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La stampa cartacea è inondata dalle polemiche tra il segretario del Partito democratico Enrico Letta ed il leader della Lega Matteo Salvini. Sono tutte fake news, bufale, falsità, pettegolezzi. Ciò non vuole dire che Enrico e Matteo si vogliano bene o abbiano stretto un’alleanza segreta benedetta dalla Loggia Ungheria, anche essa segreta. Sanno che, di riffa, di raffa e di baracca, devono convivere in una “grande coalizione” in equilibrio sempre instabile ma che, purtuttavia, regge e continuerà a a reggere a lungo e si stanno esercitando in “teoria dei giochi multipli su più tavoli”. Come si addice a politici di rango.

Ne sapevano poco o nulla quando è iniziata questa esperienza di governo. Erano consapevoli che il presidente del Consiglio Mario Draghi (lui ha studiato in America ed è diventato professore!!!) ne sa tanto quanto John Nash, proprio quello dell’indimenticabile film A Beautiful Mind, colui che scoprì gli equilibri instabili. I quali per l’appunto si chiamano “equilibri alla Nash”. Non volevano fare cattiva figura.

Salvini ha avuto un corso accelerato da Alberto Bagnai. Letta ha tentato con Goffredo Bettini, suo “consigliori in toto” e grande teorico di un’alleanza con un partito-che-non c’è, non ha rappresentante legale e non riesce a mettere insieme la caparra per la locazione della sede. Bettini ha ammesso di saperne meno di lui. Allora, il buon Enrico è corso da Maraldi, nota libreria di libri usati per le scuole nei presso di Piazza Risorgimento a Roma, è si è procurato un Bignami per la matematica ed un Garzantino di economia. Tra una strimpellata e l’altra di Bagnai al clavicembalo, Salvini si è avvantaggiato.

I lettori di Formiche.net ben sanno che nei “giochi multipli su più tavoli”, su un tavolo la posta in palio è “la popolarità” con il proprio bacino elettorale e sull’altro “la reputazione” con i partner della coalizione di cui si è parte. Vince chi massimizza sia “popolarità” sia “reputazione”. Tutto sotto gli occhi di quello che ha studiato A Beautiful Mind sperando di carpirne il favore. Come le odalische in un harem.

Tutti e due i giocatori premono su temi identitari dei loro bacini elettorali al fine di guadagnare “popolarità”. Per Salvini è relativamente facile perché le riaperture fanno parte dell’agenda di governo (sia sotto il profilo crescita sia sotto il profilo lotta alla pandemia) e i migranti, specie se clandestini, non piacciono al 60% degli italiani. Per Letta è oggettivamente più complicato anche perché non sa quali sono gli obiettivi e le priorità del partito-che-non-c’è. Quindi, ha tentato con due temi: legge Zan contro la omotransfobia e lo jus soli per dare la cittadinanza a chiunque nasca e stia per qualche ora in Italia (come fanno Usa ed Eritrea mantenendo potestà tributaria a vita per chi ha la ventura di nascere sul loro suolo). Sulla omotransfobia ha ottenuto un po’ di clamore ma suscitato anche manifestazioni contrarie e commenti non proprio esaltanti dalla Conferenza Episcopale Italiana. Silenzio assordante sullo jus soli, che non pare interessi a nessuno, almeno per il momento.

Quale è il saldo netto in termini di voti? Difficile dirlo. Per Letta, non deve essere esaltante perché alla mossa successiva ha chiesto una nuova agenda di governo e che Salvini lasci il tavolo da gioco. Non è detto, però, che il leader della Lega sia vincente. Sul tavolo della “reputazione” hanno più o meno gli stessi obiettivi ed ostacoli. Su quello della “popolarità”, invece, Salvini ha a che fare anche un Convitato di Pietra, o meglio una Convitata di Pietra: Giorgia Meloni che, dall’opposizione, gli rosicchia l’elettorato e, in caso di vittoria del centrodestra, potrebbe essere la prima donna a Palazzo Chigi.

L’esperto in teoria dei giochi, e grande conoscitore di A Beautiful Mind sorride e guarda al cronoprogramma di riforme ed investimenti del Piano nazionale di riforme e resilienza (Pnrr) senza curarsi troppo della partita.

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Tra il leader della Lega e il segretario del Pd lo schema è quello della teoria dei giochi, e sul tavolo ci sono “reputazione” e “popolarità”. Ma Salvini ha a che fare anche con un Convitato di Pietra, o meglio una Convitata di Pietra: Giorgia Meloni che, dall’opposizione, gli rosicchia l’elettorato… L’analisi di Giuseppe Pennisi

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