazione più di Bill Gates, che evidentemente è rimasto indietro nella comprensione dei fenomeni. Questo potrebbe anche significare che, nei prossimi anni, il divario tecnologico tra America ed Europa si incrementerà ulteriormente, rischiando di rendere l’Unione irrilevante.

E questo perché è il predominio nelle tecnologie, soprattutto in questa fase storica, a determinare chi vince e chi perde nel gioco del potere. Secondo me, il segnale che dovrebbe cogliere l’Europa da questo risultato è di orientare sempre più la propria attenzione sullo sviluppo di tecnologie comunitarie, alternative a quelle statunitensi e cinesi, non mirate al consumo ma capaci di promuovere il pensiero critico e l’educazione delle persone.

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