Skip to main content

Motori al massimo, tirare su la cloche e decollare. Poi, se possibile, competere sul mercato grazie a rotte scelte con cura e redditizie. E infine trovare un cavaliere bianco che possa prendersi in carico la compagnia, consentendo allo Stato italiano di disimpegnarsi. Se Italia Viva dovesse immaginare il futuro di Alitalia, le cose dovrebbero andare più o meno così. Ieri la Commissione Trasporti della Camera ha dato il via libera al piano industriale che ridisegna un’Alitalia formato ridotto, ma non per questo necessariamente poco competitiva, e propedeutico all’ingresso dell’ex compagnia di bandiera nella newco pubblica (100% Mef) Ita.

In particolare, la flotta dovrebbe diminuire da 52 a 45-48 aerei. Di conseguenza, i 5.200-5.500 dipendenti inizialmente previsti dovrebbero scendere in un range tra 4.500 e poco più di 5 mila. Viste le dimensioni ridotte, inoltre, si prevede che per l’avvio possano servire risorse pubbliche per circa 2 miliardi, il resto dei complessivi 3 miliardi stanziati nel decreto Rilancio di otto mesi fa, serviranno a completare il piano.

Se tutto andrà bene si decollerà a luglio, ma attenzione, ci sono paletti precisi da rispettare. L’Europa, per mezzo del commissario alla Concorrenza, Margrethe Vestager, vuole che la compagnia voli sulle proprie ali. E lo vuole anche il ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti, che è stato chiaro sulla questione: lo Stato, che negli ultimi 45 anni ha versato quasi 13 miliardi per Alitalia, tra salvataggi, parziali privatizzazioni e fallimenti, non può e non vuole metterci più soldi. Formiche.net ha sentito Luciano Nobili, deputato e capogruppo di Italia Viva in Commissione Trasporti.

“Siamo dinnanzi a un passaggio fondamentale per il rilancio di una compagnia, è bene ricordarlo, già agonizzante prima della pandemia. Il Covid ha solo peggiorato le cose ma Alitalia aveva i suoi problemi da tempo. Il governo Conte, purtroppo, non ha risolto la situazione, rimandando ogni decisione sul destino della compagnia. Ma ora forse ci siamo”, spiega Nobili.

“Lo Stato ha messo tre miliardi di euro, questi soldi devono essere gli ultimi, come ha giustamente sottolineato il ministro Giorgetti. E come pretende, altrettanto correttamente, l’Europa. Non possiamo più mettere il denaro dei contribuenti nella compagnia. Negli ultimi 15 anni l’esborso di risorse pubbliche su Alitalia è stato abnorme e ingiustificato a fronte di risultati aziendali disastrosi. Che sia la volta buona per far partire una compagnia in grado di stare sul mercato, di accompagnare la ripartenza post Covid del turismo in Italia, che sarà uno dei nostri vettori di crescita più importanti, di avere un futuro senza debiti”.

Nobili a questo punto scopre le carte e svela la proposta di Italia Viva. “Una volta decollata la compagnia, con la newco Ita, bisognerà lavorare molto su rotte redditizie, che diano ad Alitalia la sostenibilità che ci chiede l’Ue, con cui peraltro, vorrei sottolinearlo, c’è un’interlocuzione molto proficua in questi giorni, con i ministri competenti. Sia chiaro, questa è un’operazione temporanea, lo Stato non può e non deve rimanere in Alitalia per sempre. Per questo serve trovare il modo di competere sul mercato e poi mettersi alla ricerca di un partner europeo che possa entrare in Alitalia, favorendo l’uscita dello Stato”, chiarisce il deputato di Italia Viva.

“Siamo tutti abbastanza consapevoli del fatto che Alitalia non possa avere davanti a se un futuro stand alone, ma che abbia necessariamente bisogno di un partner industriale di peso, il prima possibile. Per questo sarà necessario accelerare l’interlocuzione in corso con la commissione Europea  per permettere di trasferire quanto prima il settore aviation direttamente a Ita, e poi procedere secondo quanto sarà definito per concorrere a gestire handling, manutenzione, per tutelare slot e brand aziendale. L’interlocuzione col governo e l’impegno dello stesso ci fa ben sperare sulla risoluzione rapida della trattativa, nell’interesse del nostro Paese.”

Alitalia può decollare, poi lo Stato dovrà venderla. Il piano di Nobili (IV)

Il capogruppo di Italia Viva in Commissione Trasporti alla Camera: il piano industriale è un ottimo punto di partenza, la compagnia dovrà rendersi sostenibile volando su tratte redditizie e individuare infine un partner industriale. Perché lo Stato non metterà più soldi

Marco Biagi, ovvero il coraggio della discontinuità nelle politiche del lavoro

Rileggere le riflessioni e le proposte del giuslavorista ucciso diciannove anni fa può aiutare i decisori ad affrontare le difficoltà del presente con la necessaria discontinuità. Dalla definizione di lavoro che si deve allargare alle prestazioni socialmente rilevanti anche se gratuite. Al superamento della rigida separazione tra autonomia e subordinazione. Il ricordo nelle parole di Maurizio Sacconi, già ministro del lavoro e presidente degli Amici di Marco Biagi

Risparmi, che fine farà il tesoretto di tremila miliardi di dollari

Povertà e disuguaglianze nell’anno della pandemia sono aumentate ma nei Paesi avanzati le famiglie a reddito medio e medio-alto hanno ridotto i loro consumi abituali sia per i lockdown sia per ragioni precauzionali per il timore di perdere il lavoro. Risparmi che i governi stanno valutando come poter utilizzare. L’analisi di Giuseppe Pennisi

Nord Stream un tubo. Così Biden colpisce Mosca (e Berlino)

Stop alla costruzione del gasdotto russo Nord Stream 2: chiunque vi partecipi finirà sotto il tiro delle sanzioni americane. Gli Stati Uniti di Joe Biden calano un ultimatum sul “progetto geopolitico” di Putin e mettono alle strette la Germania di Angela Merkel. Europa al bivio

L'Ue si rilancia (da Roma) sulla Libia. La visita di Borrell con Di Maio e Guerini

Agenda piena a Roma per l’Alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell. Prima l’incontro con Di Maio (e i messaggi a Mosca), poi il dialogo con Guerini e la visita al quartier generale di Irini. Sulla Libia si punta a prorogare la missione, contributo europeo allo sforzo messo in campo dall’Onu

Dall'Alaska al G20, la via italiana fra Biden e Xi. Parla Kupchan

In Alaska fra Stati Uniti e Cina un vertice per decidere le regole del gioco e i dossier dove cooperare, spiega Charles Kupchan, politologo americano e Senior fellow del Council on foreign relations. Il G20 italiano strategico per Biden e Xi. 5G e Huawei? Italia e Ue abbandonino l’autonomia strategica, una scelta di campo è necessaria

Astrazeneca vaccino

Vaccini? Basta tifoserie. Magatti spiega come ripartire

Dopo l’ok di Ema al vaccino AstraZeneca, la campagna vaccinale può riprendere. Il sociologo: “Bisogna essere consapevoli ed evitare che i dubbi di pochi possano inficiare il raggiungimento dell’obiettivo finale: uscire dalla pandemia”

Assassino? Ecco perché Putin è meno arrabbiato dei suoi fan italiani

Molta stampa italiana si è schierata con la versione russa dell’intervista di Biden a Stephanopoulos. In realtà, il presidente Usa non ha mai detto “Putin è un assassino”. L’antiamericanismo e l’avversione alla democrazia restano trasversali alle culture politiche italiane. Intanto, la Cina è da tempo il vero concorrente degli Usa, e Putin sa che non può tirare troppo la corda. L’analisi di Gregory Alegi

Una cosa mette d’accordo i senatori Usa: linea dura contro la Cina

Democratici e repubblicani trovano intese su pochi dossier. Ma la preoccupazione per l’ascesa di Pechino fa eccezione. Ecco tutte le ultime mosse del Congresso e dell’amministrazione

L'Ema dà l'ok ad AstraZeneca, ma l'Ue pressa sulle consegne

“La conclusione della revisione dell’Ema è che si tratta di un vaccino sicuro ed efficace”. Il vaccino di AstraZeneca supera quindi la prova dell’Agenzia europea, ma si continuerà a indagare le eventuali correlazioni con i casi di trombosi. intanto, l’Unione europea fa pressioni sulle consegne di vaccini anti-Covid che al momento sono notevolmente inferiori alle cifre inizialmente previste

×

Iscriviti alla newsletter