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“Chiamatela col suo nome: guerra. Israele è in guerra”. Yaakov Peri non è più in servizio da anni ma parla col tono di chi è appena uscito da un vertice militare. Direttore dello Shin Bet, i Servizi segreti israeliani per l’interno, dal 1988 al 1994, gli anni delle intifade, poi ministro della Scienza, non sembra stupito del caos in cui è sprofondato il Paese negli ultimi giorni, fra missili sparati da Hamas su Gerusalemme e raid dell’Aeronautica israeliana che mietono vittime palestinesi nella parte Est.

Peri, cosa sta succedendo?

Israele è in guerra con Hamas. L’aeronautica israeliana continua a colpire le postazioni del suo braccio militare, andrà avanti almeno altri due giorni. Ci sono ancora depositi di armi che devono essere colpiti. Continueranno finché tutte le postazioni da cui partono i razzi non saranno neutralizzate. Escludo un intervento di terra.

I Servizi sono in campo?

Certo, tutte le forze di sicurezza sono in stato di massima allerta, dal Mossad allo Shin Bet e all’intelligence militare. Stanno aiutando le forze aeree a condurre attacchi mirati, localizzano i guerriglieri di Hamas.

Come si è arrivati allo scontro?

Ci sono diverse ragioni. Il Ramadan è sempre causa di disordini. Fra i pellegrini che vanno alla Moschea c’è chi come Hamas si infiltra e li aizza contro la “conquistatrice Israele”. Quest’anno la polizia israeliana non ha permesso alle persone di concentrarsi nei luoghi pubblici. I palestinesi accusano il governo di Gerusalemme di armare i luoghi di culto islamici e in particolare al-Aqsa.

In effetti sono state sparate granate anche nell’atrio della moschea.

La polizia non è entrata, ha cercato di contenere le aggressioni dei manifestanti. Chi davvero è armato sono i militanti di Hamas che finora hanno già sparato più di 150 razzi nella parte Sud di Gerusalemme. A questi attacchi si stanno aggiungendo le sommosse degli arabi israeliani.

Come se ne esce?

Il governo israeliano porterà a termine le operazioni nella striscia di Gaza, ha dalla sua il consenso popolare. L’Egitto sta già mediando per un cessate-il-fuoco, per il momento Israele non è interessata. Stamattina due donne sono state uccise dai razzi palestinesi ad Ashkelon, tante altre ferite, ci sono edifici, scuole danneggiate. Non ci si può passare sopra.

Sono stati uccisi nei raid anche donne e bambini palestinesi.

È vero, non era intenzione dell’aerazione colpire i civili. Ma queste persone vivono in zone dove Hamas nasconde enormi depositi di armi e missili. Quando vengono colpiti, purtroppo, è difficile evitare danni a persone innocenti.

Netanyahu cavalca l’onda militare. Si riapre la campagna elettorale?

Non c’è dubbio, la politica gioca la sua parte. Non è stato coinvolto nel governo in via di formazione, e sa che la maggioranza degli israeliani tifano per la linea dura. Potrebbe ribaltare la situazione, vedremo.

Questa tensione non è frutto anche di una avventata politica di occupazione dei territori palestinesi negli ultimi anni?

Il governo israeliano ha commesso ogni tipo di errore, inutile negarlo. Ma niente giustifica una rivolta e una aperta aggressione contro Gerusalemme. Nessuno avrebbe potuto prevedere che gli scontri nella Città vecchia si sarebbero trasformati in una guerriglia, Hamas deve risponderne.

Perché Hamas è passata all’attacco ora?

Perché Abu Mazen ha rinviato le elezioni legislative palestinesi, sapendo che, se si fossero tenute, Hamas avrebbe potuto vincerle. Una decisione che li ha fatti infuriare e ora mette a nudo il loro vero obiettivo: terrorizzare e destabilizzare Israele.

Hamas è sola o ha sponsor esterni?

Ne ha sempre meno, è un isolamento che va avanti da anni. Fuori da Gaza, Hamas non ha più forza, ha perso gran parte dei suoi sostenitori. Perfino il Qatar, uno dei suoi più grandi sponsor, si sta disinteressando alla striscia. L’Iran continua ad esserci ma con un supporto meno rumoroso.

Da Biden vi aspettate un più aperto supporto?

Sì, gli Stati Uniti non stanno sostenendo a pieno il governo Netanyahu. Il cambio di passo dall’amministrazione Trump è evidente. Non dico che con Biden hanno perso interesse, ma sicuramente hanno cambiato metodo. Mi auguro che continuino a difendere gli accordi di Abramo, stanno funzionando e abbandonarli sarebbe un grave errore.

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