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Martedì prossimo, 22 aprile, la HMS Prince of Wales, seconda portaerei della classe Queen Elizabeth in servizio presso la Royal Navy, salperà dal porto di Portsmouth a capo del Carrier Strike Group 2025, segnando il ritorno nell’Indo-Pacifico della Marina di Sua Maestà dopo quattro anni. Ma se il Carrier Strike Group del 2021, guidato dalla HMS Queen Elizabeth, era focalizzato sull’impegno del Regno Unito nell’Indo-Pacifico all’interno di una narrazione che suonava quasi come un pivot to Asia britannico, la nuova missione, denominata Operation Highmast, sembra più un modo per rilanciare la collaborazione con partner e alleati chiave in tutto il mondo, attraversando il Mediterraneo, il Mar Rosso e l’Oceano Indiano per giungere all’Indo-Pacifico.

Otto mesi in mare

L’operazione si prevede della durata di otto mesi e vedrà il coinvolgimento di circa 2.500 membri della Royal Navy, 592 membri della Royal Air Force e, per specifiche fasi di addestramento, l’integrazione di circa 900 operativi dell’esercito britannico. Tale impegno multinazionale è rafforzato dal contributo di ulteriori 12 nazioni: la Norvegia ha confermato il dispiegamento di una nave da guerra, mentre Canada e Spagna contribuiranno con unità navali, oltre a nove altri Stati che offriranno supporto con personale e mezzi.

La composizione del gruppo

Il gruppo comprende, oltre alla HMS Prince of Wales, il cacciatorpediniere HMS Dauntless, una fregata di classe Type 23, un sottomarino d’attacco nucleare della classe Astute e una nave cisterna della Royal Fleet Auxiliary. E integrerà fino a 24 F-35B Lightning II, operativi sia con lo squadrone “Dambusters” della RAF Squadron 617 sia con quello “Phoenix” della Naval Air Squadron 809. Gli elicotteri Merlin Mk2, insieme ai Wildcat impiegati per la difesa aerea, garantiranno un supporto tattico avanzato durante l’intera missione. Un aspetto innovativo dell’operazione riguarda l’impiego di veicoli aerei senza pilota per il trasferimento di rifornimenti tra le navi: ben nove Malloy T-150 saranno dispiegati su tre imbarcazioni del gruppo, offrendo capacità operative con un’autonomia di 20-40 minuti, una velocità massima di 60 miglia orari e la possibilità di sollevare carichi fino a 68 chilogrammi.

Il ruolo dell’Italia

Nel suo discorso al parlamento italiano, re Carlo III del Regno Unito aveva ricordato gli sforzi congiunti nel settore della difesa. Qui i legami bilaterali sono “più stretti che mai”, aveva spiegato nei giorni precedenti l’ambasciatore britannico a Roma, Ed Llewellyn. Il Carrier Strike Group farà esercitazioni con la Marina e l’Aeronautica italiane, come accaduto quattro anni fa quando il Carrier Strike Group britannico, capitanato dalla HMS Queen Elizabeth, fece anche tappa nel porto siciliano di Augusta. Questa volta potrebbe toccare a Napoli, città natale di Inigo Lambertini, ambasciatore italiano a Londra, e in cui Llewellyn ha trascorso tre anni da bambino assieme al padre, ufficiale della Royal Navy assegnato alla base Nato.

(Foto: Ministry of Defence)

Carrier Strike Group britannico pronto a salpare. Tappa a Napoli?

Il gruppo d’attacco guidato dalla HMS Prince of Wales sarà otto mesi in mare attraversando il Mediterraneo, il Mar Rosso e l’Oceano Indiano per giungere all’Indo-Pacifico. Previste esercitazioni anche con Marina e Aeronautica italiane. Ipotesi tappa a Napoli

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