Skip to main content

Nessun vaccino è completamente innocuo. Né sono state ancora accertate correlazioni certe fra decessi e somministrazione di Astra Zeneca. Eppure, la sospensione è arrivata tardiva. Ancora una volta, siamo caduti nel più banale degli errori di comunicazione. Che rischia di costarci caro.

Ricordavo proprio qualche giorno fa come nel 2011 in Giappone, all’epoca della fusione del nocciolo di tre reattori della centrale nucleare di Fukushima, avesse fatto più danni la reticenza e l’incongruenza della comunicazione istituzionale governativa rispetto alle radiazioni. Negare per alcuni giorni che fosse in corso una fusione del nocciolo, che la situazione fosse obiettivamente seria, che i rischi di inquinamento radioattivo del territorio fossero concreti alimentò sospetti ancora più macroscopici nella popolazione. Inoltre, nell’epoca di internet, vedere sui siti di BBC, NBC, etc che gli esperti indipendenti occidentali indicavano la fusione ormai certa, con tutte le conseguenze del caso, dette fuoco alle polveri di un panico diffuso che fece collassare il sistema economico, sociale, produttivo del paese. Una tragedia nella tragedia.

Dopo un anno di chiusure a singhiozzo, la nostra speranza di riavvicinarci ad una parvenza di normalità è appesa alla somministrazione dei vaccini. Comprensibile quindi che su di essi si appunti la massima attenzione dell’opinione pubblica.

Quando eventi avversi, come quelli capitati negli ultimi giorni, arrivano a colpire persone apparentemente sane, non ci sono alternative a bloccare immediatamente tutto, accertarsi della situazione reale e poi riprendere, fornendo informazioni chiare. Anche se dovessero essere negative. Ossia anche se le correlazioni temute fossero verificate. Perché mai come in questo contesto è cruciale che si crei la consapevolezza del rapporto fra costi e benefici.

E allora, ad oggi, il dato obiettivo è che si sono registrate 15 trombosi su 17 milioni di dosi somministrate in Europa (meno di un caso su un milione). A nessuno farebbe piacere essere quel caso su un milione. Ma l’alternativa è il rischio di essere infettati dal Covid ed iniziare un percorso in terapia intensiva dagli esiti comunque incerti.

Se le cose stanno così, è inutile e controproducente affermare che correlazioni non esistono. È meglio: sospendere la somministrazione in via prudenziale, in attesa di approfonditi accertamenti (abbiamo perso mesi, possiamo aspettare una settimana in più); verificare se le correlazioni esistono; ribadire l’importanza dei vaccini ed allo stesso tempo gli inevitabili rischi che qualsiasi vaccinazione comporta; verificare la disponibilità in tempi rapidi di qualsiasi alternativa.

Ricordiamo che è la prima volta nella storia umana che sono stati messi a punto dei vaccini in meno di un anno. E che nessuno può seriamente pensare di conoscere tutti i loro effetti collaterali prima che dalla fase di sperimentazione (per quanto condotta su un campione statisticamente significativo) si passi ad una vaccinazione di massa. Non a caso, i contratti con le varie compagnie farmaceutiche escludono la responsabilità per le ditte di produzione di eventuali effetti negativi. Comprensibilmente.

Ma l’errore è stato nel non mostrare un comportamento immediato, serio e coordinato, da parte delle autorità pubbliche, che ha fatto nascere il sospetto che pur di procedere con la vaccinazione si fosse disposti a soprassedere agli standard di sicurezza. In questi casi, anche un minuto di ritardo rischia di generare reazioni incontrollate. Incrinando quella fiducia nelle autorità pubbliche che è elemento essenziale per l’efficacia di una campagna come quella che stiamo affrontando.

Comunicazione e fiducia: quegli errori che costano cari

Nessun vaccino è completamente innocuo. Né sono state ancora accertate correlazioni certe fra decessi e somministrazione di Astra Zeneca. Eppure, la sospensione è arrivata tardiva. Ancora una volta, siamo caduti nel più banale degli errori di comunicazione. Che rischia di costarci caro. Ricordavo proprio qualche giorno fa come nel 2011 in Giappone, all’epoca della fusione del nocciolo di tre reattori…

sanità vaccini covid pharma

Vaccini, perché India e Cina vincono a mani basse (ed è colpa nostra)

L’India produce il 60% dei vaccini distribuiti nel mondo e l’Europa dipende al 90% da Pechino per l’approvvigionamento di molecole e principi attivi. Dall’off-shoring alle normative blande del Pacifico, tutte le cause (evitabili?) di una dipendenza che non fa bene a nessuno.

Alessandro Cagli, l’ovetto Kinder e i regali inaspettati

Alcuni prodotti di largo consumo diventano parte della cultura della società. È il caso dei prodotti di Ferrero, l’azienda fondata nel 1946 ad Alba. Qualche tempo fa, la cantante Malika Ayane, commentando la reazione di alcuni hater sui social, ha scritto “non posso mica piacere a tutti come la Nutella”. Non solo. Complice il nome in lingua, il bambino biondo…

Covid, vaccino e AstraZeneca. Tutto quello che c'è da sapere

I vaccini, come tutti i farmaci, possono causare reazioni avverse. Il vaccino AstraZeneca, però, non solo non ne ha registrati più della media (trenta casi tromboembolici su cinque milioni di vaccinati!) ma addirittura non è stata ancora dimostrata alcuna correlazione fra il vaccino e gli eventi tromboembolici

Asma al Assad, la rosa del deserto prenderà il potere del marito in Siria?

A dieci anni dall’inizio della guerra, i riflettori sono puntati sulla moglie del presidente siriano. Il settimanale The Economist sostiene che ci sono forti pressioni da gruppi sunniti per assicurare una transizione in mano alla first lady, e la coppia presidenziale starebbe riflettendo su questa possibilità. Per ora, di certo, c’è solo il rischio di un’indagine nel Regno Unito per terrorismo e il rischio dell’estradizione

Non solo ristori. Perché il decreto Sostegno è una svolta. Parla Baretta

L’ex sottosegretario dem all’Economia: nel provvedimento di aiuti a imprese e lavoratori ci sono i germogli per una nuova fase, non più di pura e semplice emergenza. Ora bisogna imparare a gestire il debito pubblico pensando al dopo-pandemia, come dice Letta. I vaccini? Sprint e obiettivi, modello Biden

Come e perché Ericsson e Nokia sbuffano su Open Ran

L’Ue punta alla sovranità digitale, anche sul 5G. Ma l’iniziativa Open Ran è la soluzione? Il quotidiano tedesco Handelsblatt racconta i dubbi di Ericsson e Nokia, che temono di essere schiacciate dalla Cina ma pure dagli Usa

Vi racconto la doppia sfida di Enrico Letta. Scrive Nicodemo

Enrico Letta può leggere la coalizione in chiave tradizionale come una competizione tra centrosinistra vs centrodestra o guardare in prospettiva a quello che non c’è ancora ma può nascere anche qui. Una nuova alleanza semaforo, rossa, verde e gialla, tra socialdemocratici, verdi e liberali

enrico letta

Enrico Letta: a globalist profile

The academic and politician has just been elected to lead Italy’s Democratic Party. Here’s why his international profile makes him fit for the times

Il voto ai sedicenni farebbe bene al Paese. Clementi spiega perché

“Che gli adulti non abbiano paura di fare gli adulti, offrendo strumenti ai giovani per entrare il prima possibile nella società dando loro la voce, quella che ora non hanno”. Il voto ai sedicenni sarebbe uno di questi. Conversazione con Francesco Clementi, costituzionalista e professore di Diritto pubblico comparato all’Università di Perugia

×

Iscriviti alla newsletter