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La Chiesa che è in America, un gigante dai piedi d’argilla, scossa da decenni dallo scandalo degli abusi sessuali sui minori e più di recente da una forte polarizzazione “politica”, sulla spinta del trumpismo ecclesiastico (agitato dall’ex nunzio Carlo Maria Viganò), adesso deve confrontarsi con il secondo presidente cattolico della storia degli Stati Uniti. Si tratta di una sfida non facile.

Una falsa partenza si è dovuta registrare proprio il giorno dell’insediamento di Biden a seguito di un durissimo comunicato del presidente della Conferenza episcopale americana, l’arcivescovo  di Los Angeles, José Horacio Gómez, nominato nel 2011 da Benedetto XVI. Una dichiarazione che – secondo alcune fonti riportate da The Pillar –  la Segreteria di Stato vaticana ha cercato invano prima  di “bloccare” e poi di ritardare.

In quella dichiarazione Gómez (che, nonostante sia a capo di una diocesi sterminata, non ha mai ottenuto la berretta cardinalizia), dopo aver pregato Dio di concedere a Biden saggezza – e apprezzato la sua personale pietà e fede cattolica – ha sottolineato che il compito dei vescovi è proclamare la verità del Vangelo a tutti i presidenti e a tutte le amministrazioni e “che il nostro nuovo Presidente si è impegnato a perseguire determinate politiche che promuoverebbero i mali morali e minaccerebbero la vita e la dignità umana, soprattutto nelle aree dell’aborto, della contraccezione, del matrimonio e del genere”.

Immediatamente dopo, in un raro rimprovero pubblico della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti da parte di uno dei suoi membri, il cardinale di Chicago Blase J. Cupich, uno dei  prelati più vicini a Papa Francesco, ha definito quella di Gómez “una dichiarazione sconsiderata il giorno dell’insediamento del presidente Biden”.

“A parte il fatto che apparentemente non ci sono precedenti per farlo, la dichiarazione, critica del presidente Biden è stata una sorpresa per molti vescovi, che l’hanno ricevuta poche ore prima che fosse rilasciata”, ha twittato il cardinale. Le obiezioni vaticane sono state riassunte ad America magazine (la rivista dei gesuiti americani) da un consigliere sotto il vincolo dell’anonimato. Ha detto: “Questo non era il tempo, né il luogo, né il modo per una tale dichiarazione”.

E ha spiegato che il disaccordo vaticano con la dichiarazione non riguard , naturalmente, la questione dell’aborto in quanto tale, “ma si riferisce al suo approccio conflittuale, ai suoi tempi e alla strategia di accompagnamento relativa alla coerenza eucaristica”, che significa rifiutare la comunione a Biden, a cui si fa riferimento nella lettera monsignore Gómez ai vescovi che hanno accompagnato il comunicato.

Dieci giorni dopo, sabato 30 gennaio 2021, Papa Francesco ha ricevuto in Vaticano  il cardinale Cupich. È stato il primo vescovo americano con sede negli Stati Uniti a incontrare il papa dall’assalto al Campidoglio, l’inaugurazione del presidente Biden e la pubblicazione del comunicato di Gómez.

Il cardinale Cupich, scelto da Papa Francesco nel settembre 2014 come nono arcivescovo di Chicago, è arrivato a Roma mercoledì 27 gennaio, per partecipare il giorno successivo a una riunione della Congregazione dei Vescovi, di cui è un membro. Cioè la Congregazione che consiglia il papa sulla scelta dei vescovi e su altre questioni relative all’episcopato.

Era la prima volta dal febbraio 2020 che poteva partecipare, e lo ha potuto fare perché, come riportato dai media di Chicago, si è sottoposto al vaccino contro il Covid-19.

Francesco ha ricevuto più volte in passato il cardinale Cupich a Santa Marta,  il residence vaticano dove vive, ma la notizia di tali incontri privati non viene resa pubblica.

Significativamente, però, questa volta ha deciso di ricevere il cardinale di Chicago nella biblioteca  del palazzo apostolico, segno che voleva che fosse reso noto pubblicamente. Il Vaticano, infatti, ne ha dato notizia quando ha elencato l’udienza nel  bollettino stampa quotidiano. Insomma un segnale esterno forte.

Ma Francesco non ha voluto “umiliare “ del tutto Gómez. Il lunedì successivo, 1 febbraio 2021, ricevendo il vertice della Catholic News Service, l’agenzia di stampa della Conferenza episcopale americana, per la celebrazione del suo centenario di attività, ha chiacchierato informalmente con i giornalisti presenti, e ha affermato che una “Chiesa divisa non è Chiesa”.

“La Chiesa degli Stati Uniti è una chiesa che è stata coraggiosa – la sua storia e i suoi santi – e ha fatto molto. Ma se i mezzi di comunicazione gettano gas sul fuoco da una parte e dall’altra, ciò non aiuta”. Ancora: “ La strada della divisione non porta da nessuna parte. Unità non vuol dire uniformità. Unità con differenze, ma un cuore solo. ‘Io penso così, e io penso cosà’. Discutiamo, ma con lo stesso cuore”.

Poi ha esplicitamente menzionato la leadership dell’arcivescovo Gómez e del vescovo Mark J. Seitz  di El Paso per  l’impegno a favore dei migranti. “È una chiesa che è ‘cattolica’ nel senso di universale, a causa dell’immigrazione”.

Infine, riferendosi ai giornalisti: “Voi conoscete i difetti della Chiesa americana meglio di me, ma io guardo alla Chiesa americana con speranza”.

Adesso vedremo quali saranno le prossime mosse di Francesco. Il nunzio negli Stati Uniti Christophe Pierre ha appena compiuto i 75 anni, che gli impongono di presentare le dimissioni per raggiunti limiti di età. Anche da quello che deciderà Francesco per la sua conferma o sostituzione dipenderà  il futuro della Chiesa che è in America.

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